OPERE & OMISSIONI

"De Micheli, la pazienza è finita"

La ministra Pd nel mirino del governatore piemontese e del collega ligure Toti che, in assenza di risposte da Roma, fanno fronte comune sulle emergenze. Lungo l'elenco delle richieste, dall'Asti-Cuneo al Terzo Valico alle compensazioni Tav

“Di finito c’è solo la pazienza, caro signor ministro”. Fosse in Liguria, regione governata dal suo amico e collega Giovanni Toti, il presidente Alberto Cirio magari aggiungerebbe con crudo realismo che ad essere finita è anche la torta di riso, immaginifica metafora gastronomica del positivo rispetto all’indicibile ma ben nota e opposta alternativa al meglio rappresentata dall’ombrello che nelle vignette di Altan si conficca sempre in quel posto lì.Che il presidente ormai sia stufo di quell’ombrello impugnato a Roma e col puntale in Piemonte lo dice chiaro e tondo nel giorno più nero, per ora, dei collegamenti autostradali proprio tra la sua regione e quella confinante di Toti. Lo dice a Paola De Micheli, ministra alle incompiute, con deleghe ai ritardi e promesse. E una indiscussa capacità: quella di far perdere la pazienza a uno come Cirio che neppure di fronte a Danilo Toninelli e alle pensate dell’allora insuperabile ministro era arrivato a tanto.

“Sono partito da Torino alle 11 e alle 2 del pomeriggio mi mancano ancora sei chilometri per arrivare al bivio con l'A10”, cronaca sintetica e rassegnata di uno delle migliaia di automobilisti imbottigliati nel giorno in cui quello di Santo Stefano appena lasciato alle spalle pareva il massimo dei bollini neri. Cantieri, interruzioni, ghiaccio al mattino, chilometri di code: altro che pazienza. E il Mit, il ministero delle Infrastrutture dove il più nero dei bollini neri pareva essere stato il grillino dallo sguardo fisso nel vuoto e invece scopri che la rossa De Micheli riesce a far illividire pure il mite Cirio e innervosire non pochi del suo stesso partito in Piemonte, che fa? Non risponde quando lui, ormai in coppia quasi fissa con “l’amico Giovanni”, bussa. C’è da togliere il pedaggio al confine, tra i caselli di Ovada in Piemonte e Masone prima uscita della A26 in Liguria, per ovviare alla provinciale interrotta da più di una frana. I presidenti chiedono un intervento della ministra su Autostrade. La sventurata non rispose. Si sono arrangiati. “La vigilia di Natale lo avevo chiesto insieme al presidente della Regione Liguria, vista l'impossibilità di percorrere la strada del Turchino per una frana causata dalla recente alluvione –  ricorda Cirio –. La nostra richiesta è stata accolta da Autostrade per l'Italia. Ora ci auguriamo che dal governo possano arrivare le risposte alle opere che il nostro territorio aspetta ormai da troppo tempo”. Ma è un auspicio su cui, ormai, il presidente nutre tutte le sue perplessità. E non senza ragione.

L’Asti-Cuneo continua a restare in quel limbo di incertezza e di assenza di informazioni dopo il nebuloso annuncio di un piano De Micheli (dopo quello Delrio e il successivo battezzato da Toninelli) predisposto per il Cipe, fatto dal ministro del Pd durante la sua visita in Piemonte poche settimane fa. In Regione nessuno ha più saputo se sia stato fatto o (più probabilmente) no qualche passo avanti rispetto a uno stallo evidenziato pure dai funzionari della Commissione Europea in attesa di un pronunciamento del governo.

Attesa che a Roma qualcuno batta un colpo anche per le compensazioni della Tav, cento milioni destinati ai comuni della Valsusa bloccati così come la nomina del commissario congelando l’attività dell’Osservatorio.

Un altro commissario scelto, dopo un anno di attesa, ma non ancora nominato formalmente è quello per il Terzo Valico. L’investitura annunciata più di un mese fa “entro pochi giorni” dal ministro ancora non c’è, così Calogero Mauceri, alto dirigente di Palazzo Chigi il cui ruolo è indispensabile per sboccare il nodo di Genova, ma anche per procedere con i progetti per investire i 49 milioni di opere compensative in territorio piemontese, resta senza poteri. Si aspettano pure notizie sulla Pedemontana così come sulla variante di Demonte per la quale ai primi di dicembre c’è stato l’ennesimo incontro a Roma e un’altra trasferta nella Capitale degli amministratori locali.

Ma è la decisione assunta alla vigilia di Natale da Cirio e Toti di non aspettare quella risposta del ministro alla richiesta di intervento su Aspi per chiedere l’abolizione temporanea del pedaggio sul tratto di confine della Voltri-Gravellona Toce e agire autonomamente con la società concessionaria a rappresentare plasticamente da un lato la sordità di chi al governo deve occuparsi delle infrastrutture e dall’altro a supportare una visione “autonomista” che accomuna, anche in questo caso, i due governatori e le loro maggioranze.

“Tre ore per trenta chilometri? Ora basta. Se al ministero non hanno minimamente intenzione di occuparsi delle autostrade liguri, di cui come Regione non abbiamo alcuna competenza, che ce le diano in gestione” ha sbottato Toti con una provocazione che poi non è così lontana dal vero. “Che facciano o dicano qualcosa o che almeno ci diano la possibilità di gestirle”. Sulla stessa linea Cirio che non perde l’occasione, lui che ha battezzato la sua amministraziione come quella di un'altra velocità per il Piemonte e adesso è ostaggio di lentezze goverantive, per ribadire un concetto espresso già alla fine dell’estate proprio in un incontro a Genova con il suo omologo ligure: “L’autonomia la concretizzeremo con azioni pratiche e il primo elemento pratico è proprio quello delle infrastrutture”. Si incomincia da lì, avverte. “Perché – davanti a troppe incompiute e ad altrettanti ritardi – l’unica cosa finita è la pazienza”.

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