CORSO REGINA

Sanità (e politica) in agitazione, voci su Aimar direttore generale

L'aut-aut dell'assessore Icardi: "O lui o me ne vado". Ex segretario della Lega, il manager di Narzole avrebbe ricevuto l'ok dal vertice del suo partito. I pro e i contro di una designazione che fa molto discutere. Ancora in corsa Falco

O nominiamo lui o me ne vado io. Ci sarebbe un aut aut dell’assessore Luigi Icardi a far schizzare in alto le già elevate quotazioni di Fabio Aimar per la poltrona di direttore regionale della Sanità. Vero o non vero, il rumors che racconta dei non nascosti desiderata dell’inquilino di corso Regina e del bivio davanti al quale verrebbe messo in primis il governatore Alberto Cirio con giunta al seguito, appare comunque verosimile. Non è un mistero che Icardi guardi fin dall’inizio al quarantatreenne dirigente del settore Bilancio e Contabilità dall’Asl Cuneo 1 come al suo braccio destro ideale.

Di fatto quel ruolo glielo ha assegnato poco dopo aver preso possesso dell’ufficio che nei cinque anni precedenti era stato del piddino Antonio Saitta. Aimar – laureato con 110 e lode in Economia e Commercio, professore a contratto all’Università e una carriera tutta nella sanità cuneese tra l’Asl del capoluogo e quella albese di cui è dipendente proprio l’assessore – segue a ruota Icardi in corso Regina e lì esercita il suo incarico nello staff, senza alcun timore nei confronti della consolidata burocrazia e dirigenza, tutt’altro. I più benevoli tra coloro abituati a misurare nuovi arrivi nei corridoi dove destini e carriere spesso si sono impennate per poi precipitare lo hanno descritto come il direttore in pectore, pur essendo ancora presente il legittimo titolare, Danilo Bono, per altri è l’ombra dell’assessore o addirittura l’assessore ombra.

Bravo, preparato, ma dal carattere molto spigoloso e per nulla incline alla mediazione, lo dipinge una fonte autorevole che lo conosce da anni e che è del suo stesso partito. Già, perché la nomina di Aimar, nel caso avvenisse, sarebbe anche quella più marchiata politicamente: una decina di anni fa è stato segretario della sezione cuneese del Carroccio non ancora salviniano. È in quel periodo, ottobre del 2010, che mentre guida la Lega nel capoluogo della Granda entra anche nel collegio sindacale dell’Atc, l’agenzia per la case popolari. L’anno successivo diventa dirigente dell’Asl Cuneo 2, quella delle Langhe, qualifica che ovviamente manterrà anche nell’altra azienda del capoluogo dove continua a lavorare fino a quando Icardi con porta con sé a Torino. E anche a Roma.

Nelle frequenti trasferte nella capitale per assolvere al ruolo di coordinatore della Sanità nell’ambito della Conferenza delle Regioni, l’assessore si è avvalso in questi mesi più volte del supporto di colui che ad oggi appare avere maggiori chance di tornare in quella sede con i galloni di direttore. Luogo non facile, quello, dove capacità di dialogo e di mediazione sono qualità richieste al pari di una conoscenza degli ambienti ministeriali e paraministeriali – da Agenas ad Aifa – che hanno contraddistinto pressoché tutti gli ultimi direttori della Sanità: da Fulvio Moirano che l’Agenas la diresse, a Renato Botti che arrivava dalla più importante direzione del dicastero fino allo stesso Bono, assai conosciuto dai colleghi per aver coordinato, quale vertice del 118 piemontese, i sistemi dell’emergenza delle regioni.

Luogo non facile e dove gli appetiti di poltrone non mancano. Anche il minimo inciampo, magari per inesperienza o per eccesso di protagonismo può cambiare equilibrii mai del tutto stabili. Fino ad oggi Icardi si è destreggiato e dalla sua ha avuto la riconferma del Piemonte quale titolare della Sanità nel parlamentino delle Regioni presieduto dal governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, successore di Sergio Chiamparino. Proprio le dimissioni di quest’ultimo avevano aperto le porte a Saitta per quel ruolo esercitato con al fianco prima Moirano, poi Botti. Gli equilibri erano cambiati, almeno sulla carta, quando il Piemonte aveva messo in conto la rinuncia al coordinamento in cambio della presidenza di Aifa. Non se ne fece nulla: l’allora ministro Giulia Grillo si impuntò, bloccò tutto e nel frattempo le elezioni avevano portato il centrodestra alla guida del Piemonte. All’Aifa sarebbe andato l’ex direttore della sanità del Veneto Domenico Mantoan, pronto per arrivare in corso Regina con la benedizione di Luca Zaia, ma la strada per il Piemonte per lui è stata in qualche modo chiusa o colmata di ostacoli da Torino. E forse, ancora una volta, dalla provincia Granda.

Gli assetti potrebbero nuovamente cambiare, tanto più che dopo la vittoria del centrodestra in Umbria e l’arrivo quale assessore alla Sanità di quella Regione di Luca Coletto – già con analogo incarico in Veneto, la sua terra, poi presidente di Agenas e quindi viceministro della Salute con il governo gialloverde – potrebbe giungere da lì il pressing per una staffetta con il Piemonte. O, basterebbe, se non un incidente di percorso qualche tensione di troppo per far passare, senza uscire dal recinto della Lega, il coordinamento da una Regione all’altra, lasciando il Piemonte a becco asciutto.

È anche e soprattutto per questo che da molte parti si guarda alla imminente nomina con uno sguardo, più o meno preoccupato a Roma. Non che non basterebbero i problemi entro i confini regionali, con un rapporto con i vari territori da gestire con accortezza e senza eccessive prove di forza, come il passato insegna. Con il sovrappiù della materia del Welfare affidata alla stessa figura chiamata a dirigere la Sanità.

La formalizzazione dell’incarico, insieme a quelli degli altri nove direttori, è prevista nella riunione della giunta del 20 dicembre, ma la scelta sarà fatta in anticipo, forse già mercoledì prossimo. L’elenco dei candidati è di 22 nomi, tra i quali quello del direttore generale della Città della Salute Silvio Falco, fino all’altro giorno con un borsino molto alto e niente affatto fuori gioco. C’è anche “il tedesco” Thomas Schael, il mastino dei conti mandato da Agenas nel periodo del piano di rientro. Ma c’è, soprattutto, il nome di Aimar sul quale l’assessore sarebbe pronto a mettere tutte le fiches, anche la più pesante.

Sul dirigente dell’Asl cuneese distaccato in corso Regina gira anche la notizia di una sua parentela con l’europarlamentare della Lega Gianna Gancia, di cui sarebbe cugino primo. Un legame negato dalla Gancia allo Spiffero, ma confermata invece da altre fonti. Mistero. Credibile, invece, che di lui il governatore abbia preso a ragionare con i vertici regionali del maggior azionista della coalizione, ricevendo un sostanziale via libera da parte del segretario regionale Riccardo Molinari. Anche nel caso i rumors sull’impuntatura di Icardi risultassero amplificati, pochi scommetterebbero su un Cirio pronto a mettersi di traverso optando per un nome differente di fronte a un deciso viatico della Lega nei confronti dell’ex segretario del Carroccio cuneese.       

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