OPERE & OMISSIONI

Metro 2, progetto senza gara: l'azzardo di Appendino

L'assegnazione dello studio definitivo a Infra.To in assenza di una selezione pubblica presenta molti rischi. Il Pd attacca la sindaca e chiede un (nuovo) parere tecnico al segretario generale. E anche tra i banchi del M5s c'è chi inizia a nutrire dei dubbi

Non solo l’opposizione, anche nella maggioranza pentastellata c’è chi inizia a sollevare qualche dubbio sull’iter individuato da Chiara Appendino per assegnare la progettazione definitiva della seconda linea della metropolitana. In una delibera – la seconda – Palazzo Civico conferma l’intenzione di avvalersi, attraverso un affidamento diretto, di Infra.To, società in house controllata dal Comune di Torino. Per il Pd ci sono almeno due ostacoli lungo questa strada. Anzitutto il procedimento individuato può essere illegittimo perché “punta a evitare una gara internazionale a evidenza pubblica che invece è prevista dal nostro codice appalti” afferma il capogruppo Stefano Lo Russo. Si tratta di un appalto da oltre 32 milioni per la progettazione di un’opera che vale complessivamente più di 4 miliardi per la cui progettazione preliminare il Comune aveva affidato tramite bando a un’associazione d’imprese guidata dal colosso dell’ingegneria francese Systra. E qui c’è il secondo ostacolo: come può una “piccola società d’ingegneria” riuscire da sola a farsi carico di tale incombenza? In Commissione Trasporti, i vertici di Infra.To hanno ammesso che per realizzare il progetto dovranno avvalersi di competenze esterne, affidando – anche qui senza gara – “pezzi” di appalto ad altre società.

L’intento dell’amministrazione pentastellata è evidentemente quello di ridurre i tempi: per una gara internazionale occorrono mesi e la sindaca teme di lasciarsi sfuggire i finanziamenti finora ottenuti (oltre 800 milioni di euro dal Governo, vincolati però a una progettazione definitiva che ancora non c’è). Di qui la volontà di accelerare dopo quattro anni e mezzo in cui sulla questione si è un po’ cincischiato, in particolare per i tentennamenti dell'assessora a Trasporti e Infrastrutture Maria Lapietra in particolare sul sistema di finanziamento, che è cambiato almeno tre volte fino al definitivo accantonamento del project financing a vantaggio di un sistema che prevede un mutuo del Comune con Cassa depositi e prestiti per integrare il contributo statale e realizzare il primo lotto da 1,4 miliardi.

Ieri la sindaca ha comunicato l’intenzione di ritirare la delibera di luglio (la 1515/034 del 2020) con la quale veniva assegnata la progettazione dell’opera a Infra.To, sostituita da un altro provvedimento sostanzialmente analogo che ora intende sottoporre al Consiglio Comunale.

Come per la delibera di luglio, Lo Russo è tornato a chiedere un parere al segretario generale Mario Spoto, che già una volta aveva specificato come la Sala Rossa non avesse competenze nell’indicare l’iter di assegnazione di un appalto e a ben vedere neanche la giunta, questo, nelle intenzioni del legislatore, per garantire massima trasparenza ed evitare possibili ingerenze politiche. La nuova richiesta di parere tecnico a Spoto ha messo sul chi va là più di un consigliere grillino che ora vuole vederci chiaro sulle motivazioni per cui l’amministrazione chiede all’aula di esprimersi. Forse un modo per distribuire la responsabilità tra l’organo tecnico e quello politico a fronte di un’operazione giudicata da alcuni quantomeno azzardata? Chissà. Una strada che Appendino invece ha deciso di non prendere è quella di chiedere un parere tecnico dell’Anac che l’avrebbe messa a riparo da polemiche politiche e non solo. Perché? 

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