BENECOMUNISMO

Cavallerizza, gli occupanti non schiodano

Nessuna intenzione di lasciare la struttura finché non verrà approvato il nuovo regolamento comunale, che dovrebbe garantir loro il ritorno in quell'area. Chiedono garanzie, ma soprattutto di essere coinvolti nel nuovo progetto: ma a che titolo? Alla testa l'ex vicesindaco Montanari

La Cavallerizza è “cosa loro”, degli occupanti, che in nome di una sorta di diritto di usucapione pretendono di porsi come unico interlocutore delle istituzioni, a partire dall’amministrazione cittadina. “Pur dimostrando la buona volontà che abbiamo nel dialogare col Comune e con tutte le realtà cittadine che vorranno proporre attività e progetti per la Cavallerizza, ci opponiamo a firmare qualsiasi accordo se prima non si procederà con la delibera relativa al nuovo Regolamento sui Beni Comuni e non verranno esplicitati i tempi di messa in sicurezza degli spazi, per ora lasciati ad un’ambigua indefinitezza”. È quanto afferma, dopo l’incontro di oggi in Prefettura, una nota dell’Assemblea Cavallerizza 14:45 secondo cui “la proposta del Comune non è completa e non presenta garanzie sul futuro della Cavallerizza”. A guidare la delegazione si è presentato a sorpresa (e tra gli imbarazzi di Chiara Appendino) l'ex vicesindaco giubilato Guido Montanari, scortato da due consiglieri comunali, Viviana Ferrero e Damiano Carretto. Avvisaglie di una spaccatura interna al gruppo grillino della Sala Rossa ed ennesimo segnale di allarme per la prima cittadina.

Sentono puzza di bruciato e non solo per l'incendio che ha recentemente devastato il tetto del sito Unesco. Temono che una volta abbandonata l'area, per consentire i lavori di ristrutturazione, poi non sarà più consentito loro di tornarci. Forse hanno ragione, per questo chiedono garanzie. Ma quali garanzie può offrire un ente pubblico a un gruppo di ragazzi che vogliono occupare uno spazio pubblico per utilizzarlo a proprio piacimento?

Secondo gli occupanti, c’è una “mancanza di visione da parte della maggioranza dell’amministrazione comunale e invochiamo – dicono – che il futuro di Cavallerizza non sia deciso a tavolino da un manipolo di speculatori, ma che il dialogo passi a più alto livello, con apertura di Bando Pubblico Internazionale per definire un progetto condiviso, unitario, all’avanguardia, sostenibile, che promuova l’autogoverno, l’arte dal basso, l’innovazione, la cultura e la sostenibilità generale. Manca ancora – aggiungono – un’idea lungimirante e innovativa di progetto unitario, quella per cui tanto ci siamo battuti in questi 5 anni”.

E così, mentre la questione si ingarbuglia anche per le attiguità (e complicità) politica della stragrande parte dei consiglieri comunali del Movimento 5 stelle con gli occupanti – pure in questo caso guidati da esponenti del centro sociale Askatasuna –, il capogruppo di Fratelli d’Italia in Sala Rossa e assessore regionale Roberto Rosso ha depositato un esposto alla procura generale della Corte dei Conti per chiedere di verificare se “nella mala gestione della Cavallerizza possano rilevarsi un danno erariale o eventuali responsabilità penali”. Spiega Rosso: “Sono quasi sei anni che la Cavallerizza è occupata, tre volte è andata a fuoco, c’è stato un depauperamento di un bene patrimonio Unesco. Possibile – si chiede – che in questi sei anni le amministrazioni comunali che si sono succedute non si siano assunte alcuna responsabilità e che ora, per di più, la sindaca Appendino si proponga di spendere 5 milioni per mettere a posto quello che è un bene pubblico e ridarlo agli occupanti senza neanche un bando?”. Per l’assessore regionale “nessun cittadino potrebbe comportarsi allo stesso modo senza subire conseguenze, per questo – dice – ho chiesto alla Corte dei Conti di fare le opportune verifiche e ho ricevuto l’assicurazione che la questione sarà approfondita per avere in un tempo relativamente breve una parola di certezza sulla gestione della Cavallerizza”.

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