POTERI DI CARTA

De Benedetti, faida famigliare per Repubblica

Cir respinge l'assalto del patriarca Carlo che vuole strappare Gedi ai figli. Rodolfo: "Sono sconcertato". Il mercato e le minoranze della finanziaria oggetto dell’operazione non gradiscono un'offerta senza premio rispetto al prezzo di mercato

È guerra di famiglia e tra azionisti. Cir respinge l’offerta di Carlo De Benedetti che, tramite la sua finanziaria Romed, venerdì scorso ha sottoposto un’offerta alla holding quotata, controllata dai figli, per riprendersi il 29,9% di Gedi al prezzo di 0,25 euro per azionecorrispondenti a 129 milioni di capitalizzazione complessiva. Il punto è che la famiglia De Benedetti non è sola in Cir, perché ci sono nel capitale le minoranze, e la questione non può essere risolta come se si trattasse di un riassetto privato. Inaccettabile, dal punto di vista del mercato e degli azionisti Gedi, visto che si tratta di un’offerta ai prezzi di Borsa di giovedì, quindi senza premio, che andrebbe a smantellare una quota che oggi in Gedi è di maggioranza.

In una nota Cir rende noto: “Con riferimento alla comunicazione diffusa dall’Ing. Carlo De Benedetti, relativa all'offerta non sollecitata né concordata presentata tramite Romed S.p.A., per l'acquisto di una partecipazione del 29,9% in GEDI S.p.A., CIR S.p.A. rende noto di ritenere detta offerta manifestamente irricevibile in quanto del tutto inadeguata a riconoscere a CIR e a tutti gli azionisti il reale valore della partecipazione e ad assicurare prospettive sostenibili di lungo termine a GEDI S.p.A”. Il primogenito si dice addirittura “sconcertato” dall’iniziativa del padre. A tre anni dall’uscita di scena e a dieci dal passaggio delle quote ai figli, l’ingegnere vuole tornare a sul ponte di comando della Gedi, cioè il gruppo editoriale che include il settimanale l’Espresso, i quotidiani Repubblica, la Stampa, il Secolo XIX e tutti i vari giornali locali dell’ex Finegil.

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La holding, che fa capo ai tre figli dell’ingegnere (Rodolfo, Marcoed Edoardo) ha diffuso una nota per rifiutare l’offerta: “Con riferimento alla comunicazione diffusa in data odierna dall’Ing. Carlo De Benedetti, relativa all’offertanon sollecitata né concordatada egli presentata lo scorso venerdì, Cir rende noto di ritenere detta offerta manifestamente irricevibilein quanto del tutto inadeguata a riconoscere a Cir spa e agli azionisti il reale valore della partecipazione e ad assicurare prospettive sostenibili di lungo termine alla Gedi”. Ancora più dure le parole del primogenito dell’ingegnere, Rodolfo: “Sono profondamente amareggiatoe sconcertatodall’iniziativa non sollecitata né concordata presa da mio padree il cui unico risultato consiste nel creare un’inutile distrazione, della quale certo non si sentiva il bisogno”. Del resto che l’offerta non fosse concordata lo rileva il fatto che la notizia è stata anticipata dall’offerente Romed, mentre invece avrebbe dovuto comunicarla la società quotata ricevente.

Insomma tra i De Benedetti è scoppiata una vera e propria guerra famigliare per il controllo del primo impero di carta stampata del Paese. A diffondere personalmente la notizia dell’offerta presentata, con una nota all’agenzia Ansa, era stato all’ora di pranzo l’ormai 85enne CdB: “Questa mia iniziativa è volta a rilanciare il Gruppoal quale sono stato associato per lunga parte della mia vita e che ho presieduto per dieci anni, promuovendone le straordinarie potenzialità”, scrive l’ingegnere nella missiva che accompagna l’offerta di acquisto delle azioni. “È chiaro che conoscendo bene il settore, mi sono note le prospettive difficili, ma credo che con passione, impegno, consenso e competenza, il Gruppo possa avere un futuro coerente con la sua grande storia”. La prima reazione – prima del gran rifiuto – era arrivata dal comitato di redazione dei giornalisti di Repubblica: “Anche in questo frangente, il Cdr si impegnerà per salvaguardarei valori e il lavoro quotidiano di una redazione che, sin dalla sua fondazione, ha contribuito a scrivere una delle pagine più importantidella storia civile e politica del Paese. Per discuterne l’assemblea dei giornalisti di Repubblica è convocata domani, lunedì 14 ottobre alle ore 15″, è il comunicato diffuso dai rappresentanti dei giornalisti.