LA NUOVA REGIONE

Corsa alle direzioni regionali, 111 candidati per 10 posti

Chiusi i bandi per i nuovi vertici della burocrazia di piazza Castello. Al vaglio le 212 domande arrivate. La giunta provvederà alle nomine il prossimo 20 dicembre. Per la Sanità Falco in pole position, anche se tra i papabili figura "il tedesco" Schael. Alla Cultura duello Turetta-Tittone

Nuovi direttori regionali sotto l’albero di Natale. I dieci mandarini della burocrazia piemontese saranno nominati dalla giunta con atto firmato da Alberto Cirio il prossimo 20 dicembre, giusto in tempo per festeggiare o, per chi pensava di farlo e invece sarà rimasto fuori, consolarsi con panettone e spumante, secco se non amaro.

Un paio di settimane, dunque, per decidere tra i 111 che hanno risposto al bando e che, in virtù di non poche disponibilità per più di una direzione, hanno portato le candidature complessive a 212. Per fare un esempio, attingendo a quel poco che filtra dall’armadio in cui sono custoditi gli elenchi e le risposte al bando arrivate con posta elettronica certificata, l’attuale titolare degli Affari Istituzionali e ad interim del Segretariato Generale, Paolo Frascisco, avrebbe dato la disponibilità per quasi tutte le direzioni, compresa quella maggiormente sotto i riflettori: la Sanità.

Qui le candidature sono 22. Un numero certo non elevato e forse al di sotto delle previsioni, per quella che resta una della poltrone più importanti per i grand commis, certamente la più strategica per la politica regionale e le scelte conseguenti, nel bene e nel male, come attesta la storia dei gli ultimi anni.

Per il posto in cui dall’insediamento della giunta di Sergio Chiamparino ad oggi si sono succeduti, nell’ordine, Fulvio Moriano, Renato Botti e l’attuale, ormai a sei giorni dalla pensione, Danilo Bono non ha presentato la dichiarazione di interesse colui che pareva godere, almeno fino ad alcuni giorni addietro, delle maggiori chance: l’ex direttore dell’Aifa Mario Melazzini, attualmente direttore scientifico dell’Istituto Maugeri. Tra le ragioni del passo indietro, rispetto a quanto si vociferava e probabilmente in alcuni ambienti della Regione e della sanità piemontese, sarebbe il recente avviso di garanzia recapitatogli nell’ambito di un’inchiesta sul presunto danno erariale al Servizio sanitario nazionale provocato dai vertici dell’Agenzia nazionale del farmaco avendo, secondo l’accusa, favorito medicinali più costosi.

Fuori dai giochi Melazzini, e visti i nomi che trapelano, salgono le peraltro già alte quotazioni dell’attuale direttore generale della Città della Salute di Torino Silvio Falco. Cinquantotto anni, di Villarperosa, cinque figli, laurea in Medicina con 110 e lode e un curriculum fitto di incarichi dirigenziali nella sanità sempre in Piemonte con una direzione generale del Mauriziano prima dell’approdo alle Molinette nell’estate del 2018 quando prese il testimone da Gian Paolo Zanetta arrivato all’età della pensioneAl suo predecessore Falco è unito da comuni origini politiche: come Zanetta anche l’attuale direttore delle Molinette arriva dalla Dc. Ultimamente, dicono, si sarebbe spostato verso la Lega, senza tuttavia connotare apertamente il suo eventuale avvicinamento al partito azionista di maggioranza in Regione. Uomo di montagna, non ha certo avuto l’esitazione e il comprensibile timore del governatore Cirio quando si è trattato, pochi giorni fa, di calarsi con la corda dal tetto del Regina Margherita vestito da Babbo Natale per un’iniziativa benefica.

Al tentativo di scalata verso il comando operativo di corso Regina anche i due vice di Falco: nell’elenco dei 22 ci sono infatti anche l’attuale direttore sanitario delle Molinette Giovanni La Valle, già con lo stesso ruolo prima al San Martino di Genova quindi all’Asl Torino 4 e quello amministrativo Valter Alpe, proveniente dall’Asl di Alessandria.

Da non sottovalutare affatto l'ingresso, tra qualche sorpresa, nell'elenco di Thomas Schael, l'uomo mandato da Agenas a vigilare sui conti della sanità piemontese nel periodo del piano di rientro. "Il tedesco", come venne subito ribattezzato, divise subito la sanità tra chi ne apprezzava il rigore e chi lo temeva. Di lui si era parlato a lungo come del probabile nuovo direttore, anche se la sua nomina al vertice dell'Asl di Chieti nei mesi scorsi aveva fatto supporre una sua rinuncia ad ambire a un ritorno, con ben altro ruolo, nella sanità piemontese. 

Tra i candidati c’è anche, come ampiamente previsto, Fabio Aimar, il quarantaduenne direttore della struttura complessa Bilancio e Contabilità dell’Asl Cuneo 1, portato in corso Regina dall’assessore Luigi Icardi pochi giorni dopo il suo insediamento. Vicinissimo alla Lega e non da ora, Aimar in questi mesi torinesi si è mosso con grande disinvoltura, qualcuno dice addirittura troppa tanto da averlo indicato come una sorta di assessore ombra o direttore in pectore, almeno – sempre secondo i rumors – nei desiderata dello stesso Icardi. Nella non remota eventualità di una sua mancata nomina, per lui si profilerebbe il nient’affatto disdicevole posto di vice, per le competenze amministrative. Un’ipotesi, come del resto le altre che resteranno tali fino al 20 dicembre quando le nomine saranno messe nero su bianco. E si scoprirà che, come pare probabile, ci saranno alcune riconferme, tra cui quella di Frascisco una delle colonne portanti della burocrazia regionale, e nuove entrate.

Mentre gli uffici stanno esaminando formalmente i curricula in vista di preparare le short list dei candidati direttori da inviare a ciascun assessore di riferimento per la direzione da attribuire – nel caso della Sanità il direttore avrà competenza anche sull’Assistenza – il totonomi, sulla base della candidature, occuperà i prossimi giorni. Un testa a testa di profilerebbe per la Cultura, da cui l’attuale direttore Paola Casagrande, molto stimata da Cirio, pare destinata a salire verso la superdirezione della giunta.

Per il suo posto sarebbero in lizza Raffaella Tittone che oggi dirige il settore Valorizzazione del patrimonio culturale, musei, siti Unesco e Mario Turetta, già direttore della Reggia di Venaria, origini socialiste, uomo molto valorizzato dagli allora ministri berlusconiani Giuliano Urbani e Sandro Bondi, poi recuperato dopo il suo affossamento torinese da Dario Franceschini e attualmente al vertice della direzione Cinema del ministero dei Beni Culturali. Un ruolo importante che, tuttavia, Turetta parrebbe intenzionato a lasciare in vista di un suo ritorno a Torino, nel caso la scelta cada su di lui e non sulla moglie dell’ex parlamentare di FdI Agostino Ghiglia o di qualche altro candidato.

Probabile duello anche per l’Agricoltura dove, settore in ebollizione per le tensioni con la Coldiretti e il probabile cambio di assessore con la delega pronta a passare, con no scambio alla pari, da Marco Protopapa a Fabio Carosso.

Per il posto lasciato poche settimane fa da Valter Galante, nominato commissario dell’Asl di Alessandria, tra gli altri in lizza ci sono due dirigenti interni e di lunga esperienza: Mario Ventrella e Paolo Balocco. Conferma pressoché certa di Giovanni Lepri all’area finanziaria, mentre parrebbe tramontata la promozione dell’attuale responsabile dell’Anticorruzione Loredana Annaloro. Un paio di settimane per scoprire quanti tra i dieci mandarini saranno scelti dalla giunta fuori dai confini regionali. Eventualità questa che, almeno per la Sanità, sembra davvero remota.  

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