POLITICA & SANITA'

Sanità, tra veline e veleni parte la corsa alla direzione

Calano le quotazioni del veneto Mantoan, di cui si teme il proverbiale carattere. Il centrodestra sembra orientato a una soluzione "domestica". Giorgione e Morgagni in pole, ma l'assessore Icardi preme per il fido Aimar. Il bando uscirà a breve

Un mese, non di più, per decidere a chi affidare la direzione della sanità piemontese e non lasciare quel ruolo vacante neppure un giorno. Il prossimo 12 dicembre l’attuale direttore Danilo Bono andrà in pensione, ma calcolando le ferie arretrate il calendario va anticipato di una trentina di giorni. In quelli scorsi l’assessore Luigi Icardi aveva ribadito, con una certa determinazione, la necessità di predisporre al più presto il bando, passaggio indispensabile per quella che comunque resta una scelta fiduciaria in capo alla giunta e al presidente che firma l’atto di nomina. Il bando, redatto da Paolo Frascisco, sarebbe praticamente pronto e presumibilmente verrà pubblicato in tempi molto brevi. Un mese, non di più, per giocare a carte scoperte e coperte da parte di chi ambisce a quella poltrona assai potente, ma quasi mai comoda, e non di meno da chi – incominciando dai partiti della maggioranza, ma non escludendo potenti stakeholder e poteri più o meno palesi – impiegherà, come ha già iniziato a fare, questi giorni per sostenere o minare questo o quel papabile.

Veline e veleni, come da tradizione quando in ballo c’è un posto ambìto, non mancano. Le prime, numerose e circostanziate che hanno preso a circolare su Domenico Mantoan non nascondono neppur troppi i secondi nei confronti del Doge della sanità veneta che il governatore Luca Zaia sembrerebbe disponibile a “cedere” al suo collega Alberto Cirio. I risultati positivi del lavoro svolto dal manager nella regione del Nord Est sono sotto gli occhi di tutti. Alcune vicende giudiziarie, non poche delle quali poco più che quisquilie e altre tutte da verificare, sono non casualmente finite sotto lo sguardo di chi è chiamato a decidere chi portare sulla poltrona che è stata di Fulvio Moirano, prima di lui di Paolo Monferino, dopo di lui di Renato Botti, tutti andati via in anticipo rispetto al contratto.

Se i veleni abbiano sortito l’effetto voluto non si sa, ma certo è che alla generosità di Zaia non pare corrispondere l’entusiasmo del suo omologo piemontese. Insomma, Mantoan, l’ex ufficiale dell’Arma che ha diretto molte aziende sanitarie del Veneto prima di approdare al vertice della piramide da cui dovrà scendere la primavera prossima per scadenza di contratto già rinnovato sembra vedere calare rapidamente le sue chance. Il suo piglio è al contempo motivo di ammirazione per chi guarda ai risultati e di lamentele per chi non sopporta modi un po’ ruvidi.

A poco sembra valere, per lui com’era stato settimane addietro per l’attuale direttore generale del Niguarda Marco Bosio, la necessità per il Piemonte di avere un direttore regionale con lo standing, le relazioni e l’esperienza per poter sedere, insieme all’assessore, nel ruolo di coordinamento per la Sanità nell’ambito della Conferenza delle Regioni. Lì Mantoan c’è stato a lungo. Lì Moirano e Botti, il primo con un passato da direttore di Agenas il secondo già a capo di un’importante direzione del ministero, si muovevano come a casa loro.

Come intende muoversi il Piemonte di Cirio? Preferirà, come sostengono alcuni, puntare su un direttore meno avvezzo ai Palazzi romani della Sanità – con cui bisogna comunque dialogare così come con tutte le altre regioni – e concentrarsi su una figura più autoctona, con conoscenza del territorio mettendo in conto il rischio di una debolezza appena superati i confini che potrebbe riverberarsi anche all’interno di essi?

Tra le tante veline e suggerimenti che circolano c’è pure una versione, un poco traballante, di quel ruolo mantenuto senza fatica nella Conferenza delle Regioni: c’è chi sussurra con una certa insistenza che la guida della sanità il Piemonte dovrebbe abbandonarla l’anno prossimo essendo in quel ruolo da cinque anni. Non tenendo conto che l’accordo che ha portato Icardi a mantenere il posto che era stato di Antonio Saitta è di pochi mesi fa ed è difficile immaginarne una scadenza così breve.

Non fuori dai giochi, ma certo non in cima ai pensieri del governatore, Mantoan, nel novero delle scelte indigene sono i soliti nomi a girare. Con qualche possibilità in più se Cirio, il suo assessore e i partiti della coalizione imboccheranno la via per una soluzione domestica.

Sarebbe un ritorno quello di Sergio Morgagni, direttore nell’ultima parte della legislatura con presidente Roberto Cota, uomo di centrodestra, ma non si sa quanto nelle corde dell’attuale assessore leghista. Dopo un periodo nel gruppo privato Garofalo (senza peraltro lasciare la poltrona nell’Agenzia nazionale del farmaco, dov’era stato nominato quando aveva preso il posto di Monferino, suscitando l’irritazione dell’appena insediato Saitta), Morgagni è poi approdato nella sanità che fa riferimento alla Curia torinese. E proprio da quegli ambienti arriverebbero segnali per un suo gradito rientro nella sala comando di corso Regina.

Lì, intanto, è arrivato da alcune settimane l’altro manager di cui si parla come di possibile direttore regionale. Nicola Giorgione, è stato chiamato in quello staff di consulenti che da sempre è un parcheggio in attesa di imboccare la corsia verso direzioni di aziende sanitarie o poltrone di peso nello stesso stabile.

Prima di essere tagliato fuori dal giro dei direttori generali dalla giunta di centrosinistra e tornare alla direzione sanitaria del san Giovanni Bosco, Giorgione era stato a capo dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, città dove coltiva antica e solida amicizia con la famiglia del segretario regionale della Lega Riccardo Molinari e non solo: il manager, mai chiacchierato, ha lasciato in città un ottimo ricordo della sua gestione e la sua esclusione ai tempi di Saitta aveva stupito non pochi. Non apertamente schierato politicamente, il medico-manager di origine campana, è uomo di relazioni e di mediazione. L’averlo distaccato in assessorato prelude certamente a qualcosa. Se sarà la direzione regionale oppure, più avanti, di un’azienda o, ancora, un posto da vicedirettore sempre in corso Regina lo si capirà nel giro di un mese, non di più.

Il conto alla rovescia ormai scorre e tra i nomi che circolano e che vengono fatti circolare c’è sempre anche quello del giovane dirigente dell’Asl cuneese Fabio Aimar che Icardi ha subito voluto con sé, anche se il suo esordio per una parte dell’occhiuto personale di corso Regina è apparso un po’ quello di chi si sente investito di un ruolo che di fatto (ancora) non ha.

Non un mese, ma molti di più pare intenda prendersene l’assessore per riaprire l’elenco degli idonei alla direzione delle aziende sanitarie, aspettando in questo caso il bando nazionale, cosa che dovrebbe avvenire a giugno del prossimo anno. Nel frattempo le aziende i cui vertici andranno a scadenza saranno rette da commissari per evitare sfasamenti al momento delle nuove nomine o dei rinnovi. Sembra che tra i prossimi commissariamenti ci sarà quello della Città di Torino il cui direttore Valerio Fabio Alberti era stato insediato il primo gennaio del 2017 con un contratto di tre anni. Lo stesso Alberti dovrebbe restare al suo posto, sia pure nel ruolo di commissario (per superare i limiti di età imposti dalla legge Madia) fino alla nomina di tutti i nuovi direttori, presumibilmente a fine 2020 o agli inizi dell’anno successivo.

Assai più rapido, forse già a fine settimana, il commissariamento dell’Asl Alessandria, senza direttore dal maggio scorso quando si era dimesso Antonio Brambilla. Dopo la falsa partenza di qualche mese fa con l’annunciato arrivo di Michele Pescarmona, il nome del manager che dirige l’Asl della Val d’Aosta torna a circolare anche se a prendere il timone dell’Asl alessandrina potrebbe essere l'attuale amministratore delegato del Coq di Omegna, il centro ortopedico di quadrante, società partecipata al 51% dall’Asl Vco e per il resto dalla multinazionale Ramsay-Générale de Santé, Gian Maria Battaglia, in passato all'Asl Cuneo1 come direttore amministrativo.

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