EMERGENZA ECONOMICA

La Fase 2 degli ultimi (a ripartire)

Bar, ristoranti, musei. Piccolo commercio e turismo dovranno aspettare ancora prima di uscire dal lockdown ma già pensano al dopo. Banchieri (Confesercenti): "Non facciamoci trovare impreparati". Un questionario per raccogliere bisogni e aspettative

Sono i due comparti che stanno soffrendo di più per le restrizioni imposte dal Governo e che rischiano di riprendersi per ultimi dalla crisi economica generata dall’epidemia. Da una parte il settore turistico e ricettivo, dall’altra i bar, ristoranti e negozi. Entrambi già pensano alla fase due, quando arriverà. Secondo quel che filtra dall’esecutivo saranno gli ultimi a riaprire con tutte le incognite di una domanda interna in contrazione se questa crisi avrà, come purtroppo prevedibile, ripercussioni gravi anche sull’occupazione e quindi sui redditi delle famiglie.

“Prepariamoci in tempo, o quando negozi e mercati riapriranno rischieranno il flop” mette in guardia il numero uno di Confesercenti Torino Giancarlo Banchieri. “È evidente – prosegue – che sulle nostre attività sarà concentrata particolare attenzione: ma, proprio per questo, bisogna prepararsi in tempo. Non è immaginabile che si facciano annunci da un giorno all’altro e che negozi e mercati possano essere pronti. Ciò che è successo con librerie, cartolibrerie e negozi di abbigliamento infantile lo dimostra: non solo si sta andando in ordine sparso nelle diverse regioni, ma sono stati gli stessi operatori a esprimere dubbi. Era prevedibile che gran parte delle attività non fosse pronta o, comunque, fosse incerta sul da farsi in termini di misure di sicurezza, organizzazione del lavoro e accesso della clientela. Evitiamo che ciò accada su vasta scala quando finalmente si apriranno nuove possibilità. Giustissimo pensare alle attività produttive, caratterizzate da un livello di complessità più alto, ma adottiamo lo stesso approccio per commercio e turismo: bisogna pensarci già da ora”.

Negli ultimi trent’anno Torino ha fatto di tutto per emancipare almeno in parte la propria economia dal sistema Fiat, andare oltre la one company town, diversificando le proprie attività e ora quello sforzo rischia di risultare vano se quelle attività che hanno proliferato in questi anni dovessero lentamente perire, sferzate da un lockdown di cui non si vede la fine.

Turismo Torino, società pubblica che si occupa della promozione del capoluogo, ha come obiettivo quello di “individuare linee guida per una ripresa del comparto turistico finita l’emergenza Covid19”. A ogni categoria della filiera turistica – oltre 1.900 strutture alberghiere ed extra alberghiere, ristoranti aderenti ai prodotti dell’Atl, musei, guide turistiche, comuni soci, operatori del registro incoming, outdoor, consorzi e gestori di impianti sciistici – è stato somministrato un questionario specifico per comprendere quali siano i bisogni e le aspettative di coloro che operano nel comparto e, soprattutto, se si stiano valutando azioni da attuare una volta che l’emergenza sarà rientrata. Per dare maggiore valore scientifico alle risposte è stato coinvolto il dipartimento Management e il dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne-Scienze del Turismo dell’Università di Torino. “Abbiamo ritenuto necessario porre delle domande nell’ottica di presentare delle exit strategy a un tavolo di lavoro con i vari stakeholder istituzionali e operatori del settore per avere delle linee guida con il prezioso supporto scientifico dell’Università, da applicare una volta che l’emergenza sarà rientrata” spiega il direttore di Turismo Torino Daniela Broglio. In queste settimane l’Atl è rimasta sempre in contatto con i rappresentanti di diverse destinazioni europee tramite Ecm - European Cities Marketing, l’organizzazione senza scopo di lucro creata per migliorare la competitività e le prestazioni delle principali città d’Europa.

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