LAVORI IN CORSO

Metro 2, nuovi autobus e strade, Appendino "incassa" dal governo

Mai Torino ha ottenuto così tanto facendo così poco. La sindaca potrà attingere agli 828 milioni anche per la progettazione della seconda linea, ma ora serve accelerare il passo. Nel piano mobilità 150 milioni per nuovi mezzi Gtt e per riqualificare piazza Bengasi

Tanto abile a strappare finanziamenti a Roma quanto lenta nell'impegnare quei fondi. È una Chiara Appendino a due velocità quella che da un lato ottiene milioni di euro da un Governo che l'accontenta in tutto e dall'altro fatica però a fare i compiti a casa. L'esempio lampante è quello sulla seconda linea della metropolitana, per cui il premier Giuseppe Conte ha stanziato 828 milioni senza che la città sia riuscita ad approvare neanche un progetto preliminare, cui si sono aggiunti oggi altri 150 milioni per l'acquisto di nuovi autobus e tram e per la riqualificazione di piazza Bengasi. Insomma, Appendino chiama e il governo risponde, ma guai a tirare troppo la corda. Parlare di un’opera senza un progetto è “un esercizio non corretto”, ancor di più lo è ipotizzare tempi per l’inizio dei lavori mette in guardia il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli a proposito della metro 2, pur con linguaggio istituzionale e ovattato, ma il succo è quello. Gli 828 milioni promessi dal premier Giuseppe Conte ci sono? Sì, ma senza un progetto esecutivo in cui viene messo nero su bianco il budget necessario, la tecnologia utilizzata, i lotti funzionali, quelle risorse resteranno ferme e anzi c’è chi addirittura teme possano essere usate da chi è ben più avanti di Torino. “Progettazione significa avere la certezza dei costi” ribadisce De Micheli dopo l’incontro con la sindaca. È ora che l’amministrazione vada più veloce e non solo con la lingua per annunciare, ogni giorno, una novità, ma attraverso gli atti.

A tre anni e mezzo di distanza dall’insediamento di questa maggioranza, infatti, non è ancora stato approvato in giunta il progetto preliminare (quello che nel nuovo codice degli appalti viene definito “di fattibilità”): un ritardo che ora costringe tecnici e politici ad affrettare le procedure. Pare che il semaforo verde scatterà tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, solo a quel punto si potrà mettere un punto fermo.

Bisognerà poi procedere con il progetto definitivo, la scelta della tecnologia (guida autonoma come sulla linea 1?) e infine l’esecutivo con cui andare al Cipe per ottenere il finanziamento. Un emendamento alla legge di bilancio, redatto dai due relatori di maggioranza, dovrebbe inoltre consentire alla sindaca di poter attingere da quel fondo di oltre 800 milioni già per finanziare la progettazione dell'opera. Per quanto riguarda l'inizio dei lavori il dibattito è aperto da tempo: in uno slancio di entusiasmo l’assessore alla Mobilità Maria Lapietra era arrivata a ipotizzare la fine del 2021, mentre secondo il Pd e in particolare l’ex senatore Stefano Esposito, visti i tempi tecnici necessari sarà difficile aprire i cantieri prima del 2024.

Insomma, restano tante incognite su un’opera che complessivamente ha un costo stimato di 4 miliardi e che, a oggi, può contare su poco più di 800 milioni. Il Comune infatti ha rinunciato alla possibilità di raddoppiare quei fondi attraverso il project financing dopo l’altolà all’amministrazione imposto dalla maggioranza pentastellata in Consiglio al grido di “tutta pubblica”. Troppo rischioso, secondo l’amministrazione, versare un canone di 70 milioni all’anno (“per 30 anni” sottolinea la sindaca) al soggetto privato che avrebbe anticipato i quattrini. “Si parte da Nord” è l’altra decisione presa dai Cinquestelle, ma il problema è che il lotto funzionale che da Porta Nuova porta a Rebaudengo, secondo le stime di Systra, la società incaricata della progettazione preliminare, costerebbe almeno 1,2 miliardi. Chi mette la differenza? Altra domanda al momento senza risposta, salvo una vaga disponibilità del ministro a “intervenire” qualora servissero risorse aggiuntive.

Quel che invece appare certo è che sono in arrivo nuovi fondi per strade e mobilità a Torino e nella sua area metropolitana. La ministra De Micheli, infatti, ha spiegato che per quel che riguarda il potenziamento dei sistemi di trasporto rapido di massa a breve “andrà alla Conferenza Unificata un decreto che assegna alla città di Torino 126,8 milioni per alcuni progetti che saranno finanziati per il 2020, mentre nel piano nazionale della mobilità sostenibile, cioè i nuovi autobus innovativi, per Torino sono previsti 30 milioni di ulteriori risorse” che consentirebbero di acquistare un centinaio di mezzi. De Micheli ha poi annunciato che “sulla Città Metropolitana abbiamo approvato la parte relativa alle progettazioni. C’era un elenco di richieste di progettazioni per quasi 2 milioni”, mentre “sul riparto delle strade provinciali, dei 650 milioni previsti in Legge di Bilancio e dei 55 che spetteranno al Piemonte, Torino avrà 18 milioni per le strade provinciali”. “Le risorse annunciate sono molto importanti e consentiranno fra l'altro l’acquisto di altri 35 tram e la riqualificazione dell'area di piazza Bengasi nell'ambito dei lavori della metro 1 - ha sottolineato la prima cittadina -. Sono la testimonianza dell'attenzione del ministero e del Governo per la nostra città”.

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