SANITA'

Vaccino anti influenzale e tamponi,
in Piemonte "rischiamo il caos"

Mancano ancora direttive precise per la campagna vaccinale, mai così importante come ora. Allarme dei medici di base che segnalano difficoltà anche per i test Covid. Appello alla Regione: "Metteteci in condizione di poterli effettuare"

A meno di un mese dall’avvio previsto della campagna vaccinale contro l’influenza, quest’anno resa ancor più importante dal Covid, i medici di famiglia del Piemonte lanciano un forte allarme. “Al momento non siamo in grado di gestirla sotto il profilo organizzativo”, avvertono i medici di medicina generale attraverso i loro sindacati, Smi, Fimmg e Snami.

Sottolineando “la necessità di vaccinare il maggior numero di pazienti, per evitare che all'insorgere di sintomi influenzali ci sia l'intasamento dei Pronto Soccorso e un boom di tamponi per Covid 19”, i medici rivolgono un appello alla Regione, oltre che per definire rapidamente e con chiarezza le procedure per la somministrazione del vaccino antiinfluenzale (tra l’altro con le farmacie che paventano una scarsità di forniture, a fronte di un ingente acquisto di dosi da parte della Regione), anche per eliminare ostacoli e difficoltà che ancora segnano l’effettuazione dei test per verificare la positività al Coronavirus. “Metteteci in condizione di poterli effettuare”, reclamano le sigle sindacali dei camici bianchi”.

"Sui tamponi si è scontata una grande disorganizzazione – sostengono i sindacati ascoltati oggi dal gruppo di lavoro per l’indagine sulla gestione dell’emergenza Covid in seno al consiglio regionale –. Disorganizzazione dovuta all'impreparazione a gestire una richiesta massiccia e all'iniziale mancanza dei reagenti e dei laboratori per processarli”. A detta dei medici “un altro errore è stato il non eseguire da subito tamponi a chi era più esposto”, a partire proprio dal personale sanitario. “Oggi siamo a 5mila tamponi al giorno, ma potrebbero non bastare”, avvertono. “Occorre mettere i medici di famiglia nella condizione di richiederli e ottenerli rapidamente, per garantire l'isolamento dei pazienti positivi il prima possibile”.

Nel denunciare come “nelle Rsa persiste la disparità di trattamento tra pazienti in regime di convenzione, che hanno diritto al tampone, e pazienti privati”, i medici chiedono anche un potenziamento dei Sisp (i servizi di igiene e sanità pubblica cui è demandata la gestione dei temponi e che nella fase più acuta dell’emergenza hanno mostrato pesantissime carenze e disfunzioni), così come maggiore integrazione tra i servizi territoriali, il turn over dei medici di famiglia e non da ultimo strutture per la quarantena a disposizione dei pazienti che non possono restare in isolamento a casa.

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