ITALIA VIVA

Renziani (e anime perse) alla corte di Portas

Gran folla al debutto dopo la scissione e la nascita di Italia Viva. Il leader dei Moderati mattatore, assieme a Esposito, in una sala con oltre 150 persone. Tra i presenti anche la deputata Fregolent e il capogruppo dem Lo Russo

Renziani di ieri, di oggi e di domani alla corte di Giacomo Portas. La sala da cento posti prenotata all’hotel Golden Palace di Torino è strapiena, decine le persone in piedi. Il leader dei Moderati non perde occasione per sottolinearlo: “Scusate se devo farvi stare un po’ stretti” dice allargando le braccia in segno di (compiaciuto) disappunto. In prima fila ad ascoltarlo c’è chi renziano lo è da sempre come la deputata Silvia Fregolent, chi lo è appena diventata – è il caso dell’ex parlamentare alessandrina Cristina Bargero – chi forse lo farà nei giorni a venire. Presente e compatto tutto lo stato maggiore dei Moderati con il capogruppo in Regione Piemonte e in Sala Rossa Silvio Magliano, i presidenti delle Circoscrizioni I e VI, Massimo Guerrini e Carlotta Salerno, un dirigente storico come Giuliano Manolino e tanti amministratori di tutta l’area metropolitana subalpina. Ci sono l’ex deputato Pd Antonio Boccuzzi, Maria Carla Chiapello, già consigliera regionale strappata alla Lega di Cuneo, Gavino Olmeo, assessore a Palazzo Civico con la Margherita negli anni di Sergio Chiamparino.

In una inedita intervista condotta dall’ex parlamentare Pd Stefano Esposito, Portas ripercorre le tappe della crisi di governo, sottolinea il ruolo avuto da quel “genio” di Matteo Renzi, e poi i giorni della scissione e la sua adesione a Italia Viva che però “per stare in piedi ha bisogno di organizzazione”. Per ribadire il concetto cita il caso di Futuro e Libertà, quando Gianfranco Fini abbandonò Silvio Berlusconi assieme a una novantina di parlamentari: “Era presidente della Camera, aveva potere e visibilità, ma è scomparso in un paio d’anni”. In sala c’è chi fa gli scongiuri, a Daniele Galli, ex deputato novarese del Pdl che poi aderì all’impresa finiana, corre un brivido lungo la schiena. Portas non perde il filo e spiega come costruirà dalle fondamenta questo nuovo contenitore, gestito in modo capillare provincia per provincia. “Con Renzi ne ho già parlato, l’ultima volta al telefono ieri mentre s’imbarcava per Shangai” racconta.

In sala ad applaudire ci sono anche Paolo Giordana – ex capo di gabinetto di Chiara Appendino, che i Moderati li ha già sostenuti alle ultime regionali e ora si appresta a diventare renziano – e Mauro Esposito, l’imprenditore antimafia candidato alle ultime comunali a Caselle. Tra i primi ad arrivare c’è Giuseppe Sbriglio, un tempo Margherita, poi Italia dei Valori con cui è stato assessore allo Sport a Torino e capogruppo. Quante anime perse sullo zatterone di Portas che domani approderà ufficialmente sui lidi di Rignano. Tanti i curiosi, quelli che “sono venuto ad ascoltare”.

L’applauso più sincero arriva quando Portas annuncia che mai si alleerà a Torino con i Cinquestelle “che si tratti di Appendino o dei suoi surrogati”. Il riferimento evidente è alla neo ministra Paola Pisano, secondo molti oggetto di un accordo già siglato per il 2021 tra democratici e pentastellati. Esposito accanto a lui annuisce, dalle ultime file tira un sospiro di sollievo pure il capogruppo dem in Sala Rossa Stefano Lo Russo. “Se il Pd sceglierà di stare con il M5s noi andremo con un altro sindaco in un altro centrosinistra” prosegue Portas, prefigurando, in un quadro in continua scomposizione e ricomposizione, la nascita di un terzo polo in grado di aggregare fuoriusciti di Pd, Forza Italia e forze civiche in un progetto alternativo al governo giallorosso in salsa torinese. Poi l’ultimo affondo sulla nascita del nuovo esecutivo e la sua decisione di non votare la fiducia ma di sostenere “solo i provvedimenti che riterrò utili”. Una ripicca per la mancata designazione a sottosegretario? Stefano Esposito chiede ed è lui stesso a rispondere: “Mimmo è stato oggetto di molte attenzioni, ve lo assicuro”. Lui si schernisce, poi prende il microfono e chiude la serata: “Ho detto di no perché non mi sentivo all’altezza di ministri come Di Maio, Pisano o viceministri come Laura Castelli”.

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