IDEE PER IL DOPO

Un piano scopiazzato con qualche svarione

Lo studio realizzato dal Politecnico pare scritto da chi non conosce la realtà produttiva. Al più si limita a inserire procedure già in atto in molte aziende. Un lavoro che tradisce il forte protagonismo del rettore - di Claudio CHIARLE

L’executive summary, un pregevole lavoro sotto la guida del Magnifico Rettore del Politecnico di Torino, professor Guido Saracco merita attenzione, approfondimento e considerazioni sia nei contenuti, sia nella tempistica di elaborazione. 

D’altra parte un progetto presentato l’8 di aprile e  i cui risultati sono stati resi pubblici il 15 aprile, nel frammezzo era stato presentato al Prefetto il 14 aprile, e in mezzo c’era Pasqua, la dice lunga sulla capacità reattiva del complesso e numeroso gruppo di lavoro coinvolto. Per fortuna, sul sito, si trova anche la possibilità di inserire suggerimenti da parte di tutti.

Sicuramente i circa 45 esperti estensori hanno lavorato precedentemente a queste date per poi consegnare ai valutatori, tra cui Cgil-Cisl-Uil, il documento. Quindi un documento di circa 20 pagine che diventa di 150 pagine (con molte ripetizioni…), in cui l’elemento centrale è il lavoratore e i suoi comportamenti in azienda non ha avuto tra gli estensori il sindacato! A meno che non continui la “solita storia” già vista nel 2010 durante il Congresso Fiom al Politecnico di Torino dove aleggiavano i: “caro Giorgio…”, “caro Francesco…”. Si scelgono interlocutori privilegiati, gli “amichetti”, a scapito  di un formale e sostanziale coinvolgimento dalla fase preparatoria delle confederazioni sindacali Un antico vizio con le gambe corte.

Un documento anche nella estensione più ampia distribuisce raccomandazioni puntuali dimenticandosi che il nostro tessuto produttivo è fatto, maggiormente, da piccole e piccolissime imprese dove è già difficile tutelare i lavoratori nella normalità ma il testo recita: “I comportamenti delle direzioni aziendali, del personale e dei terzi devono uniformarsi con consapevole, costante e collaborativa puntualità alle disposizioni del Protocollo”. La maggior parte delle aziende non ha “direzioni aziendali” e abbiamo visto cosa pensano i consulenti aziendali nel documento del 1° aprile.

Sorgono spontanee due domande, la prima: perché  Cgil-Cisl-Uil non sono state inserite ufficialmente tra gli estensori? (insieme alle organizzazioni datoriali). La seconda: perché non si è coinvolto chi nelle aziende ci vive ogni giorno? Perché essere Rettori è un cosa, vivere la realtà è un’altra, infatti, suscita curiosità il documento laddove si dice: “Analisi del lay-out dei luoghi classificati: L’analisi dei layout dovrebbe considerare le possibilità di collocazione delle postazioni lavorative o di servizio presenti nei luoghi prima classificati. (…) si potrà valutare la possibilità di variare la disposizione delle postazioni, ove possibile (ovvero per le postazioni senza fondazioni…)

Siamo un territorio industriale? Si, allora le aziende (maggioranza piccole  piccolissime, ribadisco) hanno nella stragrande maggioranza macchinari con fondamenta, impossibili da spostare. Bastava inserire nel gruppo degli estensori un operaio affinché lo spiegasse agli estensori. Infatti il documento stesso conferma che per gli operai, la maggioranza dei dipendenti a rischio, non può fare smart working

Come, e qui suscita solo ilarità, ipotizzare “Buone pratiche per il sistema dei trasporti aziendali: “Favorire per quanto possibile e adeguato alle infrastrutture esistenti, l’utilizzo di mezzi di trasporto singoli (biciclette, ciclomotori) alternativi ai mezzi pubblici, predisponendo, laddove possibile, aree di parcheggio e/o ricovero di detti mezzi”. Questa pandemia rilancerà l’uso del trasporto privato, dell’auto privata come mezzo di trasporto e il documento ignora tutte le conseguenze che ciò comporterà sulla ripresa dopo il lockdown ma anche le opportunità di una città ancora fortemente automotive. Oppure il Rettore si è scordato che a Torino esiste Fca e la filiera dell’auto?

Ma forse siamo già al punto in cui gli esperti spiegano a chi vive nelle aziende cosa fare nel campo. Infatti mentre si svolgeva questa mole di lavoro, molte aziende nazionali e internazionali avevano già adottato regole di comportamento sia per quanto riguarda i lavoratori, la loro gestione nei reparti e anche i mezzi di trasporto. Il 9 aprile i sindacati nazionali metalmeccanici, compresa Fiom, firmavano il protocollo sulle linee guida in Fca (ma se il Magnifico Rettore sbaglia interlocutore anche nelle aziende diventa difficile appropriarsi delle esperienze concrete realizzate).  E poi il 14 aprile in Ferrari e poi, in Cnhi, in Marelli, in Fincantieri. Peggio sarebbe utilizzarle senza usare il “virgolettato”.

Un lavoro corposo che non nasconde però il forte contrasto tra la voglia di coinvolgere tutte le parti sociali, esperti, enti, università e un forte protagonismo individuale di cui abbiamo tutti ben presente l’obiettivo ma a oggi comincia anche a sfuggire con quale schieramento conseguirlo, considerando che parrebbe che competitor nel centrodestra starebbero allontanandosi dalla politica locale avendone ben donde stante i risultati di questa maggioranza regionale.

Al forte protagonismo individuale, di questi tempi, bisognerebbe sentire un sapore di altruismo disinteressato e da mettere al servizio della Comunità.

Come dissi anni fa a un delegato sindacale della Fim che mi sostituiva nel ruolo di coordinatore all’Alenia: non basta avere i gradi da generale, bisogna saperlo fare, il generale.

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