ASSISE

L'anno zero dei Radicali nel Fortino di Torino

In crisi di senso e consenso, con le casse vuote e un nuovo progetto politico alle porte, gli orfani di Pannella vanno a congresso in una delle loro città simbolo. La segretaria Manzi medita il passo indietro e c'è chi spera nel ritorno di Magi

Si riuniscono a Torino i Radicali Italiani per un congresso, il diciottesimo, che rappresenta l’anno zero per tanti orfani di Marco Pannella, in crisi di senso e consenso, dilaniati da lotte fratricide e dalla frattura con il Partito radicale di Maurizio Turco che s’è preso la sede storica di via Torre Argentina e pure la radio. Senza soldi e senza una rotta, all’Hotel Pacific Fortino quel che resta di un movimento che ha condizionato nel bene e nel male la storia d’Italia, dovrà decidere che fare, come continuare a portare avanti le lotte che per più di mezzo secolo l’hanno reso un unicum. La segretaria Silvja Manzi ha giurato e spergiurato che non chiederà all’assemblea di essere confermata al vertice dopo un anno difficilissimo non solo dal punto di vista politico. Le sconfitte elettorali (il mancato quorum alle Politiche 2018 e poi alle successive Europee) hanno prosciugato i conti e si dice siano tre mesi che lei e la tesoriera Antonella Soldo (le uniche due cariche retribuite) non ricevono lo stipendio. È un’eredità pesante quella che dovrà raccogliere il prossimo segretario: difficile immaginare chi potrebbe essere, anche per un regolamento che prevede la presentazione delle candidature solo nel giorno della celebrazione del congresso.

Si torna a Torino dopo 47 anni: nel 1972 l’ultimo congresso radicale nel capoluogo piemontese, curiosamente proprio negli stessi giorni, dall’1 al 3 novembre. S’inizia domani con una tavola rotonda sullo Stato di Diritto, poi, in serata, il Radical Tour che partirà sotto l’obelisco di piazza Savoia, intitolato alle Leggi Siccardi (le prime a introdurre la separazione tra Stato e Chiesa durante il Regno di Sardegna) e si concluderà per un rinfresco nella sede dell’associazione Adelaide Aglietta in via San Dalmazzo, quartier generale dei pannelliani torinesi, tra cui spiccano il ginecologo Silvio Viale, padre della pillola abortiva, Igor Boni e Giulio Manfredi. Si andrà avanti fino a domenica sera, attraversando il giorno di Ognissanti e quello dei morti, tra gli scongiuri di chi non vuole rassegnarsi a scomparire dallo scacchiere politico. C’è un cantiere aperto per provare a unire le forze con altre schegge di un’area liberale che Matteo Renzi minaccia di occupare da solo: non a caso tra gli ospiti annunciati ci saranno anche Carlo Calenda e il numero uno di Più Europa Benedetto Della Vedova. Insieme si erano incontrati già qualche settimana fa a Napoli per un dibattito cui avevano partecipato anche Matteo Richetti, fuoriuscito dal Pd dopo la nascita del governo giallorosso, ed Emma Bonino, l’unica figura ancora universalmente riconosciuta nel mondo radicale, ma che allo stesso tempo continua a condizionarne le scelte spesso in assenza di un vero dibattito.

“Al Congresso – dice Manzi – porterò un dossier che documenta le sistematiche violazioni di legge compiute dal primo Governo Conte: i decreti Sicurezza, l'abolizione della prescrizione, il silenzio su una legge elettorale incomprensibile, la vicenda di Radio Radicale” che ancora non ha ottenuto la convenzione per il 2020. Per ricordare “come eravamo” verrà allestita una mostra fotografica che ripercorrerà la storia dei referendum e delle battaglie degli anni Settanta.

Oltre a Bonino ci sarà il deputato radicale, Riccardo Magi (che qualcuno rivorrebbe alla guida di RI, con una modifica allo Statuto che consenta la candidatura anche ai parlamentari) mentre le strade con Bruno Tabacci e Alessandro Fusacchia – eletti entrambi sotto le insegne di Più Europa – si sono divise dopo la decisione del partito di non votare la fiducia al governo Conte bis. Tra i temi all’ordine del giorno di questo congresso c’è anche quello della trasformazione di Radicali Italiani in un partito a tutti gli effetti, se non altro per poter accedere ai fondi del 2x1000. Sabato tutti i partecipanti al congresso indosseranno una fascia nera a lutto, per ricordare e denunciare il rinnovo automatico degli accordi tra Italia e Libia stipulato dall’allora ministro Minniti nel 2017 “e che questo governo intende confermare con poche e aleatorie proposte di modifica”.

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