GRANDI OPERE

Strada pubblica per la Metro 2, dietrofront di Appendino

Dopo l'apertura della sindaca al project financing, l'assessora ai Trasporti Lapietra annuncia l'ennesimo cambio di rotta. Ipotesi Cdp per un maxi finanziamento da 600 milioni a tasso agevolato da restituire quando la linea entrerà in funzione. Soddisfazione del M5s

Ennesimo dietrofront del Comune di Torino sulla realizzazione della seconda linea della metropolitana. Dopo l’apertura della sindaca Chiara Appendino all’ipotesi del project financing con il coinvolgimento di un partner privato, è l’assessora ai Trasporti Maria Lapietra, tra le più strenue sostenitrici del finanziamento interamente pubblico, ad annunciare un nuovo ripensamento. Dopo venti giorni di valutazione, la giunta Appendino torna sui suoi passi e punta a realizzare la metro 2 di Torino solo con finanziamenti pubblici.

“Il project financing l’abbiamo abbandonato – ha spiegato Lapietra in commissione Trasporti – abbiamo visto che i canoni sono troppo alti. Rimangono due scelte: fare con i fondi statali attuali o futuri, oppure fare un mutuo. In questa fase emergenziale è in corso la definizione di una collaborazione tra Ministero delle Infrastrutture e Cassa Depositi e Prestiti”.

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Il mese scorso, la sindaca aveva chiesto formalmente all’esecutivo di inserire la Metro 2 tra gli interventi realizzabili secondo il “Modello Genova”, con riferimento al metodo adottato per rifare il Ponte Morandi: ingenti finanziamenti pubblici e procedure più snelle per aprire i cantieri il prima possibile e sfruttare i grandi investimenti infrastrutturali come leva di rilancio per il Paese. Il tutto con la nomina di un commissario straordinario nella persona proprio del sindaco della città. Tema, quello del commissario, su cui però il M5s si è dichiarato contrario.

Il progetto approvato dalla giunta Appendino prevede un tracciato di 32 chilometri, con 28 stazioni da Anselmetti a Rebaudengo, con due estensioni fuori città: a sud fino al centro di Orbassano e a nord verso Pescarito. Al momento il Governo ha già garantito 828 milioni per la realizzazione dell’opera. Ne servirebbero 5 miliardi per completarla interamente, ma basterebbero 1,5 miliardi per la prima tratta, quella da Rebaudengo al Politecnico. L’ipotesi sul tavolo è di assicurarsi un finanziamento di 600 milioni da Cassa Depositi e Prestiti, per avvicinarsi notevolmente alla cifra necessaria a completare il primo lotto e mezzo.   

“I due enti – ha aggiunto Lapietra – stanno studiando la creazione di uno strumento finanziario, finalizzato alla realizzazione delle infrastrutture strategiche, con dei tassi agevolati e un periodo di pre-ammortamento molto lungo: questo ci permetterebbe di pagare la prima rata del mutuo quando la linea 2 sarà già in esercizio”.

Da quando la giunta pentastellata è andata al potere sul sistema per realizzare la seconda linea della metropolitana ha già cambiato idea quattro o cinque volte. All’inizio le parole d’ordine erano “tutta pubblica”, un po’ per questioni ideologiche un po’ per segnare una cesura con l’amministrazione di centrosinistra, che voleva coinvolgere i privati. Poi si è valutato il project financing, perché i soldi dello Stato non sarebbero mai bastati. Poi l’annuncio degli oltre 800 milioni di euro messi sul piatto da Giuseppe Conte ha fatto pendere la bilancia su un’operazione finanziata interamente dal Governo, con l’auspicio che ne mettesse altri. Un mese fa l’opzione privati al 40%. Oggi il nuovo cambio di programma. Intanto sono passati quattro anni.

Esulta il Movimento 5 stelle, geneticamente contrario a ogni coinvolgimento di partner privati nelle grandi opere pubbliche: “Gli scenari illustrati dall’assessora Lapietra chiariscono definitivamente come per la linea 2 della metropolitana la strada più vantaggiosa sia quella di una realizzazione con risorse pubbliche e con una gestione del progetto definitivo da società comunali. Noi lo avevamo detto fin dall’inizio che questa era la strada più sostenibile. A differenza dei desideri dei nostalgici del privato ovunque, anche nei servizi fondamentali, che nonostante il fallimento e la crisi generata dall’emergenza coronavirus continuano a tessere le lodi di strumenti finanziari che arricchiscono pochi e creano debiti sulle spalle di tutti, come abbiamo sentito oggi in commissione. Ora anche i numeri certificano quanto sostenevamo” afferma la capogruppo del M5s Valentina Sganga. In realtà a creare un debito da 600 milioni “sulle spalle di tutti” è proprio la soluzione indicata da Lapietra con la richiesta di un finanziamento da 600 milioni a Cdp.   

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