BENECOMUNISMO

Cavallerizza, l'accordo già traballa

Il Coordinamento Beni Comuni disconosce l'intesa sottoscritta in Prefettura: "Tradito lo spirito originario di uso civico della struttura". Delegittimata la mediazione di Montanari e Mattei. E ora che succede?

Neanche il tempo di sottoscrivere il protocollo d’intesa che nella Cavallerizza rischia di esplodere di nuovo il caos. Questa volta è all’interno del frastagliato mondo benecomunista ad aprisi una faglia. “È stato tradito lo spirito originario dell’uso civico della Cavallerizza, su cui un tempo eravamo tutti d’accordo” denunciano dopo la firma di ieri alcuni esponenti del Coordinamento dei Beni Comuni, in polemica con la delegazione ritenuta “non rappresentativa” salita ieri a siglare la tregua con la sindaca Chiara Appendino e il prefetto Claudio Palomba.

I rappresentanti delle sigle e associazioni che si riconoscono nell’Assemblea 21 denunciano la loro esclusione da una gestione condivisa non solo degli spazi all’interno del sito Unesco ma anche delle trattative con le istituzioni. Di qui la frattura che di fatto delegittima anche il lavoro di mediazione dei due teorici dei beni comuni, l’ex vicesindaco Guido Montanari e il professor Ugo Mattei, che avevano ottenuto la firma su un’intesa tanto precaria. Erano stati loro due, ieri, a convincere i delegati di Assemblea 14:45 ad accettare le condizioni di sindaca e prefetto e loro avevano anche individuato i rappresentanti della Cavallerizza autorizzati a salire per condurre la trattativa. Ora gli esclusi non ci stanno e gridano al voltafaccia. “Constatiamo che sul complesso monumentale di Cavallerizza e persino sull’area destinata alla comunità rappresentata dall’assemblea viene tutt’ora negato un processo partecipativo, quale sarebbe richiesto dal concetto stesso di bene comune”. E ancora: “Viene instaurato un tavolo negoziale di trattative a porte chiuse per giunta attraverso la formalizzazione di una comunità di riferimento – che dovrebbe essere aperta e porosa – in un comitato di scopo”.

La spaccatura viene messa nero su bianco in un duro comunicato del Coordinamento Beni Comuni, che ha annunciato di non riconoscersi “nelle decisioni conseguenti la firma del verbale di intesa da parte della delegazione dell’Assemblea”. La decisione di firmare, infatti, non rispetterebbe l’esito dell’assemblea “plenaria” di domenica scorsa, nel Maneggio del complesso, quando, dopo quattro ore, artisti e movimenti avevano concordato sulla linea della fermezza: rifiutare il protocollo d’intesa da firmare l’indomani in Prefettura e chiedere più tempo per costituire il comitato di scopo. Perché a distanza di 24 ore ci si è rimangiato tutto? Perché un manipolo di occupanti, peraltro vicini a pezzi del Movimento 5 stelle in Comune, ha accettato di lasciare la struttura entro una settimana, sposando la linea “morbida” di Montanari e Mattei?

Una spaccatura che potrebbe avere dei riflessi anche all’interno della maggioranza in Sala Rossa. Se i cosiddetti artisti di Assemblea 14:45 possono contare infatti su un link diretto con il presidente della Commissione Cultura Massimo Giovara, non sfugge la presenza del centro sociale Gabrio (vicino alla consigliera pentastellata Maura Paoli) all’interno di Assemblea 21. Per non parlare di chi grillino non lo è più, come Deborah Montalbano, storicamente vicina al mondo dei centri sociali e dei comitati spontanei, un rapporto diventato ancor più saldo dopo la sua adesione a DeMA, nuovo soggetto politico costituito dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris. E proprio la Montalbano nell’assemblea di domenica scorsa aveva arringato i presenti, invitandoli alla resistenza: “Meglio morire in piedi che schiacciati” erano state le sue parole.

A questo punto resta da capire quale sarà l’esito di una nuova assemblea alla Cavallerizza, in programma domenica 17, in cui dovrà essere ratificato l’accordo sottoscritto in Prefettura. E se la maggioranza respingesse il compromesso? Il timore di molti, ben sintetizzato da Montanari, è che “o si fa così, oppure mettono i sigilli in Cavallerizza”. Gli oltranzisti, invece, contestano come “non siano stati fatti passi avanti o chiarimenti su questioni fondamentali quali le modalità con cui il futuro Regolamento Beni Comuni verrà applicato in Cavallerizza e il rapporto con le scelte sul futuro dell’intero compendio”. Non solo la delegazione, ma anche il comitato di scopo (o altro soggetto), dichiarano nel comunicato stampa, è “limitato a una precisa categoria, quella artistica”, e sarebbe pertanto “estraneo al concetto di bene comune”.  

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