EMERGENZA SANITARIA

Persi quattro mesi, se non si cambia in Piemonte sarà un brutto Natale

La situazione della pandemia sta peggiorando e la macchina dell'emergenza è nelle mani di "un assessore e di un direttore generale non all'altezza", accusa il mago dei trapianti Salizzoni. Per il virologo Di Perri "si deve fare molto di più per prevenire l'infezione"

Sono passati alcuni mesi dalla fine della prima ondata di Covid eppure le criticità del Piemonte sembrano essere rimaste le stesse. Secondo il chirurgo Mauro Salizzoni, vicepresidente Pd del Consiglio regionale sono tamponi e territorio, le stesse che hanno messo in ginocchio la regione tra marzo e aprile. “Nella fase uno non abbiamo fatto che ripetere che bisognava fare più tamponi – dice Salizzoni all’Ansa –. Ora la fondazione Gimbe dice che il Piemonte è terzultimo in Italia per numero di tamponi processati. Peggio di noi solo Marche e Sicilia. Dal 12 agosto all’11 ottobre ne abbiamo effettuati 3.460 ogni 100mila abitanti, contro i 5.360 della media italiana. Allora c’era chi sosteneva che erano operativi solo due laboratori per demeriti della giunta precedente, oggi sembra che i laboratori siano 27 eppure siamo indietro. Vediamo code con attese di ore agli hot spot scolastici e ai drive-through, i medici di medicina generale denunciano ritardi nel caricamento dati sulla piattaforma Covid e non sono in grado di dare risposte ai loro pazienti sui tempi di effettuazione del tampone e sui tempi dell’esito, leggiamo di persone in isolamento abbandonate a se stesse senza tamponi né assistenza con unico riferimento il proprio medico di famiglia”.

Insomma, il Piemonte non ha approfittato della tregua estiva “per recuperare terreno sulle criticità che la fase uno ci aveva mostrato”. Eppure erano emersi in modo molto chiaro limiti e difficoltà del sistema. “Escludendo le Rsa, dove la situazione pare sotto controllo – prosegue Salizzoni – e gli ospedali che per ora reggono, su tutto il resto siamo in una situazione a dir poco preoccupante, che rivela criticità organizzative che, se non riusciamo a correggere a breve, ci condurranno allo sbando”.

Il tutto mentre al vertice della catena di comando infuria l’affaire Icardi, l’assessore alla Sanità finito nell’occhio del ciclone per il suo viaggio di nozze proprio mentre l’emergenza tornava a minacciare il Piemonte assieme al resto del Paese. Ma “il problema non è la luna di miele” prosegue Salizzoni, piuttosto “la presenza di un assessore alla Sanità e un direttore generale non all’altezza”. L’esponente dem parla di una “inadeguatezza emersa in modo palese già durante la fase uno tanto da dover correre ai ripari affiancando la task force guidata da Ferruccio Fazio e composta da persone esperte e capaci. Ora non so cosa il presidente Cirio dovrà inventarsi per tappare le falle”. Per Salizzoni, manca infatti “una chiara regia complessiva da parte dell’assessore”.

Preoccupano anche “le rianimazioni”: “Non basta mettere un respiratore in una corsia per trasformarla in una rianimazione. Occorre lavoro, competenze e personale formato ed esperto. Non tutti gli infermieri, per quanto capaci, sono in grado di gestire le molteplici funzioni di un respiratore”, osserva Salizzoni, che definisce le Ogr, “smantellate in fretta mentre il Covid hospital dell’Oftalmico non è ancora pronto, un pasticcio”. E si dice preoccupato anche per un nuovo blocco di visite, controlli e interventi chirurgici ordinari. Un problema, secondo il numero due di Palazzo Lascaris, sono anche i vaccini anti-influenzali, che in Piemonte partiranno a fine ottobre. “E ora scopriamo che mancano le dosi, che le farmacie ne riceveranno un numero esiguo, alcune addirittura non hanno notizie e non sanno se e cosa arriverà loro”. “Abbiamo bisogno di costruire ospedali nuovi, moderni ed efficienti – conclude Salizzoni – e di potenziare la medicina territoriale, ma finora l’unica preoccupazione è stata quella di smontare il lavoro fatto dalla giunta Chiamparino. Se mai arriveranno i fondi europei, il Piemonte corre il rischio di farsi cogliere impreparato, senza progetti pronti e cantierabili”.

Nelle ultime 24 ore i nuovi contagi sono stati 933 (di cui il 57% asintomatici) con un incremento di 6 persone ricoveratye  in terapia intensiva (complessivamente sono 61). Sono 103 in più i malati ospedalizzati con sintomi più lievi mentre i decessi sono altri cinque. Dunque il virus continua a diffondersi al punto che il virologo Giovanni Di Perri, responsabile Malattie Infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino ai microfoni del Tg3 Piemonte parla della possibilità di un “Natale decapitato”.

“Speriamo che a Natale la crescita dei numeri sia minore, che si sia riusciti a distribuire la domanda assistenziale in ospedale in tempi ragionevoli, come sembra accadere, ma avremo un Natale decapitato di tutta una serie di voci, dai pranzi alle cene. Insomma gli esercizi rimangono senz’altro aperti, ma tutto deve essere svolto con estrema cautela”. Per Di Perri, “a livello individuale, a livello del nostro comportamenti, si deve fare qualcosa di più per prevenire l'infezione. Oggi l’occupazione dei letti in rianimazione aumenta in modo più lento, a marzo eravamo già invasi. Allora ci fu il lockdown, che adesso non c’è, per cui questa pur lenta crescita non si sa dove possa arrivare. Sta a noi frenarla e cercare di arrivare a un equilibrio in cui un punto pur alto di nuovi contagi non cresce più e, dilatando il tempo dell'impatto ospedaliero dell’infezione, si riesce a gestirla molto meglio”.

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