SCIUR PADRUN

Mattioli cresce ma perde Cuneo

Si rafforza la candidatura dell'imprenditrice torinese per il vertice di Confindustria. Piemonte compatto con l'eccezione dell'associazione della Granda orientata sul milanese Bonomi. Il peso di territori e categorie nella liturgia di Viale dell'Astronomia

Il quintetto di aspiranti alla successione di Vincenzo Boccia al vertice di viale Astronomia, che pare uscito da un vecchio sogno di Umberto Bossi non oltrepassando la provenienza di nessuno di essi il confine del Po per non dire della Lina Gotica, rispetta senza sbavature uno dei requisiti non scritti ma scolpiti dalle indicazioni emerse da buona parte degli associati: il futuro presidente di Confindustria dovrà essere del Nord. E, qui, nel Nord si gioca gran parte della partita appena incominciata.

Due lombardi, il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi e quello degli industriali bresciani Giuseppe Pasini, un emiliano, Emanuele Orsini numero uno di Federlegno, poi per il Veneto il presidente del colosso del caffè Andrea Illy e, unica donna, la piemontese Licia Mattioli, attualmente vice di Boccia con delega all’Internazionalizzazione. Proprio su di lei – un passato al vertice dell’Unione Industriale di Torino e tutt’ora vicepresidente della Compagnia di San Paolo – soprattutto dopo la rinuncia a candidarsi da parte del genovese Edoardo Garrone, sembra raccogliersi un fronte piuttosto ampio in neppur troppo nascosta opposizione a uno dei competitor con più chance, quel Bonomi che da tempo ha messo in atto una campagna elettorale senza risparmio e che pare aver dato frutti anche in Piemonte.

Ad oggi, infatti, la signora torinese dei gioielli dovrebbe mettere in conto il mancato appoggio degli industriali cuneesi, orientati se non addirittura decisi a sostenere il presidente di Assolombarda, uscendo dal coro Licia, Licia che invece arriva da tutto il resto della regione, a partire dall’endorsement pubblico fatto dal presidente di Confindustria Piemonte Fabrizio Ravanelli, non per caso con a fianco il suo omologo di via Fanti e successore della stessa Mattioli Dario Gallina.

La marcia verso il vertice di viale Astronomia, come si diceva, è ancora lunga, costellata di riti e procedure. Prima tappa il prossimo 23 gennaio quando verranno nominati i “saggi”, formalmente la commissione di designazione, composta da tre membri sorteggiati dal Consiglio generale in una rosa di un massimo nove indicati dal Consiglio di indirizzo etico e dai presidenti emeriti. Lavoreranno per circa due mesi verificando le candidature e il gradimento che raccolgono per giungere infine a presentare, sulla base delle intenzioni di voto raccolte, la sintesi del loro lavoro in quella che probabilmente sarà una coppia di nomi, come del resto era avvenuto l’ultima volta con il duello tra Boccia e Alberto Vacchi e, per il mandato ancora precedente, tra Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi che sarebbe risultato eletto.

Andrà così con un testa a testa tra Mattioli e Bonomi? Troppo presto per dirlo e troppi gli attori ancora in gioco e altrettante le strategie da definire. Tra queste, quella più prossima, riguarda proprio la scelta dei saggi su cui intendono far sentire il loro peso alcuni degli ex presidenti ben consapevoli dell’importanza di quel ruolo. Tra chi osserva l’avvio del rituale, peraltro molto sostanziale, c’è chi si chiede se nella commissione di designazione faranno parte figure di rilievo (come da prassi) delle associazioni dei territori da cui provengono i cinque papabili cui se ne potranno aggiungere teoricamente altri. Oppure per eliminare qualsiasi dubbio di possibile sostegno di campanile saranno pescati altrove.

Un tema che, tuttavia, pare superato dagli assi che si stanno formando e che vanno naturalmente oltre i confini geografici. Basti pensare che tra chi si è espresso fin da ora con una certa nettezza a favore della Mattioli ci sono gli industriali di Venezia e dell’appoggio che arriva da Confindustria Cuneo, presieduta da Mauro Gola, a Bonomi si è già detto.

L’imprenditrice torinese non incassa soltanto e per ora il viatico dalla laguna, ma secondo rumors tanto insistenti quanto autorevoli avrebbe dalla sua lo stesso presidente uscente Boccia e quell’apparato di viale Astronomia che il suo peso, nell’orientare le decisioni, lo ha. Boccia, oltre ad aver apprezzato, come molti organismi territoriali, il lavoro svolto dalla Mattioli sul fronte internazionale le sarebbe anche riconoscente per l’aiuto ricevuto nel frantumare, con il Piemonte, quell’asse del Nord che aveva in Vacchi il suo candidato la scorsa tornata.

E se a rendere meno facile la strada a Bonomi c’è il corregionale Pasini, un nome su cui ancora molti aspettano a pronunciarsi ma che potrebbe sparigliare non poco le carte è quello di Illy. Approccio green, molto vicino alle tesi di Greta Thunberg, il presidente del colosso del caffè visto come lontano da alcune liturgie e da alcuni sistemi confindustriali, nelle vacanze ha telefonato all’universo mondo imprenditoriale confermando l’intenzione di mettercela tutta. Come gli altri, del resto. Fuor di dubbio che Mattioli rappresenta una continuità, essendo stata ai vertici nazionali durante una parte della presidenza Squinzi e poi per tutta quella di Boccia in un ruolo strategicamente importante, e di fronte a una richiesta di discontinuità questo potrebbe non aiutarla. D’altro canto da molti le viene riconosciuto di aver lavorato bene e dunque in grado di portare in dote di un’esperienza che le potrebbe valere consensi e sostegno.

Molti guardando a una rosa ristretta al massimo a tre, la danno certamente dentro arrivando a prefigurare una sua presenza anche in un duello come quelli che hanno segnato i precedenti rinnovi al vertice di Confindustria. Se fosse lei a prendere il posto di Boccia, il Piemonte tornerebbe dopo 18 anni (ovvero dalla fine del mandato di Sergio Pininfarina) ad occupare la poltrona più importante di viale Astronomia e per la prima volta con una donna. Tutto dipenderà da quanti risponderanno sì (e agiranno di conseguenza) a quella domanda che, si dice, la signora dei gioielli ripeta sempre più di frequente incontrando colleghi e colleghe: “Tu stai con me, vero?”.

print_icon