VERSO IL 2021

Guariniello candidato a sua insaputa

L'ex pm da cinque anni in pensione dichiara allo Spiffero di non sapere nulla dell'ipotesi di correre alle comunali di Torino. Idea partorita dagli uomini di Calenda. Il solito ballon d'essai di qualche politico in cerca d'autore. Freddi anche i potenziali alleati

È durata una manciata di ore la candidatura di Raffaele Guariniello a sindaco di Torino. Un ballon d’essai lanciato da qualche politico in cerca d’autore, perché la tecnica è sempre più o meno la stessa: buttare nell’agone un nome di prestigio per far parlare un po’ di sé. Una suggestione dalle gambe corte quella avanzata dal Azione, il partito di Carlo Calenda che, attorno all’ex pubblico ministero di Frugarolo, provincia di Alessandria, vorrebbe costruire un’alleanza alternativa a una ipotetica, e a oggi più che improbabile, alleanza tra Pd e Movimento 5 stelle. Un grande centro composto da Più Europa, Italia Viva, pezzi di Forza Italia e Moderati. Paradossale che, secondo quanto racconta allo Spiffero anche il diretto interessato fosse all’oscuro della proposta: “Mi hanno avvertito questa mattina ma io sinceramente non ne so niente – dice Guariniello divertito – in questo momento sono alle prese con l’amianto per presentare al ministro dell’Ambiente una proposta di legge sul tema”. Guariniello, infatti, è il presidente della Commissione sull’amianto che ha il compito di riformare l’attuale norma sul tema e a quanto pare a scendere in campo non ha alcuna intenzione.

Intanto, anche colo che dovrebbero sostenere l’ex magistrato da quasi cinque anni in pensione replicano freddamente alla proposta, quando non in modo chiaramente stizzito. “Ho letto la notizia questa mattina, non ne sapevo niente” dice Igor Boni, presidente di Radicali Italiani e il compagno di partito Silvio Viale non ci va troppo per il sottile: “Ma possibile che a Torino non riusciamo a trovare un quarantenne in grado di aprire un nuovo ciclo?” si chiede rievocando l’esperienza civica di Alleanza per Torino, di cui fu protagonista, quando Valentino Castellani seppe costruire attorno a sé una nuova classe di amministratori, gettando il cuore oltre la Fiat.  

Osannato, temuto e criticato, di Guariniello, 79 anni compiuti a marzo, nel giorno delle idi, si dice essere stato la salvezza di molti cronisti a corto di aperture: lui aveva sempre una pista su cui stava indagando che valesse un buon pezzo. Nella sua carriera ha aperto oltre 30mila fascicoli (dal doping nel calcio a Stamina, dalla Thyssen all’olio d’oliva adulterato, dalla farina di castagne tossica alle buche stradali). La sua disponibilità a una candidatura venne sondata già quando il neonato Pds era alle prese con la successione di Diego Novelli: fu l’allora segretario Walter Veltroni a proporglielo ma lui aveva rifiutato privilegiando la toga alla fascia tricolore.

“Prima della campagna elettorale è pieno di liste e ognuno dice la sua, poi bisogna raccogliere le firme e presentarsi” afferma maliziosamente Mimmo Portas, leader dei Moderati, il brand più longevo nel centrosinistra torinese, da sempre al fianco del Partito democratico, nella buona e nella cattiva sorte, dimostrandosi tanto leale quanto prezioso riuscendo a sfiorare nei momenti di massimo splendore risultati a due cifre. Oggi Portas fa parte del gruppo parlamentare di Italia Viva e ha posto come unica condizione per proseguire il percorso intrapreso più di vent’anni fa quella di evitare un’alleanza con il M5s che al momento sembra piuttosto remota. “Noi faremo le primarie col Pd e restiamo ancorati al centrosinistra, ognuno poi è libero di fare ciò che crede”.

A diffondere l’ipotesi Guariniello è stato in queste ore l’ex assessore ai Trasporti della giunta Fassino, oggi consigliere comunale a Torino, Claudio Lubatti, da poco approdato sui lidi calendiani pur continuando a far parte del gruppo Pd in Sala Rossa, e in perenne ricerca di una ribalta. La sua sortita, però, avrebbe indispettito alleati di ieri e di oggi e c’è chi dice che pure all’interno della stessa Azione ormai “iniziano a mal sopportarlo”.

Semaforo rosso anche da parte di Italia Viva, per bocca della deputata Silvia Fregolent: “Per risollevare Torino dopo questi anni di disastri causati dal M5s e da Chiara Appendino c'è bisogno di un progetto, non soltanto di nomi”. Una formula politicamente cortese per archiviare la questione.

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