EMERGENZA SANITARIA

Arcuri accusa la Regione, "ma il ritardo è solo suo"

Il commissario e il ministro Boccia sollecitano i nuovi letti di terapia intensiva. Monchiero: "Abbiamo atteso quasi tre mesi la decisione da Roma". Nessun rischio di saturazione dei posti

Dopo aver fatto perdere tre mesi di tempo, bloccando di fatto la procedura, adesso il commissario all’emergenza Domenico Arcuri accusa le Regioni di non aver ancora realizzato i posti di terapia intensiva. “Prima del Covid le terapie intensive erano 5.179 e ora ne risultano attive 6.628 ma – sostiene il commissario -  in base ai dispositivi forniti, dovevamo averne altre 1.600 che sono già nelle disponibilità delle singole regioni ma non sono ancora attive. Chiederei alle regioni di attivarle”. A rincarare la dose il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia: “Il problema è dove sono finiti i ventilatori, attendiamo risposte in tempo reale dalle Regioni”.

In tempo reale, dal Piemonte, arriva un misto di stupore e fortissima irritazione. Perché sono proprio i ritardi, mesi non giorni, dovuti all’attesa della decisione del commissario straordinario su come gestire acquisti e lavori per aumentare i posti di rianimazione ad aver rallentato tutto e ad aver fatto partire solo da qualche giorno l’operazione.

Prima di raccontare come ci si trovi di fronte all’ennesimo scaricabarile, stavolta di Roma sul groppone della Regione, va ricordato che la rete ospedaliera piemontese conta su 327 posti ordinari di terapia intensiva, ma all'occorrenza possono esserne attivati immediatamente altri 250, arrivando in tutto a 580 posti, come ribadiscono fonti della Regione secondo cui è sbagliato parlare di saturazione delle terapie intensive piemontesi, dal momento che attualmente i ricoverati in rianimazione sono in tutto 227, di cui 43 Covid.

Fatta questa premessa e tornando alle accuse mosse da Arcuri, appare più che comprensibile la reazione da parte di chi nei mesi scorsi ha lavorato, rispettando i tempi e talvolta anticipandoli pure, per predisporre il piano di raddoppio delle terapie intensive, rimasto bloccato da inizio estate fino a pochi giorni fa in attesa di un atto proprio del commissario all’emergenza.

“Arcuri fa riferimento a tutto il materiale che la sua struttura ha inviato nel momento più acuto della crisi che naturalmente è stato utilizzato per le postazioni di emergenza nei vari ospedali, comprese le ex Ogr. Attrezzature che non sono certo state buttate via, né vendute” spiega Giovanni Monchiero a capo della task force voluta dal governatore Alberto Cirio proprio per occuparsi dell’adeguamento degli ospedali alle esigenze sorte con la pandemia e stilare il piano richiesto previsto da uno dei tanti decreti e richiesto dallo stesso Arcuri per accrescere il numero di posti letto di terapia intensiva.

“Il decreto assegnava un termine alle Regioni per produrre il piano e il Piemonte lo ha rispettato ampiamente e lo stesso ministero della Salute ha anticipato l’approvazione al 13 luglio, mentre il termine ultimo era il 19. Tutto ciò anche con, in mezzo, una richiesta di chiarimenti alla quale abbiamo risposto nel giro di ventiquattr’ore”, ricorda Monchiero.

“Nel momento dell’approvazione, il ministero con lo stesso provvedimento lo ha comunicato alla Regione e ad Arcuri, esecutore dei piani”. Solo a fine settembre il commissario si fa vivo e propone alle Regioni di assumere la delega, proposta come noto rifiutata dal Piemonte e da altri enti, tant’è che lo stesso Arcuri ha poi individuato le singole aziende sanitarie come soggetti attuatori.

Perché il commissario ha aspettato quasi tre mesi, senza nel frattempo battere un colpo? E adesso tocca il tempo alla Regione, quando in questo caso ad essere in enorme ritardo è stato proprio lui.

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