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Gtt, autisti in cassa e premi ai capi

La denuncia del sindacato Ugl. In uno dei momenti più difficili per l'azienda pubblica dei trasporti, tra pandemia e conti in rosso, a funzionari e dirigenti vengono aumentati i compensi. Il Pd annuncia una interrogazione in Sala Rossa. I vertici: "È meritocrazia"

Lavoratori costretti agli straordinari e a prestazioni ben oltre le proprie mansioni, funzionari e dirigenti a godere di premi e prebende che gravano su un’azienda in perenne rosso? È quel che succede in Gtt, la società pubblica dei trasporti controllata dal Comune di Torino, almeno stando a quanto denuncia il sindacato Ugl che pone l’accento proprio sulle condizioni di autisti e tecnici, alcuni dei quali in cassa integrazione da quando è esplosa l’epidemia da Covid, mentre “c’è chi pensa ad aumentarsi lo stipendio e ad aumentare il proprio premio di risultato”. Un’accusa grave rivolta a una governance già finita in passato nella bufera per “l’alloggio aziendale” di cui usufruisce l’amministratore delegato Giovanni Foti nel quartiere Crocetta, nonostante sia residente a Rivalta, un pugno di chilometri dalla cinta daziaria: costo per l’affitto 1.900 euro mensili, oltre 22mila all’anno oltre a una serie di premi e rimborsi su cui avrebbe acceso un faro anche la Corte dei Conti per capire se siano compatibili con la legge Madia. A onor del vero va ricordato che essendo in pensione non percepisce stipendio, così come, aggiungiamo noi, va detto che non glielo ha ordinato il medico.

Il tutto mentre l’esercizio 2019 potrebbe chiudersi nuovamente in negativo dopo il piano di rientro lacrime e sangue sottoscritto alla fine del 2015. Secondo Ugl il rosso potrebbe essere di 15 milioni, altre fonti parlano di una “perdita reale” che raggiungerebbe i 40 milioni. Insomma, non esattamente la situazione migliore per distribuire premi a funzionari e dirigenti, alcuni – si racconta in corso Turati – particolarmente vicini all’amministrazione grillina di Palazzo Civico. L’Ugl parla di un riconoscimento economico sullo stipendio con un superminimo che in alcuni casi supererebbe i 10mila euro, “la cosa preoccupante – affermano i rappresentanti dei lavoratori – è che non si tratterebbe di casi isolati”. Certo, anche in passato i premi sono stati elargiti e secondo alcuni non senza una certa generosità soprattutto nei confronti dei dipendenti più fedeli. Insomma, così fan tutti? E così han sempre fatto? Molto probabile. 

Sulla questione interviene anche Stefano Lo Russo, capogruppo Pd in Consiglio, che preannuncia “una interpellanza generale per verificare se quanto affermato dai sindacati sia vero”. “Già che ci siamo – prosegue Lo Russo – chiederemo che fine ha fatto la casa di servizio in centro a Torino pagata dall’azienda all’amministratore delegato”.

“L’attuale gestione aziendale – replica Gtt in una nota – sin dal suo insediamento, ha adottato il principio della meritocrazia. Questo principio si è tradotto in un piano per premiare professionalità e impegno che ha interessato tutti i livelli aziendali, a partire da quelli meno elevati. L’obiettivo è favorire la crescita professionale e migliorare le prestazioni aziendali: ossia in ultima analisi, migliorare il servizio. Ovviamente nell’applicazione generale del piano si è tenuto conto della situazione Covid e dei suoi riflessi specifici su Gtt e si è applicato il piano meritocratico in un’ottica di contenimento dei costi del personale, come evidenziato dai bilanci”.

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