POLVERE DI (5) STELLE

Fuga dal M5s, Appendino perde un altro consigliere

Curatella lascia il gruppo e la maggioranza. Nelle scorse settimane aveva avviato una trattativa con i Moderati. È il terzo grillino a mollare la sindaca. Ora i numeri si fanno stretti. La capogruppo Sganga: "Scelta incoerente". Versaci: "Statisti mancati, attaccati alla poltrona"

Chiara Appendino perde un altro consigliere e vede assottigliarsi ulteriormente la propria maggioranza. Il nuovo anno infatti inizia con l’addio (nell’aria da tempo) di Aldo Curatella che annuncia il suo passaggio tra i banchi dell’opposizione dove siedono già altre due grilline deluse, Deborah Montalbano e Marina Pollicino. A questo punto il gruppo pentastellato si riduce a soli 21 componenti (più la sindaca), mentre le minoranze contano complessivamente 19 consiglieri. Ora, a un anno e mezzo dalla fine del mandato, sarà sempre più difficile per la prima cittadina portare avanti il proprio programma, soprattutto per la difficoltà già dimostrata in questi mesi di garantire il numero legale in aula. Ogni votazione su ogni provvedimento, ora, rischia di trasformarsi in un Vietnam. Se altri due consiglieri dovessero far mancare il proprio sostegno ad Appendino, la sindaca si ritroverebbe senza maggioranza, proprio com'è capitato al suo collega grillino di Venaria Reale, Roberto Falcone, costretto ad abbandonare anzitempo l'incarico per lasciare il posto al commissario. 

«Nonostante in questi ultimi periodi abbia cercato di portare avanti le tematiche che sin dalle origini hanno caratterizzato il Movimento 5 Stelle a Torino, dopo un lungo periodo di riflessione e valutazione, mi trovo a rendermi conto che alla fine quel Movimento nato da pochi nel 2009 non esiste più! – è l’amara riflessione di Curatella, che fu tra i primi ad aderire –. Non è più possibile discutere nel merito delle problematiche dei cittadini, soprattutto se questo vuol dire mettere in evidenza le gravi mancanze e i gravi problemi creati da chi ricopre un ruolo rilevante ma che è intoccabile».

Il malessere di Curatella all’interno del Movimento affonda le proprie radici nella battaglia, condotta in solitaria, sulle conseguenze del 5G per la salute, mentre chi ne teorizzava la sperimentazione a Torino – l’allora assessore all’Innovazione Paola Pisano – è stata addirittura promossa al ministero. In autunno c'erano stati anche dei contatti con i Moderati, nell'ottica di un passaggio con la formazione di Mimmo Portas, smentiti dal diretto interessato su pressione dei colleghi grillini, quando lo Spiffero rese pubblica una cena da Augusto in via San Quintino (LEGGI)

La critica al neo ministro arriva puntuale anche nella nota con cui annuncia il suo addio: «Era il Movimento che puntava a innovare il Paese ma mettendo al centro le persone, senza glissare i possibili impatti sanitari, sociali, ambientali ma affrontandoli senza timore prima di avviare l’innovazione. Ora si cerca di innovare a tutti i costi, rimandando ai posteri le valutazioni del rischio». Eancora: «Era il Movimento che lottava contro il conflitto di interessi, senza fare differenze, ma perché ogni conflitto di interesse accettato era una perdita per i cittadini stessi. Invece, ora, si fa scrivere un intero piano di sviluppo a chi ha ormai in mano le redini di questo Blog delle Stelle mediante una piattaforma Rousseau che rappresenta il modo perfetto per decidere facendo credere che la scelta sia condivisa. Piattaforma più volte finita sotto indagine per problemi legati alla privacy e alla mancanza di trasparenza, a cui non mi sono mai iscritto unico tra tutti gli eletti in ambito nazionale».

«Era il Movimento delle persone che volevano ridare centralità alle istituzioni, risolvendo le problematiche burocratiche che ogni giorno i cittadini devono affrontare in modo da semplificare loro la vita, indipendentemente dalla propria vicinanza politica – prosegue Curatella –. Si è invece diventati quelli che si inventano tavoli paralleli alle istituzioni che facilitano e bypassano la politica decidendo quali sono i cittadini/comitati di serie A, più vicini politicamente, da favorire e quali cittadini/comitati di serie B che invece non hanno facilitazioni perché preferiscono seguire iter istituzionali o perché non politicamente vicini». Qui invece il riferimento è alla querelle sul ruolo di Cristina Seymandi, la coordinatrice dei tavoli di progettazione civica, finita recentemente nel mirino del gruppo grillino in Sala Rossa.

E infine la critica che in tanti tra i Cinquestelle hanno mosso alla sindaca e al suo inner circle in questi anni, denunciando lo scarso coinvolgimento nelle scelte: «Fare politica vuol dire condividere ogni singola azione per arrivare a una decisione comune, che si tratti di definire le politiche sull’innovazione o i nomi di chi dovrà ricoprire determinati ruoli, non è arrivare con scelte già effettuate, non si sa dove e con chi, per poi agire solo per convincere che la decisione è condivisa. Non era questo il Movimento, non erano queste le finalità che ci si prefiggeva e non è più possibile restare all’interno di un contenitore che ha solo l’intestazione originaria ma è ormai quanto di più lontano si possa immaginare».

Una decisione quella di Curatella che suscita una pesante reazione della capogruppo Valentina Sganga, la quale non usa i guanti per definirla «una scelta incoerente che lascia davvero basiti». In una nota la capogruppo afferma che «il Movimento 5 Stelle è sempre lo stesso. Siamo la casa di tutti i cittadini che vogliono cambiare il Paese e chi non condivide alcune posizioni ha tutto lo spazio per affermarlo all’interno». Non manca dunque la ragione per dirsi «stupiti della decisione di Curatella. Nonostante abbia più volte assunto posizioni contrarie all'azione della giunta e del governo è sempre stato parte del gruppo e, come tutti, ascoltato. Le sue uscite, anche quando hanno messo in difficoltà la maggioranza e la stessa giunta, non sono mai state oggetto di segnalazioni o richieste di espulsione».

Sganga prosegue ricordando come «Curatella dice di non sentirsi più parte del Movimento e questo è legittimo, anche se non condivisibile, ma come lui ha sempre fatto con tutti quelli che lo hanno preceduto in questo passo, dobbiamo ricordargli che ha firmato un impegno etico prima dell’elezione, il quale prevede che la strada per lasciare il M5s sia quella delle dimissioni da consigliere. Nel rispetto, innanzitutto, dei cittadini che hanno creduto in noi e nel nostro progetto di cambiamento». La stessa intenzione manifestata dal consigliere dissidente di passare al gruppo misto è, appunto, bollata dalla capogruppo come «scelta incoerente rispetto a quanto ha sempre sostenuto finora e che lascia davvero basiti».

Se possibile ancora più duri i toni e le accuse che arrivano dall’ex presidente del conisglio comunale Fabio Versaci, custode dell'ortodossia grillina e un tempo, prima di ritagliarsi una posizione autonoma, tra i più vicini alla sindaca. «Tutti statisti mancati», conclude con questa frase al curaro il post in cui scrive che «i nostalgici del Movimento nato nel 2009, che a detta di molti non esiste più, si dimenticano sempre che quel Movimento diceva che quando non si è più d'accordo ci si dimette. È l’unico richiamo alla coerenza delle origini che viene sistematicamente dimenticato».

Un’accusa pesante, insomma, nei confronti del consigliere che ha annunciato la sua migrazione nel gruppo misto. «Ma ormai – aggiunge Versaci – ci siamo abituati a vedere persone passare al gruppo misto con il solito scopo di tenersi il posticino per dimostrare al mondo che esistono. Si dimenticano che come tutti noi, senza il movimento, la Sala Rossa l’avremmo potuta vedere solo in fotografia».