EMERGENZA SANITARIA

Il Piemonte si tinge di giallo, "confinati" i piccoli comuni

A fine settimana il passaggio di zona. Si allentano le misure, riaprono bar e ristoranti fino alle 18 e più libertà nei movimenti. Ma il decreto Natale penalizza gli abitanti di paesi e centri minori che rischiano l'isolamento. Appello al Governo: "Modifichi le norme"

“Dal 13 dicembre il Piemonte sarà in zona gialla”, ha assicurato Alberto Cirio, l’altro giorno, citando l’indice di diffusione Rt sceso ulteriormente fino ad arrivare a 0,74. Una quasi certezza quella del presidente della Regione che per essere tale dovrà vedere tutti i parametri in ordine alla fine di questa settimana che, pertanto, sarà cruciale al fine di eliminare le restrizioni previste dalla zona arancione, incominciando dal divieto tuttora in atto sugli spostamenti in comuni diversi da quello di residenza o domicilio. Divieto che, però, come deciso dal Governo tornerà in tutto il Paese, sia pure tinto di giallo, per i giorni delle festività natalizie. 

E qui la situazione cambia colore per farsi grigia, soprattutto per quei piccoli comuni compresi in territori che spesso non fanno neppure un quartiere di una grande o media città. Riferendosi a questa disparità geografica tra chi abita in una grande città e chi in un paese, com’è nella gran parte della regione, il governatore ha detto di aver “manifestato al presidente del consiglio Giuseppe Conte le perplessità su questa misura”, ricevendo da Palazzo Chigi una risposta che ad oggi non è ancora arrivata in maniera ufficiale. Cirio aveva infatti spiegato che “il premier ha comunicato che attraverso le Faq (le risposte alle domande più frequenti sul tema pubblicate sul sito del Governo) che avrebbe chiarito soprattutto che, tra le motivazioni di salute legate alla deroga sullo spostamento tra comuni, si possa prevedere anche la salute sociale e il benessere psicofisico di una persona anziana, permettendole di stare con la sua famiglia".

E che non sia un problema economico, ma sociale ed affettivo quello che riguarda moltissimi comuni del Piemonte lo spiega con chiarezza Franco Cominetto, presidente per la provincia di Torino di Anpci, l’associazione dei piccolo comuni d’Italia. “Ancora oggi parlavo con una mia compaesana – dice Cominetto che è sindaco di Burolo, poco più di millecento abitanti nel Canavese – e lei mi diceva: sono sola e a Natale non posso nemmeno mangiare con mio figlio che abita qui vicino”. Vicino ma in un altro Comune. E di questi casi è pieno il Piemonte, soprattutto nelle valli montane, ma non solo. “Ci sono paesi che hanno frazioni che per raggiungerle bisogna attraversare un altro comune”, racconta il presidente di Anpci spiegando quel che chi non abita nella grandi e e medie città, ovvero nella gran parte del territorio piemontese, conosce bene. E che ha scoperto, finendo nella regione rossa e poi arancione, come la disparità rispetto a chi vive in città sia tanto pesante, quanto paradossale. In provincia percorrendo la distanza tra un quartiere di Torino Nord e uno a Sud capita di attraversare non due ma addirittura tre comuni.

“Il problema è che il Governo prende decisioni senza mai ascoltarci. Come sindaci ovviamente rispettiamo le disposizioni, ma vorremmo anche esser tenuti in considerazione quando ci sono decisioni che ci coinvolgono e che vengono prese, a quanto pare, senza che si conoscano problematiche e caratteristiche del territorio”, osserva Cominetto il quale spera “in un ripensamento pur senza pregiudicare le cautele necessarie per evitare il diffondersi del contagio”. Cautela che un altro rappresentante delle autonomie locali, come Marco Bussone presidente di Uncem, l’Unione dei Comuni montani, pone in primo piano “evitando ogni polemica e confidando nel riconoscimento di un senso di responsabilità che chi abita nelle valli ha sempre dimostrato”. Insomma, nessun “liberi tutti” a Natale, piuttosto un’estensione ragionata di quello stato di necessità che potrebbe comprendere anche quelle situazioni che, come sottolinea Cominetto “non riguarda aspetti economici, ma affettivi e famigliari”. Per il presidente di Anpci alla base di questa stortura c’è la stessa divisione sui confini amministrativi che nel caso di comuni piccoli stride con le stesse misure applicate a centri medi o grandi. “In Francia per i piccoli comuni hanno stabilito un raggio di venti chilometri all’interno del quale sono possibili gli spostamenti. A noi basterebbe anche la metà di quella distanza”.

Le possibilità che le misure disposte dall’ultimo Dpcm circa il divieto di spostamento tra comuni, anche piccoli e limitrofi, nel giorno di Natale cambino nel senso auspicato da moltissimi sindaci paiono ridotte quasi a zero. Più probabile che la modifica del decreto del presidente del consiglio riguardi le sanzioni per chi violerà le disposizioni. Si sono dimenticati di inserirle nel testo, forse supponendo che quelle dei Dpcm precedenti potessero valere anche per questo, ma secondo i giuristi così non è. Insomma, facile prevedere che arrivino le indicazioni e le cifre per le multe, ma non quel moderato e responsabile allargamento dello stato di necessità che permetta di spostarsi di pochissimi chilometri, a volte solo qualche centinaia di metri, per passare da un paese all’altro. Come si potrà fare, con distanze assai maggiori, in città.

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