OPERE & OMISSIONI

Fuksas torna in tribunale per il grattacielo

L'archistar sarà ascoltato come testimone nel processo d'appello sulle modifiche apportate al suo progetto che, secondo l'accusa, avrebbero favorito alcune imprese. In primo grado tutti gli imputati (tra cui l'ex presidente della Regione Enrietti, poi deceduto) erano stati assolti

L’architetto Massimiliano Fuksas tornerà al Palagiustizia di Torino per testimoniare al processo per la costruzione di Torre Piemonte, il grattacielo destinato a ospitare gli uffici della Regione. Lo ha deciso la Corte d’appello accogliendo una richiesta del pg Giancarlo Avenati Bassi. Il processo di primo grado, che riguardava presunti casi di falso e corruzione per imprenditori e funzionari pubblici, era terminato nel 2019 con l’assoluzione di tutti gli imputati.

Fuksas – che aveva già testimoniato in tribunale – è stato il progettista di Torre Piemonte: secondo gli inquirenti, durante la realizzazione dell’opera il suo progetto fu però modificato per favorire alcune imprese. Oltre all’archistar, sempre su richiesta dell’accusa, saranno convocati altri testimoni. Fra gli imputati figurava anche, in veste di imprenditore, Ezio Enrietti, ex presidente della Regione Piemonte (dal 1980 al 1983), deceduto nell'aprile scorso.

Le accuse in primo grado erano di falso, abuso d'ufficio e corruzione. La condanna più alta, 3 anni e 4 mesi, pendeva proprio su Enrietti e sul geometra di Coopsette, Paolo Rosa. Rosa era rappresentante dell'impresa di costruzioni e procuratore del raggruppamento che avrebbe dovuto realizzare il progetto di Massimiliano Fuksas, progetto poi modificato  per risparmiare e guadagnare di più, secondo la ricostruzione degli inquirenti. Per Maria Grazia Ferreri, moglie di Enrietti ed ex direttrice regionale del Patrimonio della Regione Piemonte, il pm Francesco Pelosi aveva chiesto una condanna a tre anni. Mentre per i funzionari regionali Claudio Savasta e Luigi Robino erano stati chiesti rispettivamente due anni e mezzo e due anni e otto mesi. Infine, nei confronti di Claudio Santese, collaboratore di Enrietti, era stata chiesta la pena più bassa: due anni e quattro mesi.

La causa d'appello è stata aggiornata a novembre.

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