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Commissario al Teatro Regio, "avrei dovuto chiederlo prima"

Appendino recrimina sulle scelte del passato dopo la bufera giudiziaria che ha travolto l'ex sovrintendente Graziosi (su cui, tuttavia, non si esprime). Prova a rassicurare i lavoratori: "Non vogliamo macelleria sociale". Su Schwarz: "Auspico rimanga"

“Forse avrei dovuto farlo prima”. Se c’è una cosa che si rimprovera Chiara Appendino nella gestione del Teatro Regio è di non aver commissariato l’ente lirico nel 2017, magari evitando la nomina a sovrintendente di William Graziosi, oggi indagato assieme al corista e attivista grillino Roberto Guenno e altre due persone con le accuse, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio.

La conferenza stampa della sindaca, assieme all’assessore alla Cultura Francesca Leon, avviene dopo l’incontro con i sindacati che già nei giorni scorsi avevano manifestato davanti a Palazzo Civico contro l’ipotesi di un commissario. Il timore di un giro di vite su maestranze e artisti è altissimo e su questo la prima cittadina sta provando a rassicurarli: “È nostra intenzione chiedere la garanzia dei livelli occupazionali. Non è nostro interesse fare macelleria sociale e generare nuova disoccupazione, soprattutto in un momento come questo”. È però anche evidente che in una situazione di “criticità strutturali di bilancio” è difficile attuare un risanamento senza intervenire sulla voce del personale. “C’è il tema della produttività, del numero delle rappresentazioni e del loro costo”. Insomma, le strade sembrano essere due: o si riduce il numero dei dipendenti oppure il costo per ogni alzata di sipario.

Il consiglio di indirizzo si riunirà la prossima settimana, prima ci sarà un nuovo incontro con i rappresentanti dei lavoratori. Poi la palla passerà ufficialmente nelle mani del ministro Dario Franceschini cui spetterà l’onere di nominare un commissario che “potrà decidere di avvalersi di un sovrintendente che si occupi della parte artistica” precisa Appendino, tenendo così una porta aperta a Sebastian Schwarz. L’attuale sovrintendente sarà a Torino la prossima settimana proprio per capire come la sindaca intenda muoversi – è stato informato della richiesta di commissariamento poche ore prima dell’annuncio – e quindi decidere se proseguire il proprio rapporto con il Regio o interromperlo.

I conti dell’ente lirico sono in profondo rosso e, a differenza di quanto accaduto in passato, nessuno dei soci questa volta ha deciso di mettere mano al portafoglio per ripianare le perdite. Il disavanzo nel 2019 si attesta a 2,5 milioni di euro. Quattro le criticità strutturali indicate da Appendino: una crisi di liquidità che dura da anni, creando debiti su debiti nei confronti dei fornitori (passati nell’ultimo anno da 8,7 milioni a 10,4) e rendendo così sempre meno attrattivo il teatro. Non è bastato per migliorare sensibilmente questa voce neanche lo sforzo dei soci che hanno ridotto da 14,4  a 8,5 milioni i crediti per contributi. Debiti finanziari ancora molto alti, nonostante una riduzione da 32 a 28 milioni “e che ora necessita di una ristrutturazione” e una relazione sempre negativa tra i ricavi e i costi dell’ente.

A pesare sui conti c’è un andamento delle sponsorizzazioni ben lontano dagli auspici del piano di rilancio firmato da Guido Guerzoni, nonostante l’impegno di Iren che ha raddoppiato il proprio contributo da 500mila euro a 1 milione. Oltre alla ristrutturazione del debito, il nuovo commissario dovrà occuparsi della ripatrimonializzazione della Fondazione, di riportare in equilibrio il rapporto tra entrate e uscite e infine attuare il piano da 8,5 milioni per l’ammodernamento del teatro.  

Tra le poche note liete dell’ente lirico c’è l’incremento dei ricavi da biglietteria, passati da 5,9 milioni (2017) ai 6,4 milioni (2018) fino a raggiungere i 7 milioni nell’anno appena passato; e la riduzione dei debiti con le banche, passati da 17,9 milioni del 2017 agli 11,7 nel 2018 in attesa di certificare quelli dell’anno appena concluso.

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