TRAVAGLI DEMOCRATICI

Primarie in quarantena

Sospeso l'iter per la scelta del prossimo candidato sindaco di Torino. Del resto, dicono dal quartier generale dem, in un quadro così incerto anche le amministrative potrebbero subire un rinvio. Ma per il segretario del Pd Carretta le consultazioni "restano sul tavolo"

Tra chi non vede l’ora di sbarazzarsene e chi vuole tenerle sul tavolo fino all’ultimo, le primarie si sono trasformate da strumento per scegliere il candidato sindaco di Torino a nodo politico attorno al quale si consuma la disputa all’interno del Pd, pronta a estendersi anche al resto del centrosinistra. L’epidemia, com’è noto, è la principale alleata di chi, fin dall’inizio, avrebbe fatto volentieri a meno della conta interna e l’incertezza di fronte all’andamento dei contagi ha rinvigorito i fautori del “caminetto”. Perché su questo dobbiamo essere chiari, avrebbe affermato il segretario metropolitano Mimmo Carretta nei giorni scorsi a chi ha avuto modo di parlargli: “L’alternativa alle primarie è la riunione ristretta dei maggiorenti”.

Domani lo stesso Carretta riunirà la segreteria della Federazione torinese per elaborare una proposta da recapitare al tavolo della coalizione: la soluzione più probabile è quella di una sospensione delle primarie, senza però eliminarle dal tavolo. D’altronde anche tra gli alleati la maggioranza non ha intenzione di tornare indietro rispetto al percorso indicato dal tavolo faticosamente imbandito da Carretta: “Le primarie sono di coalizione non solo del Pd” attacca il radicale Igor Boni, il primo a formalizzare la propria candidatura. Come a dire, prima di rinunciare dovete chiederlo ai vostri alleati. Va registrata, per contro, l'avversione alle primarie di un pezzo della sinistra, quello capitanato dal consigliere regionale Marco Grimaldi, in questa partita alleato (e ventriloquo) di Sergio Chiamparino

La questione è solo in apparenza procedurale. La scelta è prettamente politica. I più acerrimi nemici delle primarie sono, infatti, i principali sponsor del rettore del Politecnico Guido Saracco, pronto a sottoporsi all’incoronazione del centrosinistra, ma decisamente refrattario a gettarsi nella mischia di una conta a colpi di preferenze. Di qui lo stallo che si protrae da settimane. L'ex sindaco, oggi consigliere regionale, è il primo sponsor del Magnifico e tesse la sua tela tra i banchi di Palazzo Lascaris; altre trame sono quelle che si stanno costruendo tra Palazzo Civico e Palazzo Madama. Per il deputato Stefano Lepri, torinese nella segreteria nazionale del Pd, "in questo momento la mia opinione è che le primarie in questo momento sono una scelta impraticabile" ma poi precisa "parlo a titolo personale è giusto che su questo tema sia il Pd di Torino a prendere una decisione".

Una partita nella quale Carretta ha deciso di giocare da arbitro, privilegiare l’unità della coalizione ed evitando di parteggiare – “prima di tutto c’è un metodo che abbiamo condiviso assieme a tutti gli altri partiti della coalizione, è quello che io difendo” – dice allo Spiffero. Intanto il tempo passa, il rettore si spazientisce e anche sulla data delle elezioni non c’è alcuna certezza. L’epidemia, infatti, potrebbe procrastinare anche la scadenza elettorale, magari a fine giugno o addirittura a settembre, com’è accaduto con le amministrative e le regionali di quest’anno. In quel caso chi potrebbe escludere la possibilità di tenere le primarie nella prossima primavera? Dal partito nazionale ufficialmente non arrivano indicazioni, se no latro perché Torino non è l’unica città che si sta confrontando con questa impasse. Anche a Bologna il centrosinistra locale va verso le primarie, dunque se Zingaretti vorrà farne a meno il colpo di spugna non riguarderà solo il capoluogo piemontese ma anche quello emiliano e chissà, forse pure qualche altra città, col rischio di provocare una mezza sommossa nei partiti locali.

Il puzzle è di difficile composizione anche perché molti pretendenti si sono spinti piuttosto in là ed è difficile a questo punto chiedere loro un passo indietro senza una spiegazione parecchio convincente. C’è il capogruppo Pd in Sala Rossa Stefano Lo Russo, il vicepresidente del Consiglio comunale Enzo Lavolta, il civico Luca Jahier, il radicale Boni. Ogni decisione non può che passare (anche) da loro.

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