POLITICA & GIUSTIZIA

Prescrizione, che "faccia tosta" il Pd

Costa (Forza Italia) sfida i dem sul testo di mediazione presentato questa mattina al Nazareno. "Di fatto è la nostra proposta, se andranno avanti la sosterremo". Dura reprimenda dei penalisti: "Sfugge il senso dell'operazione politica"

Sulla prescrizione Pd e M5s cercano un compromesso in grado di evitare ulteriori scosse telluriche al governo giallorosso, tra lo scetticismo di opposizione e camere penali con Enrico Costa (Forza Italia) che parla apertamente di “faccia tosta” del Pd, partito di cui è stato alleato nella passata legislatura, quando sedette tra i banchi del governo, prima con Matteo Renzi e poi con Paolo Gentiloni. La proposta depositata dai dem per mitigare gli effetti (potenzialmente nefasti) del provvedimento scritto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede prevede la sospensione della prescrizione fino a due anni e sei mesi dopo la sentenza di primo grado. È questo il punto di caduta per mettere d’accordo i Cinque Stelle, favorevoli all’eliminazione hic et nunc della prescrizione, e il resto della maggioranza. Una proposta illustrata questa mattina al Nazareno durante una conferenza stampa e che arriva dopo i numerosi solleciti dei dem al Guardasigilli per un vertice di maggioranza che mettesse immediatamente fine allo scontro. "Il Pd è per una giustizia al servizio dei cittadini” spiega il segretario Nicola Zingaretti che mette così l’accento sulle criticità riscontrate da Pd e Italia Viva, ma anche da diversi costituzionalisti come il professor Sabino Cassese, nella proposta M5s.

Il Pd “prima respinge più volte la nostra proposta provocando l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione targato Bonafede, poi presenta un testo con gli stessi contenuti di quello appena bocciato. L’unica differenza sta in sei mesi di sospensione in più dopo il primo grado e sei mesi in meno dopo l’appello” attacca l’azzurro Costa, che da mesi si batte contro la riforma Bonafede. “Noi comunque andiamo avanti in modo lineare – continua Costa, sottolineando che se il testo del Pd dovesse tramutarsi l’8 gennaio, giorno della ripresa dei lavori, in un emendamento alla proposta di Forza Italia, il partito azzurro non avrebbe alcun problema a votarlo. “Siamo tuttavia convinti che il Partito Democratico, come sempre, predichi bene, ma razzoli male. Pur di salvare il Governo, sarebbero capaci di votare contro la loro stessa proposta 10 giorni dopo averla presentata. Li sfidiamo a smentirci”.

Critico è anche il presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza: “Al di là del merito della questione, il punto è che sfugge il senso dell’operazione politica. Non abbiamo capito da quale maggioranza il Pd pensa che debba essere sostenuta questa proposta”. “Si intende che il governo debba farla propria? – si chiede il leader dei penalisti – Bonafede è stato categorico sull’immodificabilità della riforma e se il centrodestra la farà propria, il Pd la manterrà? È il senso dell'operazione politica che ci sfugge, non si sta dicendo che la maggioranza converge sulla proposta. È una cosa che il Pd vuole difendere fino in fondo? Se è solo un modo per nascondere imbarazzi, non ci interessa”.

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