REGOLE DEL GIOCO

Il Papeetellum torna in Consiglio, la Cassazione chiede integrazioni

I giudici della Suprema Corte chiedono di modificare il testo con la richiesta del referendum. Il diktat di Salvini imposto alle Regioni di centrodestra. Le opposizioni all'attacco: "Avevamo ragione noi". E ora il provvedimento deve nuovamente tornare in Aula

Per una questione formale, la Corte di Cassazione ha chiesto agli otto Consigli regionali, Piemonte compreso, che il 30 settembre avevano presentato la richiesta di referendum abrogativo per eliminare la quota proporzionale dall'attuale legge elettorale nazionale, un’integrazione al quesito e per farlo ha concesso tempo sino all’8 novembre. Insomma, un passo falso per Lega e alleati del centrodestra che avevano accolto il diktat imposto da Matteo Salvini l'indomani della crisi del governo gialloverde, con il famoso proclama del Papeete.

La Cassazione invita anche i promotori a cambiare la denominazione del quesito che dovrà essere: “Abolizione del metodo proporzionale nell’attribuzione dei seggi in collegi plurinominali, nel sistema elettorale della Camera dei Deputati e nel Senato della Repubblica”. Nello specifico, l’integrazione richiesta consiste nella formulazione integrale dei testi delle disposizioni di cui si chiede l’abrogazione. Questo vuol dire che il Papeetellum, così come ribattezzato polemicamente in aula dall'opposizione, dovrà tornare a Palazzo Lascaris per le integrazioni, dopo aver bloccato per una settimana l'aula. L'istanza era stata inoltrata da otto Regioni (la legge ne prevede un minimo di cinque): Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Abruzzo, Sardegna, Basilicata, Veneto.

La notizia delle richieste di integrazioni ha immediatamente riacceso il dibattito politico, dando nuovo fiato alle opposizioni che durante il dibattito in Aula si erano schierate in maniera compatta contro il diktat del leader della Lega:  “Il referendum per modificare la legge elettorale, fortemente voluto da Salvini, che ha bloccato i lavori del Consiglio regionale rischia di naufragare prima ancora di ricevere il parere della Consulta”, spiega il capogruppo Pd Domenico Ravetti. “Infatti la Corte di Cassazione  – prosegue l’esponente dem – ha confermato tutte le questioni che avevamo sostenuto nei giorni assurdi delle continue convocazioni dell’Aula.  Avevamo ragione noi, ma, in quei giorni, il delirio di onnipotenza del centrodestra era impossibile da arginare”. A questo punto, la delibera dovrà tornare in Consiglio regionale, “impegnando sedute che dovrebbero, invece, essere dedicate a provvedimenti utili per i piemontesi, come più volte annunciato da Cirio. Si rischia di rallentare l’iter dell’assestamento di Bilancio che ha appena iniziato il suo iter in Commissione. Non vogliamo né rivivere, né rivedere quel film”. Attacca il capogruppo di Luv Marco Grimaldi: “Il vostro era un provvedimento sbagliato, ve l’avevamo detto e avevamo proposto numerosi emendamenti per sistemare l'atto. Ce li avete bocciati tutti: dovete studiare”.

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