SCUFFIA POLITICA

Più lo mandi giù più ti tira su, caffè a casa Chiappendino

Spacciato per visita di cortesia l'incontro tra Appendino e Chiamparino sembra gettare una pesante ipoteca sulle alleanze in vista del 2021. Ma nel Pd (come tra i Cinquestelle) si allarga il fronte di chi non vuole un'intesa giallorossa

Che sarà mai un caffè? Due tazzine servite nell’ufficio di Chiara Appendino, un semplice gesto di cortesia per l’illustre ospiste, Sergio Chiamparino. Lei, la sindaca, ha provato a spiegarla così. E così, ma solo in parte, probabilmente è stato. La concordia tra i due, quando il Chiampa era sulla tolda della Regione e la grillina s’era appena messa al timone della Città, non è mai mancata. Spesso è andata ben oltre quella istituzionale. Insomma, sembra dire una mezza verità la Appendino. L’altra metà, quella che stuzzica come un aperitivo ma anche allarma come un piatto indigesto, suggerisce nuove ricette per il futuro governo della città. Che cosa si siano detti, ovviamente, lo sanno solo loro. Sarebbe fin troppo semplice ribattezzarlo come il caffè del Chiappendino. Eppure occorre proprio riferirsi a quell’ircocervo per cogliere le trame che negli ultimi giorni una parte del Pd e dei Cinquestelle stanno tessendo in vista del 2021, quando Torino sarà chiamata a rinnovare la propria amministrazione comunale. Un orizzonte in cui alcuni vedono proiettata l’intesa che a livello nazionale vede le due forze fino a ieri arci nemiche insieme al governo del Paese.

Del resto persino il Grande Sconfitto, l’ex sindaco Piero Fassino cacciato da Palazzo civico al grido di “Ho-ne-stà, Ho-ne-stà”, seguendo il mood franceschiniano, non lo ha affatto escluso. Una frangia dei dem ci sta pensando sempre più seriamente. Vallo a dire al buon Mimmo Portas, il leader dei Moderati che mai siederebbe in una giunta con un grillino e che, tanto per far capire cosa pensa, al governo giallorosso ha pure negato il suo voto e se n’è andato dal gruppo piddino della Camera aderendo, pur da indipendente, alla neonata formazione di Matteo Renzi. Una posizione che avrà modo di ribadire la prossima settimana, quando verrà apparecchiato il “tavolo” del centrosinistra da parte di Mimmo Carretta. Cosa pensa di un’alleanza Pd-M5s il segretario metropolitano è noto: tutto il male possibile. Che diranno gli altri soci della coalizione, a partire dall’esponente della gauche casalinga Marco Grimaldi per finire al chiampariniano Mario Giaccone?

Una vecchia lenza della politica qual è il Chiampa nulla lascia al caso, men che meno un caffè con la Chiara. E, infatti, ha fatto in modo che tutti ne notassero la presenza ieri pomeriggio, fermandosi a gigioneggiare nella piazza antistante il Municipio, imbattendosi per puro caso in Paolo Giordana, l’ex Richelieu della sindaca che tanto ha contribuito a costruire quell’entente cordiale tra i due.

"Quel caffè non è altro che l'ennesimo episodio di vicinanza tra l'ex presidente della Regione e il sindaco che, si può dire, siano stati proprio loro, con questa condotta durata molto tempo, a fornire un banco di prova nazionale per il Governo delle poltrone e per le future alleanze locali”. La spiega così il capogruppo della Lega, nonché assessore regionale, Fabrizio Ricca.  Altro che semplice cortesia personale, “capisco che, dopo aver insultato per anni il Pd i grillini che siedono in Sala Rossa vivano adesso un profondo imbarazzo nei confronti sia dei loro elettori sia dei loro principi politici tanto sbandierati, ma la realtà è che sotto il loro naso si sta sancendo un patto per le prossime elezioni comunali, che li vedrà correre accanto a quello che hanno sempre chiamato Sistema Torino e che ritenevano essere la più grande sciagura per la città".

E se piatti più o meno elaborati, nella storia della politica, hanno portato sempre ad accordi, anche il caffè offerto da Chiara a Sergio entra nel ricettario della politica con tutti i crismi. E con tutti gli assai probabili esiti. C’è chi lo prende amaro.

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