GIALLOROSSI

Prove d'intesa tra Pd e M5s, "un regalo al centrodestra"

Il segretario della Lega Molinari: "A Torino vinceremmo senza muovere un dito. Operazione politicamente folle, ma non improbabile". Ricca: "Fassino e Appendino due facce della stessa medaglia". E la renziana Fregolent: "Noi mai coi Cinquestelle"

“Se facessero una roba del genere ci farebbero un regalo enorme, vinceremo le comunali di Torino anche senza muovere un dito”. La roba di cui parla il segretario regionale della Lega Riccardo Molinari è quell’alleanza con i Cinquestelle che, ormai neppur più troppo nascostamente, una parte del Pd cerca di mettere in agenda per il 2021 passando per quel prodromico, quanto divisivo all’interno degli stessi dem torinesi, aiuto alla sindaca Chiara Appendino per consentirle di portare a termine il suo mandato resistendo ai continui cedimenti della sua risicata maggioranza.

Negata da tutti, ma in fondo accarezzata da alcuni, l’idea della riproposizione in chiave locale del governo giallorosso non è mai stata cancellata in maniera chiara e netta dal Pd, se non da alcuni suoi esponenti a partire dal capogruppo Stefano Lo Russo e dal segretario provinciale Mimmo Carretta. Altri, proponendo una sorta di non belligeranza proprio nei giorni più difficili per la maggioranza pentastellata, pongono le condizioni per intese future. Ancor più esplicite le dichiarazioni che da tempo vanno facendo importanti dirigenti nazionali del Pd, Dario Franceschini per tutti, lasciando chiaramente intendere come l’alleanza non sia da escludersi a priori, anzi. È vero, come nota Molinari, che “sarebbe la summa dell’incoerenza, proprio a Torino dove si sono consumate le divisioni sulle Olimpiadi e sulla Tav, solo per citarne un paio”, ma è altrettanto vero come osserva ancora il capogruppo del partito di Matteo Salvini a Montecitorio che “le logiche nazionali e il timore di far saltare l’accordo di governo possa portarli a fare alleanze come hanno fatto in Umbria”.

Di certo se resa sarà, quella del Pd al nemico con sempre meno truppe e segnato da non poche diserzioni – perché altro non potrebbe definirsi – a trattarla non spetterà certo a coloro che hanno combattuto fino ad oggi nelle prime linee, nella trincea della Sala Rossa, e che quella bandiera bianca pronta a tingersi di giallo non l’alzerebbero. Piuttosto toccherà allo stato maggiore, più incline a preservare teatri diversi e seguire strade che non dispiacciono a più di un generale, compresi quelli della riserva, siglare quell’indicibile (finora) compromesso.

“Non mi stupirei più di tanto. In fondo hanno promosso ministro il peggior assessore di questa amministrazione comunale” dice, citando l’ex titolare dell’anagrafe Paola Pisano, un altro esponente di spicco della Lega come il capogruppo in Sala Rossa e assessore in Regione Fabrizio Ricca. “Sarà l’ulteriore conferma di quello che noi abbiamo sempre detto, ovvero di Fassino e Appendino erano due facce della stessa medaglia”. Un’immagine quella di un Giano bifronte giallorosso che, proprio per la non aperta ostilità (abbondando in eufemismo) dell’ex sindaco verso un’alleanza con il partito di colei che lo ha sconfitto, sembra delinearsi sempre più, tra proposte di aiuto ed esortazioni ad abbassare i toni nei confronti della prima cittadina arrivate negli ultimi tempi da alcuni esponenti e settori del Partito Democratico. Lo stesso Piero Fassino, nel solco tracciato da Franceschini, non ha mai escluso nettamente un’alleanza, spiegando che non è all’ordine del giorno e rimandando a decisioni locali.

Lo ricorda, non certo attribuendo all’ex sindaco una posizione chiara e netta contro un possibile patto Pd-M5S anzi tutt’altro, Silvia Fregolent deputata di Italia Viva: “Fassino parla come se non ci mettesse becco, poi da una parola in su a livello nazionale è per un accordo sistematico”. Lei, la renzianissima, di fronte a questi segnali sempre più evidenti non rinuncia certo a rivendicare di aver “denunciato da tempo questo disegno”, perché “un conto è l’emergenza nazionale dovuta alla follia di Salvini, altro è diventare strategici alleati dei Cinquestelle com’è nella visioni di Franceschini, ma anche a livello locale. Ogni volta che noi di Italia Viva lo abbiamo denunciato, ci hanno tacciato di cattiva fede. Ma se le parole hanno un senso sia il segretario regionale del Pd Paolo Furia sia la sua vice Monica Canalis lo hanno detto subito, altri sono seguiti”.

Una prospettiva quella di un accordo elettorale, ma non di meno un aiuto alla Appendino per arrivare a fine mandato, che la deputata torinese vede come fumo negli occhi. “A Torino mai con i Cinquestelle” è praticamente un suo brand. Invece, “ormai è chiaro che il Pd vuole fare l’accordo” così come “evidente che nel Pd a dire no all’alleanza sono rimasti davvero in pochi”. E spiega che “non è un caso che l’unico ruolo in questo governo, nel Pd torinese e piemontese ce l’abbia un parlamentare che da sempre è favorevole all’alleanza come Andrea Giorgis”. “Se questo accordo si farà, ovviamente noi di Italia Viva non ci saremo e andremo da soli, ma si farà un grandissimo regalo al centrodestra che oggi, a differenza di quanto pensa la Lega, non vince facile”.

Già, la Lega: dove si guarda con attenzione a quello che si sta muovendo tra Pd e il loro ex alleato del governo gialloverde. Se alla fine, faranno davvero “quella roba lì”, quell’alleanza più o meno organica, magari trovando un Conte torinese. “Se fossi un dirigente del Pd lo vedrei come un suicidio – dice Molinari – ma nel quadro nazionale potrebbero anche farlo. Magari”.

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