FASE 3

In Piemonte l’emergenza è finita, la Regione chiude l’Unità di crisi

Istituita il 22 febbraio ha avuto il compito di gestire la macchina operativa. Guidata prima da Raviolo e poi da Coccolo è stata affiancata da due task force. Attività sospesa, per il momento è previsto solo un turno di reperibilità

La Regione Piemonte ha chiuso l’Unità di crisi anti Coronavirus che era stata allestita il 22 febbraio. Lo si è appreso in ambienti medici. L’attività collegiale dell’organismo è stata sospesa. L’organismo continuerà a operare con un presidio di reperibilità tutti i giorni h24 presso la Protezione civile. Il personale che in questi mesi ha fatto parte dell’Unità di crisi è tornato alle strutture di provenienza. Tutte le funzioni, comunque, verranno riattivate in caso di necessità. “Possiamo dire – spiega Vincenzo Coccolo, commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus in Piemonte – che è una notizia positiva. L’Unità di crisi è stata il termometro della situazione. Con il procedere degli eventi è stata progressivamente rimodulata, e ora, in quella che dal nostro punto di osservazione è diventata una Fase 2 molto avanzata, ha assunto la veste attuale”. La sanità piemontese non intende abbassare la guardia contro il Covid. È in fase di allestimento una struttura che avrà carattere ordinario – operativa presso l’Asl Città di Torino – ritagliata sulle esperienze e le competenze maturate dall’Unità di crisi: manca solo l’atto aziendale, necessario perché il Dipartimento possa entrare in funzione.

In Piemonte la catena di comando dell’emergenza è stata strutturata in più passaggi. Nelle varie fasi sono stati creati nuovi organi, assegnate nuove competenze, integrati nuovi membri (con ruoli talvolta sovrapposti) ed effettuati veri e propri cambi al vertice. Come ricostruisce Openpolis, nella prima fase si era trattato di un organo leggero, anche se l’atto istitutivo prevedeva che il coordinatore dell’unità provvedesse poi a successive nomine attingendo in particolare dalla direzione welfare, dalle direzioni sanitarie e dalle unità operative di malattie infettive e rianimazione. In ogni caso il decreto del presidente si era limitato a indicare esplicitamente solo 6 membri. Tra questi il solo responsabile politico citato è l'assessore alla Sanità Luigi Icardi, esponente della Lega, a cui è attribuita la “supervisione relativa alla verifica dell’operatività dell’unità di crisi”. Molte delle principali nomine sono state fatte con decreto del presidente della giunta regionale. Al di là di questo però il governatore Alberto Cirio, di Forza Italia, è rimasto abbastanza esterno all’organizzazione emergenziale. Infatti mentre l’assessore Icardi e quello alla protezione civile Marco Gabusi hanno assunto un ruolo all’interno dell’unità di crisi, Cirio non fa parte di nessuno degli organi creati ad hoc. 

Due sono invece sono i componenti dell’amministrazione. Il segretario generale della regione Paolo Frascisco, con il “ruolo di referente generale delle attività svolte presso l’unità di crisi”, e Sandra Beltramo dirigente del settore protezione civile della regione. Oltre a questi gli altri componenti appartengono tutti al servizio emergenza del 118. Primo tra tutti Mario Raviolo, direttore della maxiemergenza 118 e come tale referente sanitario regionale, ovvero l’anello di congiunzione con la struttura nazionale della protezione civile. A lui è demandato il ruolo di coordinatore generale delle attività dell’unità di crisi. A metà marzo, a seguito di numerose polemiche per la gestione, anche da parte della federazione regionale degli ordini dei medici, Vincenzo Michele Coccolo viene nominato commissario straordinario per l’emergenza covid-19. Il 23 aprile, un comunicato della regione informa che Raviolo non fa più parte dell'unità di crisi. Al suo posto, Elide Azzan, dell’Asl di Novara, già componente del comitato tecnico scientifico. Neanche in questo caso però è chiaro se questa assuma il ruolo di referente sanitario regionale, originariamente ricoperto da Raviolo. Oltre a lei entra nell’Unità anche Paolo Vineis, vicepresidente del Consiglio superiore di sanità e membro della task force dati per l'emergenza Covid-19, a cui viene affidata la "nuova area di supporto alla pianificazione strategica dell’unità di crisi".

Ad oggi sono quattro gli organismi che sono stati creati: l’Unità di crisi, il Comitato tecnico scientifico (presieduto dal medico legale Roberto Testi), il gruppo per la gestione della fase 2, in particolare per la medicina territoriale, guidato da Ferruccio Fazio e il gruppo di lavoro sulla riorganizzazione ospedaliera presieduto da Giovanni Monchiero. All’interno di queste strutture Openpolis ha censito complessivamente 47 persone. Dalle fonti però risulta che anche altri sono stati inseriti a vario titolo all’interno di questi organi e in particolare l’Unità di crisi, dove operano tra gli altri il direttore dell’Asl To3 Flavio Boraso e l’ex magistrato ora in pensione Antonio Rinaudo.

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