EMERGENZA ECONOMICA

"Pronti a riaprire i cantieri"

L'appello di Malabaila (Ance): "Le nostre aziende hanno bisogno di riprendere a lavorare". Crisi di liquidità e troppa burocrazia i principali ostacolo. Un protocollo con le parti sociali per ripartire in sicurezza

Riaprire i cantieri. Al più presto. Già prima del Coronavirus l’edilizia era tra i settori dell’economia nostrana che ancora pativano gli strascichi delle crisi economiche precedenti, ora i suoi rappresentanti chiedono di poter ripartire e in fretta, per evitare ulteriori danni. “Due settimane fa avevamo sostenuto con forza la necessità di sospendere l’attività dei cantieri perché non potevamo garantire ai nostri dipendenti di lavorare in sicurezza. Ora siamo pronti” dice Paola Malabaila, numero uno dell’Ance Piemonte e Valle d’Aosta, l’associazione che riunisce i costruttori, al termine di un incontro con la Regione.

Al 20 marzo in Piemonte avevano già chiuso o erano in via di chiusura il 70% dei cantieri e un ulteriore 15% era in forte difficoltà. Al momento vanno avanti solo le grandi infrastrutture e le urgenze con tutto ciò che ne consegue. “In queste due settimane le aziende si sono attivate per acquistare i dispositivi di sicurezza per i lavoratori, a partire dalle mascherine ed è stato sottoscritto un protocollo con le parti sociali” prosegue Malabaila che oggi individua nella mancanza di liquidità il primo ostacolo che dovranno affrontare le imprese per ripartire. “Stare fermi ha un costo altissimo per le nostre aziende, che stanno erodendo le proprie riserve”. La presidente dell’Ance chiede alle istituzioni di stringere i tempi per la riapertura. Per garantire la sicurezza dei dipendenti alcuni cantieri riapriranno a ranghi ridotti, così da evitare contatti e assembramenti, per quanto anche questo rappresenti un extra-costo. Ma al momento è il massimo che si può ottenere.

Tra le grandi opere resta attivo il cantiere della Tav Torino-Lione e quello del grattacielo della Regione. Gli altri quasi tutti chiusi. Per questo le aziende costruttrici hanno bisogno disperato di liquidità. Per i costruttori è fondamentale definire le tempistiche relative al rimborso da parte dell’Inps della cassa integrazione, la rinegoziazione del debito pregresso, da breve a lungo termine, raddoppiando i piani di ammortamento in essere. Chiedono, inoltre, l’implementazione del fondo centrale di garanzia per una nuova finanza dedicata alle pmi, la tempestiva emissione dei finanziamenti alle imprese sul modello svizzero: erogazioni quinquennali e a tasso zero e finanziamenti speciali per industrie che investono in nuove localizzazioni o nella riqualificazione di fabbricati industriali dismessi. “Occorre una reazione immediata e un piano per il dopo emergenza: non possiamo più permetterci rinvii e lungaggini burocratiche” dice Malabaila. Un esempio? Da questo mese è diventato obbligatorio presentare il Durf, il certificato di regolarità fiscale, che fino allo stop imposto dal Covid veniva rilasciato dall’Agenzia delle Entrate. Ora però non è più consentito recarsi negli uffici pubblici per ritirare questi documenti e in assenza del Durf il committente è autorizzato a non pagare l’azienda che lavora per lui. L’ennesima beffa.

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