FRONTE OSPEDALIERO

La coperta corta dei posti letto 

Cresce il numero di quelli riservati a pazienti Covid a spese delle altre specialità. Interventi saltati e ricoveri rinviati. La denuncia dell'Anaao: "In Piemonte sfondata la soglia di sicurezza". La pesante eredità dei tagli fatti negli ultimi otto anni

Già prima del Covid il Piemonte arrivava al tasso di occupazione di posti letto ritenuto ottimale per evitare l’aumento di morbilità e mortalità negli ospedali. In moltissimi casi la soglia dell’85%, poi aumentata dal ministero al 90%, è stata abbondantemente superata in un periodo che nonostante non sia passato neppure un anno dall’esplosione della pandemia sembra un’epoca lontana. 

Ma i problemi di allora, le liste d’attesa e i reparti affollati, non solo confermano il quadro che con la freddezza dei dati traccia l’Anaao-Assomed, ma pongono interrogativi inquietanti e compongono uno scenario attuale drammatico. Quello che fa dire al sindacato dei medici ospedalieri che “il sistema sanitario piemontese affronta la pandemia esattamente come un paziente polipatologico colpito dal Covid: ha decorso complicato, prognosi severa, è affaticato e non sappiamo se si salverà”.

Ricordando come “tutti i governi regionali che si sono succeduti hanno deciso che sulla sanità si poteva risparmiare, e hanno tagliato letti e personale”, la segretaria regionale Chiara Rivetti snocciola dati e percentuali sulla situazione ospedaliera piemontese: “Nel 2018 il tasso di occupazione dei posti letto per i casi acuti era del 77,8% che saliva per reparti come Medicina Interna, Medicina d’Urgenza e Geriatria tra il 90 e 110%. Quando un paziente in Pronto Soccorso doveva essere ricoverato, attendeva in barella che si liberasse un posto in reparto. Ma se i letti della Medicina erano già tutti pieni, come abbiamo fatto a trovare spazio per i malati Covid? – si chiede la sindacalista -. Con la seconda ondata Covid, la Regione ha incrementato del 104,9% i posti internistici rispetto al 2018 e questi sono saturati al 93% con malati Covid”. Il risultato: “È stata totalmente sfondata la soglia di sicurezza del 40% di pazienti colpiti dal virus rispetto al totale dei posti disponibili  indicata dal ministero della Salute”.

Dati ancor più pesanti se si tiene conto, come ricorda l’Anaao che “nel calcolo non sono considerati i posti privati né quelli del padiglione del Valentino e quindi avremmo dovuto assistere alla costruzione ex novo di interi ospedali, per raddoppiare i posti Invece, a parte i 91 dell'Oftalmico, i letti si sono trovati riconvertendo dei reparti: di Chirurgia, Ginecologia, Pediatria, le sale operatorie”. Un’operazione il cui costo è vedere “interventi saltati e ricoveri rimandati”.  E tutto questo con un altro aspetto non meno grave: “Dal 2010 al 2018 si contano 536 medici ospedalieri in meno e, poiché in questi e nei prossimi anni matureranno il diritto alla pensione i medici appartenenti alle fasce di età più numerose, abbiamo calcolato che nel prossimo quinquennio in Piemonte andranno in pensione oltre 1800 medici ospedalieri, pari a circa il 20% dell'organico attuale, senza contare i colleghi che decidono di licenziarsi e se ne conta quasi uno al giorno. Nello stesso arco di tempo di otto anni negli ospedali Piemontesi sono stati tagliati ben 1560 posti letto, pari a una riduzione del 11,8%”.

Una situazione che a tutt’oggi risulta estremamente pesante e che una possibile terza ondata, senza aver ancora smaltito tutti i ricoveri, potrebbe aggravare arrivando a una saturazione evitata in queste settimane grazie alle misure di contenimento e alla realizzazione di ulteriori posti come quelli dell’ospedale del Valentino. “L'incapacità di controllare il contagio, di individuare ed isolare i positivi, della riforma del territorio mai partita insieme alla mancata gestione diffusa dei pazienti a domicilio, per non dire dei tagli negli anni dei posti letto portano a un costo pesante da pagare. E i primi a pagarlo – sostiene il sindacato dei medici – sono proprio i pazienti”.

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