L'unico Centro è Forza Italia

Il clamoroso e plateale fallimento politico ed elettorale del Terzo Polo non segna solo la sconfitta dei due piccoli partiti personali che si erano autocandidati a rappresentare quello spazio politico nel nostro Paese. Cioè i partiti di Renzi e di Calenda. Ma, soprattutto, lascia la possibilità a chi vuole percorrere quella strada seriamente e senza equivoci di farlo sino in fondo. Con coraggio, coerenza e determinazione. Anche perché, come credo sia chiaro quasi a tutti, il futuro “Fronte popolare” è una coalizione politica ed elettorale – ovviamente del tutto legittima e anche coerente – che non c’entra assolutamente nulla con tutto ciò che è anche solo vagamente riconducibile al Centro e ad una seria e credibile “politica di centro”. E questo perché una alleanza che unisce la sinistra radicale e massimalista della Schlein, la sinistra estremista e fondamentalista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e quella populista e demagogica dei 5 stelle è semplicemente e strutturalmente alternativa rispetto ad un progetto politico centrista, riformista e moderato. E le ultime e ripetute piroette politiche e giustizialiste del capo di Italia Viva lo confermano in modo persin plateale senza doverlo neanche spiegare. Ovvero, per potere nuovamente far parte di quel campo politico occorre abbandonare qualsiasi cultura centrista e, al contempo, assumere un linguaggio, e soprattutto atti politici, che siano funzionali alla cornice ideale del futuro “Fronte popolare” in salsa italiana.

Ecco perché, oggi, il Centro e la “politica di centro” – richiesta che ormai viene avanzata da molti osservatori e commentatori politici che sino a poco tempo fa erano addirittura storici detrattori e contestatori di quel progetto come, ad esempio, l’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro – possono decollare solo se vengono interpretati e gestiti politicamente da partiti e movimenti che si identificano in quel progetto e in quella cultura. E, su questo versante, il partito più gettonato e più credibile per declinare una vera e propria “politica di centro” è oggi quello di Forza Italia. Lo riconoscono quasi tutti. Storici detrattori ed incalliti simpatizzanti, commentatori indipendenti ed osservatori formalmente di parte. E questo per la semplice ragione che il Centro e la “politica di centro” non possono essere rappresentati da partiti e movimenti politici che hanno un’altra ragione sociale, altre culture di riferimento e, soprattutto, altre prospettive di governo. Per capirci, non è certamente il 3° “Fronte popolare” – dopo quello di Palmiro Togliatti e dei comunisti alle elezioni del 1948 e di Achille Occhetto per il voto del 1994 dopo tangentopoli – a potersi far carico della cultura e del progetto centrista nel nostro paese.

Certo, Forza Italia può declinare al meglio questa concreta opportunità politica se allarga i confini del partito a tutte le culture politiche e ai movimenti che sono riconducibili al Centro; se garantisce un autentico modello democratico al suo interno e se, soprattutto, si fa carico di un progetto politico schiettamente riformista e di governo. Una triplice sfida politica, culturale e programmatica che può fare di Forza Italia il vero punto di riferimento di un nuovo e rinnovato Centro nel nostro paese. Un riferimento politico che è culturalmente plurale ma indubbiamente avvincente per chi non si rassegna a consegnare il futuro del paese ad una prospettiva che vede il confronto tra gli “opposti estremismi”. Cioè fra una sinistra ormai sempre più radicale, massimalista ed estremista e una destra che contiene al suo interno ancora troppe sacche sovraniste e fondamentaliste. Un contesto, quello contemporaneo, che richiede appunto la presenza di un presidio autenticamente e credibilmente centrista, riformista e moderato.

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