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Treni regionali, accordo in arrivo: soldi europei e nuovo contratto

La Regione disponibile a mettere sul tavolo 110 milioni, Trenitalia ne chiede 130 ma l'intesa sembra vicina. Investimenti con fondi europei per "invertire la marcia e dare finalmente ai piemontesi un trasporto locale più efficiente", spiega l'assessore Gabusi

Regione e Trenitalia viaggiano ancora su binari paralleli e per arrivare al punto di incontro che consentirà di sottoscrivere il nuovo contratto di servizio per i prossimi dieci anni serve trovare la quadra su due cifre: i 110 milioni che il Piemonte è pronto a mettere ogni anno e quei poco meno di 130 che chiede invece la società. Ieri l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi ha incontrato il direttore regionale di Trenitalia Marco Della Monica e il direttore della divisione passeggeri per il Piemonte Sabrina De Filippis, anche se antivigilia di Natale, “per non perdere nemmeno un giorno nel percorso della definizione del contratto di servizio per i prossimi anni”, dieci per l’esattezza.

Ormai rescisso dalla precedente amministrazione il contratto ponte che sarebbe durato ancor un anno, scelta riconfermata dall’attuale giunta, per il Piemonte è dunque arrivato il momento di mettere nero su bianco cifre e condizioni per il servizio di trasporto regionale. Quello del nodo di Torino è già stato formalizzato anche se nel periodo che continuerà a trascorrere prima del passaggio concreto da Gtt a Trenitalia la mancanza di interventi dell’attuale gestore continua e rischia di continuare a provocare crescenti disagi, a partire dai pendolari. Resta, invece, ancora da definire tutto il resto della rete e l’aspetto economico non è certo marginale, tutt’altro.

Trenitalia aveva detto già nel novembre scorso che sotto una certa soglia non sarebbe riuscita a concludere l’accordo chiedendo, insomma, parecchi milioni in più rispetto a quelli che la Regione ha messo in conto. “Per questo ho chiesto di presentare diverse proposte – spiega Gabusi – modulandole in base alle cifre. In base alle nostre capacità di investimento decideremo”. Ma proprio sulle capacità di investimento si gioca gran parte del futuro del servizio regionale. Qui entrano in gioco, infatti, i fondi europei di sviluppo e coesione, cui l’assessore guarda come allo strumento principe per questo intervento.

“L’ammortamento sui treni nuovi è una cifra molto pesante, specialmente se si sostituisce molto del materiale rotabile come è giusto e necessario fare per migliorare il servizio. Se con i fondi Fsc acquistiamo dei treni paghiamo l’ammortamento, li utilizziamo comunque per investimenti e siamo perfettamente in linea con lo scopo di questi strumenti finanziari. Per questo – ribadisce l’assessore – dobbiamo essere capaci di sfruttare i fondi, mettendoli a regime. Se quei circa 130 milioni che ci chiede Trenitalia e in gran parte sono composti da ammortamento per materiale rotabile nuovo possiamo pagarli con i fondi, riusciamo a fare un’operazione in cui si rinnovano i treni e scorporiamo la spesa dal nostro bilancio, non essendo spesa corrente, bensì investimenti”.

Ogni giorno più di 100mila viaggiatori utilizzano 500 treni del servizio ferroviario regionale: 13 milioni di chilometri, di cui 6,4 milioni per i collegamenti regionali veloci che connettono i principali centri del Piemonte e i capoluoghi delle regioni vicine e 6,6 milioni per i servizi regionali che dai poli principali connettono tutte le stazioni piemontesi. “Cifre che fanno capire facilmente come i pendolari e gli utenti del trasporto ferroviario regionale non possano attendere oltre”. Già, soprattutto se in molte tratte i disagi e i disservizi con pesanti ripercussioni proprio sui pendolari durano ormai da anni e continuano a farsi sempre più pesanti. Non lo nega affatto l’ex presidente della Provincia di Asti che nella giunta di Alberto Cirio regge uno dei settori storicamente tra i più complessi e forieri di problemi, com’è quello dei trasporti.

“Puntiamo a una progettazione condivisa, che metta al centro la qualità del servizio. Abbiamo ereditato una situazione difficile e abbiamo l'ambizioso obiettivo di invertire la marcia per dare un servizio degno di questo nome a tutti i passeggeri dei treni piemontesi”, dice Gabusi che aggiunge di aver “trovato disponibilità al dialogo da parte di Trenitalia e per questo ci siamo seduti intorno al tavolo per ragionare insieme su investimenti, sviluppo e miglioramento dei servizi per i viaggiatori”

Treni vecchi, impianti di riscaldamento che lasciano al freddo migliaia di passeggeri e condizionatori guasti che in estate trasformano i vagoni in forni, ma anche ritardi che pesano a chi è vincolato agli orari di lavoro. Non solo però solo i questi problemi, che già basterebbero a segnare negativamente il trasporto regionale piemontese. Ci sono linee che da anni ormai mostrano tutti i segni del tempo e la loro inadeguatezza componendo una lista nera della rete piemontese.

“Sulla Canavesana stiamo notando qualche piccolo miglioramento da quindici giorni a questa parte quando la velocità è passata da 50 a 70 chilometri all’ora consentendo di recuperare ritardi, mentre le più forti criticità persistono laddove c’è il binario unico come sull’Acqui-Genova o la Ivrea-Chivasso-Aosta. In questi casi il problema è infrastrutturale ed è oggettivamente più difficile intervenire in tempi brevi, anche se dobbiamo comunque porci nelle condizioni di programmare interventi.

Tant’è che insieme alla Valle d’Aosta abbiamo chiesto formalmente a Trenitalia e Rfi risposte più efficaci”. Ma sono, questi, soltanto tre esempi. Difficile trovare nella rete regionale tratte senza problemi o disagi. Eredità antica e pesante quella che ha per le mani l'amministrazione Cirio. Altro tema che per ora resta fuori dal contratto su cui si cerca di arrivare, ma non è per niente marginale, quello che riguarda le linee dismesse anche se in alcuni casi continuano ad essere utilizzate dai treni merci. Scelte fatte in passato che hanno penalizzato pesantemente ampie zone del Piemonte e che potrebbero essere riviste. “Nel ragionamento per arrivare a un accordo non entra questa tipologia di tratte – spiega Gabusi – ma non escludo affatto che una volta stabilizzato il sistema se ci fossero risorse aggiuntive potremmo pensare di valutare alcune riattivazioni. In certi casi ci sono proposte di gruppi privati, ma prima è indispensabile garantire migliori e più efficienti servizi sulla rete attualmente in servizio arrivando, come auspichiamo, a concludere l’accordo nei primi mesi dell’anno per partire in maniera concreta dall’inizio del 2021”.