BERLUSCONES

Botte da orbi in Forza Italia

La nomina del nuovo responsabile dei giovani scatena la rissa nel partito. Napoli e Ruffino contro il coordinatore Zangrillo: "Se avesse un briciolo di dignità avrebbe annunciato che lui e la politica non sono fatti per stare insieme". Prove di secessione con Carfagna e Toti

Avvisaglie di secessione in Forza Italia del Piemonte. Alla diaspora più o meno silenziosa che registra da settimane l’addio di amministratori e dirigenti, nelle ultime ore si è aggiunto lo scontro sulla nomina del nuovo responsabile del settore giovanile del partito, un atto che, come ammette Daniela Ruffino,  “nulla aggiunge e nulla toglie alla triste parabola del partito”. Insomma, la designazione di Ludovico Seppilli alla guida dei nipotini piemontesi di Silvio Berlusconi – imposta dal capo romano degli juniores Marco Bestetti e ratificata dal coordinatore regionale Paolo Zangrillo – oltre a far arrabbiare Tommaso Varaldo,  che per ripicca si è dimesso dagli incarichi del movimento giovanile (assieme a cento militanti, “fantasma” secondo i detrattori), è l’ultimo terreno di scontro interno. Tutto in attesa che maturino i tempi per una definitiva separazione.

Prende proprio a pretesto la querelle sulla giovanile Daniela Ruffino, una dei parlamentari che ha partecipato alla cena organizzata da Giovanni Toti e Mara Carfagna qualche giorno fa per gettare le basi di un nuovo soggetto moderato di centrodestra, per alzare il tiro sul quartier generale. “Si è premiata la fedeltà ai capi, non essendoci più posto in Forza Italia per il merito e la competenza. - accusa la parlamentare -  Il risultato della scelta di Seppilli è sotto i nostri occhi: si è autosospeso dal partito il coordinatore torinese dei giovani Tommaso Varaldo e con lui un altro centinaio di iscritti”. Per inciso, Varaldo è uno dei rampolli della nidiata di Giaveno, sodale in consiglio comunale di Chieri di Rachele Sacco, che ha in Ruffino e in Osvaldo Napoli i propri riferimenti.

Al coordinatore Zangrillo che, nel replicare a quello che definisce “un attacco scomposto a fini correntizi e autoreferenziali”, scorge  “un disegno di terzi che hanno tutto l’interesse a destabilizzare il nostro partito in questo momento particolare, per assicurarsi posizioni in altre formazioni politiche”, la Ruffino risponde a muso duro.

"Faccio notare che la destabilizzazione di Forza Italia è in atto da qualche anno ad opera di quei milioni di elettori che ci hanno abbandonato facendo altre scelte. Come ben sappiamo in Piemonte dove il partito solo nell’ultimo anno ha registrato decine e decine di defezioni: consiglieri comunali, assessori, sindaci e semplici iscritti". Tutto ciò, prosegue, «è il risultato inevitabile e atteso di un partito in cui a prevalere è la logica dell'appartenenza al “cerchio magico” del momento: le nomine diventano così un premio fedeltà e non il riconoscimento del merito e della competenza come sarebbe da attendersi in un partito a corto di ossigeno». Chissà in che partito la Ruffino è stata fino all’altro giorno, visto che pare scoprire solo ora ciò che invece ha sempre caratterizzato il partito cortigiano e padronale del Cav, ma tant’e. «Quando si riconosce, dopo averla negata per anni, la necessità di celebrare un congresso o di convocare gli Stati generali di Forza Italia mi chiedo con sorpresa e rabbia dove mai fossero questi amici quando chi chiedeva il congresso veniva tacitato con la gentile accusa di essere un traditore o un voltagabbana o ancora di voler scalare il partito». Già, bella domanda. «Si è scelto di foderarsi gli occhi per non vedere il declino elettorale, provocato da chi predicava il rinnovamento a patto che fosse lui a rinnovare e gli altri a “farsi rinnovare”».

A rincarare la dose scende in campo Napoli che colpisce Zangrillo come un pungibal. «Tra i molti talenti del coordinatore sicuramente non figurano quelli della politica e dell’amministratore pubblico. Parole come merito o competenza pronunciate da lui si caricano di un significato comico e di involontaria autoironia. Zangrillo non è mai stato eletto ma semplicemente imposto come coordinatore regionale. Buon per lui perché difficilmente sarebbe stato votato dai suoi amici». E a proposito di merito e di scelte condivise, «il commissario provinciale Roberto Rosso o quello cittadino, sono stati eletti? E i vice coordinatori regionali Roberto Pella e Diego Sozzani sono stati eletti da chi e dove? Sono pura espressione della casta locale». Infine l’affondo al vetriolo: «Io credo che il merito più grande di Paolo Zangrillo gli venga da madre natura che lo fatto fratello del giustamente meritevole Alberto». Dopo aver elencato la lunga serie di abbandoni e di sconfitte conclude: “Credo che una persona con un residuo briciolo di dignità avrebbe semplicemente annunciato che lui e la politica non sono fatti per stare insieme”.

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