ALLARME CONTI

Sanità, il rosso sale a 190 milioni

Dai 161 del 2018 il disavanzo delle Asl è arrivato a sfiorare i 200 milioni nell'anno appena trascorso. Per coprirlo la Regione ha dato fondo a ogni riserva. Si preannuncia una cura da cavallo e qualche testa di direttore potrebbe presto rotolare

Conti della sanità messi decisamente peggio rispetto a quelli dell’anno precedente. Si è chiuso così il 2019, con un buco che sfiora i 200 milioni tingendo ancor più di profondo rosso i bilanci delle aziende che, sommati, nel 2018 avevano messo il segno negativo davanti alla cifra di 161 milioni. Pareva già, e lo era, una voragine. Si è riusciti a fare peggio.

Dunque si chiude male un anno e se ne apre uno che, proprio in ragione di questi numeri, imporrà una cura da cavallo all’intero sistema sanitario che, in virtù dei conti messi malissimo e alla necessità di coprire l’enorme disavanzo, non potrà più contare su risorse e tesoretti vari come accaduto negli anni scorsi.

Che i conti non tornassero lo si era capito e lo si sapeva da tempo, anche se dai vertici di alcune aziende era si era gettata acqua sul fuoco con la solita storia del “poi si sistema tutto a fine anno”. Vero, si sistemerà ancora per questa volta raschiando il barile tra payback, recuipero di contenziosi e altre voci, ma nella cassa non resterà più un euro: ragion per cui il 2020 porterà, piaccia o no, una serie di misure inevitabili delle quali si conosceranno entità e possibili contraccolpi quando da corso Regina partiranno indicazioni verso i direttori generali delle aziende.

Gli stessi che già in estate, poche settimane dopo l’insediamento della giunta di Alberto Cirio, avevano ricevuto un chiaro avvertimento dall’assessore Luigi Icardi: “I conti vanno molto male e occorre intervenire subito – aveva detto l’assessore il primo di agosto riunendo i vertici di Asl e Aso –. Quello che mi aspetto da voi è che vi sia una potente sterzata, con una riduzione delle spese. Questo governo regionale non assisterà passivamente alla generazione di un disavanzo in grado di minare la sostenibilità del servizio, finendo col privare i piemontesi della possibilità di effettuare le proprie scelte in tema di sanità pubblica”.

In realtà, passivamente o no, alla giunta Cirio è toccato vedere un disavanzo decisamente peggiore rispetto a quello dell’anno prima e non senza averne avuto avvisaglie, ma con qualche sorpresa questo sì. Basta ricordare che ancora a novembre dall’assessorato si era rimarcato come il tavolo del Mef per la verifica degli adempimenti avesse rilevato un disavanzo attorno ai 150 milioni, tale da far definire da parte della struttura ministeriale l’equilibrio economico del comparto sanitario piemontese, “strutturalmente debole”.

Cifre assai più pesanti erano quelle prospettate ancor prima, quando caso rarissimo nella storia della sanità piemontese i collegi sindacali di alcune Asl non avevano approvato, neppure con la classica riserva, il bilancio previsionale ravvisando situazioni che avrebbero preannunciato quel che poi di fatto è avvenuto.

“A metà giugno ho preso atto che i bilanci di previsione 2019 delle Aziende sanitarie regionali esprimevano una perdita attesa di 453 milioni di euro su un finanziamento di 8 miliardi circa. Un valore assolutamente insostenibile” aveva detto Icardi un paio di mesi fa ricordando come con la delibera del 19 luglio era stato assegnato fra gli obiettivi dei direttori generali, quello del mantenimento dei costi ai livelli del 2018, senza ridurre la produzione. Ed era stato ancora il leghista a capo della sanità piemontese a fare, in autunno, una previsione che si sarebbe purtroppo rivelata azzeccata: di fronte ai 101 milioni di disavanzo registrati nei primi sei mesi del 2019 dalle aziende, Icardi aveva spiegato che “la proiezione ci porterebbe a una perdita annua intorno ai 200 milioni”. E così è stato. Se non si arriva a cifra tonda e quindi si evita il mero raddoppio del passivo emerso dal consolidato del primo semestre, certo questo non basta a indicare quella decisa manovra nei successivi sei mesi che era stata chiesta ai direttori generali.

Nel buco da quasi 200 milioni rotolerà qualche testa? La situazione oggettivamente grave registrata nell’anno appena concluso e quella terapia d’urto inevitabile in quello in corso sarà l’occasione per accelerare o comunque rendere più pesante che in passato lo spoil system ai vertici delle aziende? Solo una coincidenza, ma Icardi nella sua veste di coordinatore per la Sanità in Conferenza Stato Regioni settimane addietro aveva richiamato l’attenzione sul bando per aggiornare l’elenco nazionale degli idonei al ruolo di direttore generale delle aziende sanitarie.

print_icon