COMUNE DI TORINO

"Più soldi e poteri ai sindaci"

Per Appendino le città devono essere al centro della ripresa. "Abbiamo dato dimostrazione di responsabilità e senso dello Stato" mentre le Regioni hanno "creato confusione". E per ripartire via anche il patto di stabilità: "Servono politiche espansive"

Più soldi e più poteri. In una sintesi estrema, e tutt’altro che esauriente, è questo ciò che Chiara Appendino chiede al Governo per i sindaci. Secondo la prima cittadina grillina dai municipi dovrà partire la ripresa economica e sociale dell’Italia e perché ciò avvenga lo Stato “deve dar vita a politiche espansive” perché “la stagione dei tagli è finita”. In una lunga intervista concessa a Micromega, Appendino traccia la sua road map e chiede fiducia per una categoria, quella dei sindaci, appunto, che nella fase emergenziale ha “dimostrato senso di responsabilità e dello Stato”. “Abbiamo rinunciato al nostro potere di ordinanza perché in un momento di emergenza è importante avere un’unica voce, messaggi chiari, una comunicazione semplice” ha aggiunto la sindaca di Torino. Un atteggiamento, a suo giudizio, diametralmente opposto a quello delle Regioni, il cui “modo di agire non ha aiutato, generando solo confusione”. Un attacco ben assestato, non a caso, nei confronti di un soggetto istituzionale che non ha alcun esponente pentastellato alla guida. E soprattutto qualcosa più di una frecciatina ad Alberto Cirio che tante gliene ha fatte passare nell’era pre-Covid, quando il governatore ancora si godeva la luna di miele con gli elettori. Ora Appendino lo vede meno spavaldo e più ammaccato ed è lei a passare al contrattacco.

Di più: secondo la sindaca grillina, “mai come ora è necessario riconoscere maggiormente il ruolo delle Città metropolitane sia dal punto di vista dello sviluppo economico che delle politiche ambientali. Serve però terminare la riforma iniziata nel 2014 e rimasta a metà. Che sia poi necessario agire subito sulla sanità è sotto gli occhi di tutti”. Un altro messaggio politico significativo per chi quella riforma l’aveva osteggiata e poi, dopo l’elezione del 2016, era stata accusata di non occuparsi abbastanza dell’area metropolitana e dei suoi Comuni coi quali, invece, si è scontrata in più di un’occasione, in ultimo sulla gestione del sistema idrico integrato in cui la proposta di Appendino, di modificare lo Statuto di Smat, è stata messa in minoranza.

La buona notizia – sul fronte finanziario – è che dopo i primi 3 miliardi il Governo è pronto a stanziarne altrettanti per i Comuni. Questo dovrebbe portare Torino a ottenere 150 milioni di euro per coprire un buco che si stima possa raggiungere i 230 milioni. Altri 50 milioni arriveranno dalla rinegoziazione dei mutui, con la sospensione della quota capitale per tutto il 2020 e a quel punto la strada dovrebbe essere in discesa. Anche se, dice Appendino, “Oggi il Covid ha spazzato via la nostra politica di quattro anni di risanamento dei conti”.

Infine la sindaca chiede procedure più snelle per opere e infrastrutture in grado di trasformarsi in una sorta di volano per l’economia: “Torino – spiega – ha dei soldi a bilancio per le infrastrutture che possono essere immessi immediatamente nel circuito economico, ma abbiamo bisogno di procedure più snelle”. Meno lacci e lacciuoli contabili, più efficienza. Un tema su cui Appendino già si era pronunciata quando aveva chiesto che il Modello Genova, quello adottato cioè per il Ponte Morandi, potesse essere utilizzato anche per la Metro 2.  “O il motore dell’economia sarà pubblico, con risorse da inserire nel sistema in breve tempo, o si genererà ulteriore recessione. In questo meccanismo si inserisce il tema del patto di stabilità. Dobbiamo essere messi nelle condizioni di fare politiche economiche espansive: tradotto, chiediamo risorse e strumenti. Una cosa senza l’altra non serve”.

print_icon