GIUSTIZIA

Piazza San Carlo, tragedia "imprevedibile"

La difesa di Appendino, sotto processo per disastro, omicidio e lesioni colpose, evoca la metafora del "cigno nero". Quello che è successo la sera del 3 giugno 2017 a Torino non poteva essere evitato da nessun comportamento di sindaca e questore

Un evento drammatico, una tragedia, ma assolutamente imprevedibile. Il classico caso del “cigno nero”, un paradigma che riguarda singole persone e collettività, la definizione dell’improbabile che spesso governa, e spariglia, le nostre vite. Questo è quello che è avvenuto il 3 giugno 2017 a Torino, in piazza San Carlo, quando durante la proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid alcuni rapinatori spruzzarono dello spray al peperoncino tra la folla, causando il panico. Quella sera rimasero ferite oltre 1.500 persone, fra cui Erika Pioletti, che morirà dopo dodici giorni di agonia, e la 65enne Marisa Amato, rimasta paralizzata e morta il 25 gennaio 2019.

La metafora del cigno nero è stata usata oggi dall’avvocato Luigi Chiappero, difensore della sindaca di Torino Chiara Appendino, imputata per disastro, omicidio e lesioni colpose. “Oggi in aula ho parlato del cigno nero, credo ci siano ancora al mondo fenomeni imprevedibili e credo soprattutto, quando non si conosce la causa del fatto imprevedibile come in questo caso, non si possa pretendere da nessuno un comportamento tale da evitare quello che è capitato”. Per il legale, insomma, si è trattato di una fatalità imprevedibile. “Sono assolutamente convinto che sia stata una disgrazia – ha aggiunto Chiappero – e anche se sindaco e questura avessero fatto meglio nulla sarebbe cambiato. Si può anche prevedere la rapina, ma quando si scatena il panico, che è imprevedibile, non si può fare nulla. L’unica cosa sarebbe stata vietare gli eventi. Quelle quattro transenne in piazza San Carlo possono aver fatto male a qualcuno, ma la gente se crede ci sia un attentato cerca un cortile, un portico e non uno spazio aperto. Posso mettere tutti i cartelli e le vie di fuga che voglio, ma se si scatena il panico non c’è nulla da fare”.

Ampio spazio, nelle arringhe difensive, è stato dedicato anche al perimetro delle responsabilità riconducibili alla sindaca: “Esiste una differenza tra un organo di indirizzo politico, come quello del primo cittadino, e l’organo della dirigenza, che si occupa di mettere in pratica indicazioni e richieste”.

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