TRASPORTO LOCALE

Il "nodo" di Torino: Fs tergiversa, pendolari sul piede di guerra

A sei mesi dall'aggiudicazione della gara, l'azienda di Stato è ben lungi dal prendere in carico il Servizio ferroviario metropolitano. Regione in ambasce. E mentre tra ritardi e disservizi i cittadini chiedono risposte, il rischio è che lo stallo duri ancora un anno

Fosse per Trenitalia prenderebbe in carico il servizio non prima di un anno; la Regione Piemonte, invece, vorrebbe che la pratica si chiudesse già entro il 2019. E mentre la trattativa prosegue serrata, a rimetterci sono i pendolari. Il nodo, in tutti i sensi, è quello ferroviario di Torino: lo scorso maggio la gara pubblica del trasporto locale si è conclusa con il successo di Ferrovie dello Stato, anche perché unico gruppo industriale a partecipare dopo che, nelle ore immediatamente precedenti al termine per la consegna delle buste, si era sfilata la cordata concorrente composta da Arriva e Gtt. Da quel momento, però, a gestire il servizio è rimasta proprio l’azienda pubblica torinese, mentre Fs continua a prendere tempo. 

Con l’autunno una situazione già complessa è diventata critica, sulla Canavesana, la linea che collega Rivarolo con Chieri, si sono manifestate le difficoltà maggiori tra ritardi e disservizi. Ed è inutile dire che l’aumento delle tariffe stabilito dall’Agenzia per la mobilità non ha fatto che incrementare la rabbia e la frustrazione di chi ogni giorno combatte con i treni locali. Lunedì pomeriggio l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi incontrerà questi pendolari ma al di là della sua personale vicinanza difficilmente riuscirà a fornir loro delle risposte definitive.

Il 9 dicembre inizierà l’orario invernale ed entro quella data ci si aspettava che Fs prendesse in mano un servizio che comprende 6,2 milioni di treni chilometri, circa 18 milioni di passeggeri all’anno, 350 collegamenti giornalieri tra Torino e il suo hinterland. Ma perché le Ferrovie dello Stato hanno così poca premura di prendere in mano un business da quasi 80 milioni di euro? Ufficialmente ci sono le difficoltà collegate all’acquisizione delle autorizzazioni necessarie rilasciate dall’Agenzia italiana per la Sicurezza delle Ferrovie (Ansf). Ma nonostante l’ottenimento di tutti gli adempimenti burocratici sia affare tutt’altro che trascurabile, va tenuto conto che per Fs la gestione del nodo di Torino non sarà un affare. Per evitare, infatti, che un colosso straniero come Arriva potesse usare il Piemonte come cavallo di Troia per inserirsi nel mercato nazionale, i vertici di Ferrovie hanno messo a punto un’offerta decisamente vantaggiosa per la Regione, al punto da assottigliare enormemente i margini di guadagno: l’obiettivo, infatti, era respingere Arriva costi quel che costi e chi mai avrebbe pensato che alla fine il gruppo anglo-tedesco si potesse tirare indietro. Così nella busta presentata da Trenitalia ecco nero su bianco un’offerta in grado di ridurre di quasi dieci milioni la base d’asta: da 85 a 76 milioni, con l’inserimento di una linea di collegamento, la Sfm 8 Torino-Lingotto-Settimo, l'attivazione della Sfm 5 Orbassano-Grugliasco-Torino e il rinnovo completo del parco treni entro il 2022. Un investimento mica da poco, compiuto per ragioni che andavano ben oltre i confini piemontesi.

Per contro, scottati dalla Caporetto subita nell’alleanza con Arriva, gli alti dirigenti di Gtt hanno stabilito che continueranno a far correre i propri treni finché Fs non deciderà di subentrare ma ben guardandosi dal sostenere ogni tipo di spesa straordinaria su un servizio che presto passerà di mano. Insomma siamo in un cul de sac. Intanto Fs e Gtt hanno aperto un canale di dialogo sotterraneo e ora che Arriva è uscita di scena non è escluso che il Gruppo torinese possa ottenere delle tratte in subappalto, a partire da quelle che già gestisce. Tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di un subentro graduale di Trenitalia sulle varie linee cercando di mettere in sicurezza le emergenze a partire proprio dalla Sfm1 Rivarolo-Chieri. 

Si muove anche la politica. I deputati leghisti Elena Maccanti, Alessandro Benvenuto e Alessandro Giglio Vigna hanno interrogato sulla vicenda il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. Il consigliere regionale Alberto Avetta ha protocollato un ordine del giorno per chiedere alla Giunta di intervenire affinché vengano sospesi gli adeguamenti Istat delle tariffe (il problema è strettamente simbolico giacché dal punto di vista economico l'aumento è risibile), mentre in una interpellanza per molti versi analoghi il collega in Sala Rossa Claudio Lubatti chiede a Chiara Appendino e all’assessore Maria Lapietra quali azioni siano state messe in campo per accelerare il passaggio di consegne e soprattutto quali tempistiche sono previste. E proprio sulle tempistiche continua a pendere un enorme punto interrogativo anche perché Ferrovie ha fatto sapere di voler subentrare con l’inizio dell’orario invernale, previsto il 9 dicembre. E visto che per il 2019 non se ne farà nulla, il tentativo dell'azienda è di procrastinare alla fine del 2020. La Regione si accontenterebbe di chiudere la pratica entro giugno del prossimo anno. Il braccio di ferro prosegue e intanto ai pendolari non sanno più a che santo votarsi.

print_icon