SCIUR PADRUN

Industriali tra Lavazza e Marsiaj spunta Gay, il terzo (in)comodo

In predicato per guidare Confindustria Piemonte, l'ex leader nazionale dei giovani potrebbe planare al vertice dell'Unione torinese ed evitare così una lacerante conta interna. Il ruolo dei tre saggi nella consultazione tra gli iscritti

Non ci sono santi e non si scherza in via Fanti. Anzi l’aria attorno alla sede dell’Unione Industriale di Torino sembra farsi sempre più pesante con l’avvicinarsi del momento in cui l’assemblea dovrà eleggere il successore di Dario Gallina alla presidenza. È il percorso verso quel passaggio poco più che formale al quale per prassi si giunge con un candidato soltanto e condiviso, ad apparire meno semplice di quanto alcuni supponevano e molti auspicavano.

Le avvisaglie di quello che ad oggi si presenta come un duello nel quale nessuno dei due aspiranti mostra di prendere in considerazione l’idea di fare un passo indietro, si erano palesate in maniera evidente lo scorso maggio quando di fronte alla chiamata da parte di Gallina alla vicepresidenza di Marco Lavazza la reazione di Giorgio Marsiaj (uno dei numeri due insieme a Pierpaolo Antonioli e Massimiliano Cipolletta) fu quella di alzarsi e lasciare, piuttosto platealmente, il tavolo. Sono passati quasi sei mesi e dopo un rapido rientro nella partita di Marsiaj, dato troppo presto fuori gioco, la situazione si direbbe di stallo: il rampollo della famiglia del caffè e il fondatore della Sabelt nonché presidente di Amma (l’associazione che rappresenta oltre seicento aziende meccaniche e meccatroniche) restano entrambi in campo e sulle loro posizioni, ovvero quelle di chi punta a guidare gli industriali torinesi.

Due generazioni diverse e due diversi stili: più smart e di relazioni quello di Lavazza, più sabaudo e nel solco della tradizione manifatturiera subalpina quello del suo competitore. Un quadro ideale se l’approdo al vertice dell’associazione datoriale passasse da un classico testa a testa elettorale, la conta insomma. Ovvero, il rischio da scongiurare ad ogni costo. Affidare al tempo, sperando in un decantare della situazione, la soluzione sembra una speranza delusa. Neppure il riferimento a quella prassi seguita in molte occasioni, in base alla quale prima di arrivare al vertice di via Fanti occorre transitare da Amma a conferma del peso della meccanica nel tessuto e nel governo industriale torinese, è servita per indurre a fare arretrare il giovane Lavazza. Identico atteggiamento sembra tenere Marsiaj di fronte a quella che sarebbe una svolta innovativa, anche nel passaggio dalla manifattura al food.

Un altro aspetto non certo secondario di questa situazione complessa è l’imminente uscita dal palazzo di via Fanti, dopo oltre quarant’anni di onorato servizio, di Giuseppe Gherzi, storico direttore e neppure troppo occulto regista delle nomine degli ultimi decenni. Non sarà così per quella del successore di Gallina. Successore che, visto lo stallo che nessuno ad oggi può escludere possa portare a dolorose spaccature, potrebbe essere cercato proprio oltre i due contendenti. Il terzo (in)comodo potrebbe con molta probabilità avere il nome di Marco Gay.

L’ex presidente nazionale dei Giovani Industriali dal lungo curriculum imprenditoriale e associativo sarebbe la carta pronta da calare nel non improbabile caso che il delicato lavoro di consultazione dei grandi elettori che vede impegnati i tre saggi, ovvero gli ultimi tre presidenti (Gallina, Licia Mattioli e Gianfranco Carbonato) e le posizioni di Lavazza e Marsiaj confermassero lo scenario di uno scontro all’ultimo voto.

Da poco eletto al vertice di Anitec-Assinform, l’associazione delle aziende dell’Ict in seno a Confindustria, Gay siede anche nel cda del Sole-24Ore e vanta un cursus nei vertici nazionali e territoriali dell’associazione datoriale oltre che nel mondo accademico essendo anche nel board delle Luiss. Di lui, in questi mesi, si è parlato con insistenza come probabile successore di Fabio Ravanelli alla guida di Confindustria Piemonte di cui è stato in passato vicepresidente, carica che aveva ricoperto anche in viale Astronomia. Nessuno nasconde il fatto che di fronte alla possibilità di scelta, il peso dell’Unione Industriale di Torino rispetto all’associazione regionale farebbe propendere Gay verso via Fanti.

A quel punto resterebbe da cercare l’uomo o la donna cui affidare il testimone di Ravanelli. Impresa che si presenta assai meno complicata rispetto a quella di uscire dal duello tra Lavazza e Marsiaj per la presidenza dell’Unione. Anche se l’ipotesi Gay potrebbe portare (e questo lo si capirà dalle consultazioni da parte dei tre saggi) a superare una situazione che più passa il tempo e si avvicina il momento della decisione e più richiede una soluzione la più condivisa possibile.

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