POLITICA & GIUSTIZIA

Ream, Appendino chiede il Var

Con una metafora calcistica i difensori della sindaca di Torino cercano di dimostrare il corretto comportamento dell'amministrazione nel processo che si sta celebrando con rito abbreviato. Tra gli imputati anche l'assessore Rolando e l'ex capo di gabinetto Giordana

“Nel calcio esiste il fallo di confusione. Questo invece potrebbe essere considerato un falso per confusione. Ma noi, come in una partita, abbiamo un Var al quale fare riferimento: ed è la Corte dei Conti, che ha rivalutato l’intero comportamento dell'amministrazione”. Si è servito anche di un parallelo con il mondo dello sport l’avvocato Luigi Giuliano nel corso del suo intervento, oggi in tribunale a Torino, in difesa della sindaca Chiara Appendino al processo Ream.

Le accuse di falso e abuso mosse dalla Procura si riferiscono a un debito di 5 milioni verso la società Ream che fu ripianato ai primi del 2018 ma che secondo gli inquirenti era da onorare a fine 2016. “Abbiamo agito - ha detto l’avvocato Luigi Chiappero, altro componente della squadra difensiva della sindaca – nell’assoluto rispetto delle norme, con tanto di accordo con il creditore”. Quanto alla mancata imputazione del debito nel bilancio di previsione per il 2017, le difese hanno ricostruito gli eventi compresi fra il 18 aprile e i primi di maggio di quell'anno: “Ci siamo uniformati alle richieste dei revisori dei conti. Non c’è stato niente di illecito o di anomalo”.

Lo scorso 6 febbraio la pubblica accusa aveva chiesto un anno e due mesi di reclusione. La causa si celebra con il rito abbreviato. Oltre alla sindaca sono imputati l'assessore Sergio Rolando (per il quale i pm hanno proposto un anno e due mesi) e l'ex capo di gabinetto Paolo Giordana (un anno).

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