CORONAVIRUS & POLITICA

Commissione d'indagine sull'emergenza in Piemonte

La scarsità dei tamponi, gli approvvigionamenti a singhiozzo, il disastro annunciato nelle Rsa. Tutte le falle di una cabina di comando quantomai pletorica in cui non è ancora chiaro chi prenda le decisioni. Per Valle e Rossi del Pd "Cirio deve delle spiegazioni"

“Dal momento che rifugge il Consiglio, dovremo dotarci di uno strumento speciale per chiedere al presidente della Regione cosa sta accadendo in Piemonte e come si sta fronteggiando l’emergenza Covid”. L’affondo arriva da due consiglieri del Pd, Daniele Valle e Domenico Rossi, entrambi parlano ormai senza mezzi termini di una “inevitabile commissione d’indagine” da istituire al più presto a Palazzo Lascaris. Prospettiva che vede concorde il fronte sanitario, quello che da oltre un mese “combatte” in prima linea. Il sindacato degli infermieri Nursind ritiene indispensabile accertare “responsabilità politiche e responsabilità tecniche che pesano sulla situazione nella quale oggi si trovano migliaia di operatori sanitari in Piemonte, molti dei quali lasciati letteralmente allo sbaraglio”. Concorda Chiara Rivetti, segretaria di Anaao: “Nonostante l’emergenza e responsabilità nazionale nel ritardo negli approvvigionamenti, che sono indiscutibili, l’Unità di crisi regionale ha dimostrato lentezza e scarsa organizzazione. Il paragone con le altre regioni ci dimostra che altrove sono stati fatti più tamponi e che la carenze dei Dpi non è stata così grave. I medici ricoverati, 40 ad oggi, sono la testimonianza che i lavoratori non sono stati tutelati a sufficienza”.

Martedì scorso era prevista nell’Aula virtuale di Palazzo Lascaris una relazione di Alberto Cirio sull’emergenza sanitaria in corso ma né lui né il suo assessore alla Sanità Luigi Icardi si sono presentati, procrastinando ulteriormente il confronto. Ieri Icardi ha convocato una conferenza stampa per definire “conclusioni da bar” quelle di chi pone l’attenzione su numeri che suonano a dir poco allarmanti sull’andamento dell’epidemia. Mentre l’Italia sembra avviarsi finalmente verso una lenta e progressiva riduzione dei nuovi contagi, il Piemonte è ancora alle prese con un numero preoccupante di nuovi casi positivi e soprattutto di decessi. I dati di ieri della Protezione Civile certificano che, con 540 nuovi contagiati in più rispetto al giorno prima, la regione si posiziona al secondo posto dietro solo alla Lombardia. Lo stesso dicasi per i deceduti: ieri ne sono stati registrati 59 contro i 54 dell’Emilia Romagna e i 41 del Veneto.

“Non c’è nessuna intenzione di sostituirsi alla magistratura – premette Valle – ma siamo arrivati a un punto in cui non è più procrastinabile un’operazione trasparenza per conoscere dati e atti che fin qui hanno caratterizzato la gestione dell’emergenza. Senza il solito rimpallo di responsabilità in una catena di comando fin troppo pletorica. C’è un presidente a cui fa capo tutta questa complessa macchina e lui dovrà dare delle risposte”.

Nelle settimane scorse l’Unità di Crisi ha subito modifiche ed è stata al centro di una serie infinita di tensioni politiche, alcune emerse anche in uno sfogo dell’assessore al Welfare Chiara Caucino in Commissione, quando ha lamentato di non aver ottenuto un proprio rappresentante in seno all’organismo. E poi il commissariamento del commissario con l’arrivo di Vincenzo Coccolo e il ridimensionamento di Mario Raviolo, la nomina di commissari ad acta da affiancare ai direttori generali in varie Asl. “Abbiamo assistito al siluramento in diretta facebook del direttore generale dell’Asl di Vercelli da parte del deputato leghista Paolo Tiramani” attacca Rossi, che è anche vicepresidente della Commissione Sanità. “Viene da chiedersi chi comanda. Se c’è una Regione o solo un partito, peraltro diviso in tante baronie territoriali”.   

Da una parte c’è chi denuncia la famelica occupazione del potere, dall’altra l’inefficienza o i ritardi di alcuni processi. È ancora Rossi che parla: “Pochi giorni fa è partita una mail indirizzata alle Asl con cui il Comitato tecnico scientifico indica le procedure per il trattamento dei pazienti Covid. A un mese e mezzo dall’inizio dell’emergenza”. Per settimane l’opposizione si è caratterizzata per un atteggiamento responsabile, riducendo al minimo le contrapposizioni politiche, tra l’altro consentendo l’approvazione del bilancio in tempi record, offrendo la propria disponibilità alla collaborazione. “Non c’è alcuna volontà di strumentalizzare – dice Valle – piuttosto quella di chiedere chiarezza, in nome di tutti i piemontesi che stanno vivendo un periodo drammatico”.

Tra le questioni su cui Valle pone l’accento c’è anche la discrasia tra una politica degli annunci e una realtà sempre più confusa. “Il 4 marzo Cirio aveva assicurato 4mila tamponi al giorno e oggi a più di un mese di distanza non solo l’obiettivo non è ancora stato raggiunto, ma l’assessore Icardi ci viene a raccontare che le disposizioni del Consiglio Superiore di Sanità erano di circoscrivere i tamponi ai soli sintomatici, forse senza sapere che noi non li abbiamo fatti neanche a molti di loro”. E ancora, “il 17 marzo sempre Cirio aveva promesso 55mila tamponi per tutto il personale sanitario: sono passate tre settimane, a che punto siamo?”.

Valle, inoltre, parla di un “coinvolgimento tardivo di Scr, la società di committenza regionale, per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale. Le prime gare sono partite a metà marzo, mentre il primo contagio risale al 22 febbraio e il 31 gennaio il premier Conte aveva già dichiarato lo stato d’emergenza”.

La magistratura sta già lavorando sui decessi nelle Rsa, molti sono gli esposti sulle mancate forniture dei dispositivi di protezione, “a noi – affermano i due esponenti dem – interessano le scelte politiche, le decisioni prese, la gestione della macchina operativa”. E poi un avviso al governatore: “Prima di chiedere poteri speciali deve dire come intende fronteggiare l’emergenza sanitaria e la successiva fase 2. Nessuna delega in bianco”.

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