TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Sarno lasci il Consiglio regionale"

Dieci segretari di sezione scrivono ai vertici del Pd piemontese sul caso del consigliere "furbetto" che ha incassato il bonus Covid: insufficienti le sue spiegazioni e l'autosospensione, deve dimettersi. "Il suo comportamento ha arrecato un danno alla nostra comunità politica"

Le scuse e l’autosospensione dal partito non bastano. Diego Sarno deve dimettersi da consigliere regionale. La richiesta, pesantissima, arriva da dieci segretari di sezione del Pd a poche ore dall’annuncio “riparatore” del consigliere di devolvere sei mesi del suo stipendio al comitato che intende costituire a favore di chi ha perso il posto di lavoro a causa del Covid, indicandone come garante l’ex magistrato Gian Carlo Caselli. Neppure le parole di stima rivolte dall’ex procuratore nei confronti del consigliere che ha incassato (devolvendolo poi in beneficenza, ha spiegato) il bonus da 600 euro ha mitigato le fortissime reazioni all’interno del partito.

I dieci segretari – di Rivalta, Bruino, La Loggia, Candiolo Piossasco, None, Orbassano, Vinovo, Trofarello e della stessa Carignano, dove è nato Sarno – non si limitano ad esprimere “lo sconcerto per quanto emerge dal comportamento del consigliere regionale”. Nella lettera, indirizzata ai vertici del partito regionale e metropolitano e al capogruppo a Palazzo Lascaris Raffaele Gallo, i rappresentanti dei circoli locali scrivono che “il fatto in se ancorché legalmente previsto appare eticamente e moralmente inaccettabile, anche volendo considerare con benevolenza le spiegazioni addotte dal consigliere”, spiegazioni peraltro ritenute “insufficienti a giustificarlo”. E se viene accolta “con favore la sospensione dal partito intrapresa a tutela dell’immagine e della serietà con la quale il Pd intende l’impegno politico”, i rappresentanti delle sezioni del bacino elettorale di Sarno tuttavia “ritengono non sufficiente ciò che a ben vedere, è da ritenersi un atto dovuto dopo l’emersione del comportamento inadeguato”.

Leggi qui la lettera dei segretari Pd

Pur esprimendo “calore umano al compagno che ha sbagliato” rivolgono a lui un appello “affinché si assuma la piena responsabilità del comportamento inappropriato e rassegni le dimissioni dall’incarico senza frapporre ulteriore indugio”. Dimissioni subito, insomma. “Un gesto – si legge nella lettera – che andrebbe a suo merito e a riparazione del danno che la comunità politica nella quale è stato eletto ha subito. Perché è bene sottolineare che il fatto trascende i confini della sua vicenda personale e indebolisce la politica nel suo insieme, intesa come arte della convivenza civile e democratica e non già quale luogo di scontro tra opposte fazioni e “furbizie” a fini personali”.

I dieci dirigenti, tra i quali spicca il nome di Giorgio Ardito, ultimo segretario del Pci subalpino e primo del Pds ora commissario del partito di Orbassano, inoltre, “chiedono al partito di farsi soggetto attivo di una proposta di legge che regolamenti le forme democratiche che devono presiedere alla formazione dei partiti richiamando e ispirandosi, se occorre, anche a quanto previsto dal Codice Etico del Partito Democratico, con l’obiettivo di contrastare con efficacia la sfiducia nella Politica che affligge una larga fetta di popolazione nel nostro paese, gonfiando oltre misura le vele dell’antipolitica”.

Consci che la vicenda Sarno, “per le sue implicazioni e i risvolti è di competenza della commissione di garanzia, i segretari si rimettono alle decisioni di quest’organo, in conformità a quanto prevedono lo statuto e il codice etico del Partito”. Un altro modo per dire che l’autosospensione e gli annunci filantropici del “furbetto del bonus” non bastano.