EMERGENZA SANITARIA

Escalation di contagi, ipotesi lockdown mirati

Preoccupa la crescita dei casi. L'infettivologo Di Perri: "Chiusure in situazioni critiche". A fine mese (si spera) il vaccino antinfluenzale. Venesia (Fimmg): "Ogni medico si organizza da solo"

“Abbiamo due piani dell’Amedeo di Savoia completamente occupati da malati Covid e il terzo cerchiamo di tenerlo disponibile per le altre malattie infettive”, spiega il primario Giovanni Di Perri. “I primi vaccini antinfluenzali in Piemonte saremo in grado di farli, se non ci saranno ritardi nelle forniture, non prima del 26 ottobre”, dice Roberto Venesia, segretario regionale della Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia.

I due fronti della guerra al Coronavirus, la prima linea degli ospedali e gli avamposti del territorio, raccontano storie che rischiano di riproporre quelle drammaticamente già viste. I casi di positività aumentano, giorno dopo giorno – ieri in Piemonte erano 110 – e ovviamente non tutti sono asintomatici tant’è che l’ultimo bollettino segna 7 ricoveri in più nelle ventiquattr’ore portando il dato complessivo a 215. Segna, invece, un ritardo l’avvio della campagna vaccinale antinfluenzale rispetto alle data del 12 ottobre indicata dal ministero. Vaccinazione mai utile come quest’anno e non solo per evitare una confusione nella sintomatologia, ma ancor più per ridurre i ricoveri di fronte a una recrudescenza del Covid.

Pur attualmente sotto controllo, è innegabile che la situazione stia peggiorando e lo stesso “incremento dell’impegno ospedaliero” messo in conto dal direttore del Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive, Carlo Picco, è assai più di un’eventualità. Forse ad evitare di rivivere giorni e settimane come quelle in cui gli ospedali erano al collasso e le vittime si contavano a decine ogni giorno, potranno aiutare proprio coloro che nei mesi terribili sono stati maggiormente colpiti dal virus. “I dati relativi all’età della maggioranza dei casi che emergono ogni giorno ci dicono che una buona parte della popolazione anziana si sta proteggendo, in una sorta di prosecuzione di parziale lockdown volontario seppur attenuato”, osserva Di Perri. “Purtroppo il virus in ambito famigliare circola, ma è incontrovertibile che gli anziani stanno molto attenti”.

L’infettivologo ammette che questo aumento “fa paura, anche se poi scorporando i numeri guardando l’aumento ancor non eccessivo di ricoveri, siamo in una situazione gestibile. Se tiene questo trend ce la possiamo fare. Il problema è che la gente deve riprendere un po’ di controllo. Inutile girarci attorno, la parte più importante nel contrasto al Covid la fanno i comportamenti individuali”.

Nel malaugurato, ma non escludibile, picco di contagi prima di arrivare a quel lockdown vissuto nei primi mesi dell’anno e che molti Paesi stanno già attuando sia pure non in forma così rigida, sarebbero ipotizzabili chiusure di attività di non primaria necessità? Questo scenario non trova  d’accordo Di Perri che, invece, mette tra le possibili misure atte a fronteggiare eventuali situazioni estremamente critiche “dei lockdown focali, per fare un esempio la chiusura di un albergo, un ristorante, una palestra. Aggredire e circoscrivere determinati ambiti senza intaccare il resto della filiera, sia commerciale, industriale o di altro settore. Inutile nascondersi che ci siano luoghi più potenzialmente critici di altri”. Il riferimento a locali in cui si sta per un certo tempo al chiuso (complice il clima autunnale e peggio ancora invernale) e senza mascherina, appare chiaro.

“Questo virus ha una capacità di diffondersi impressionante. Si respira l’aria espirata dagli altri ed è quella che può contenere il Covid. Quindi, usare tutte le precauzioni ed essere consapevoli di dover vivere un inverno molto controllato. Usare la mascherina in ogni occasione in cui ci si trovi vicino o insieme ad altre persone è fondamentale”. Adesso le mascherine ci sono, si trovano ovunque e di qualunque tipo. A prendere il loro posto come oggetto introvabile all’epoca del Coronavirus rischia di essere il vaccino. Non quello che si attende per il Covid, ma il banale antinfluenzale, da molti snobbato fino allo scorso anno.

Scienziati e lo stesso ministero della Salute lanciano un invito pressante a vaccinarsi, tutti anche chi è sotto la soglia dei 65 anni dalla quale scatta la somministrazione gratuita con scorte acquistate dalle Regioni. Il problema è che le farmacie da settimane stanno lanciando l’allarme: il vaccino per ora non c’è e quando arriverà saranno quantità esigue. Il grosso, quasi tutta la produzione, l’hanno acquistata le Regioni. E come ha detto ieri l’assessore Luigi Icardi nel ruolo di coordinatore per la Sanità in Conferenza delle Regioni, queste ultime “sono pronte a dare più dosi di vaccino antinfluenzale alle farmacie purché vengano rispettate due condizioni: la prima è che le aziende ci forniscano le dosi da noi richieste ottemperando il contratto firmato, la seconda è di poter chiedere un 20% in più di dosi". Lo stesso Icardi ha confermato l’avvio dal 26 di ottobre della campagna vaccinale in Piemonte, mentre “da lunedì prossimo i medici di medicina generale potranno effettuare le prime prenotazioni in farmacia”.

La Regione ha ordinato un milione e 100mila dosi del tetravalente Vaxigrip Tetra, il 54% in più rispetto allo scorso anno, “ma i maggiori problemi che i medici di famiglia incontreranno quest’anno saranno di tipo organizzativo”, avverte il segretario della Fimmg Venesia. Non c’è un protocollo preciso, “ogni medico di organizzerà al meglio anche tenuto conto se è da solo, se ha un’infermiera e una segretaria, se è insieme ad altri medici. Il Covid impone delle regole giustamente rigide e non è pensabile avere le sale d’aspetto piene come capitava negli anni scorsi e anche i tempi inevitabilmente si prolungheranno. Per questo l’invito è quello di non affannarsi per volersi vaccinare subito nei primi giorni”.

E di giorni bisognerà aspettarne, se tutto filerà liscio, almeno una ventina per vedere la prima parte della fornitura arrivare nelle farmacie dalle quali si riforniranno i medici di famiglia. Dati alla mano, Venesia indica il calendario previsto per i rifornimenti dei vaccini: “Saranno disponibili circa 400mila dosi, ovvero la metà di quelle somministrate l’anno scorso. Poi il 2 novembre una seconda fornitura di 150mila dosi, una terza sempre di 150mila è prevista il 9 novembre, 200mila il 16 di novembre. Quindi entro la metà del mese prossimo dovrebbe essere fornito più dell’equivalente delle dosi utilizzate negli anni scorsi, poi nei mesi successivi arriverà il resto”. Sempre che le case farmaceutiche rispettino le date. Per chi, invece, il vaccino deve acquistarlo in farmacia non resta che aspettare e sperare che ne arrivi a sufficienza. Come, non troppi mesi fa, con le mascherine. 

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