VERSO IL 2021

Il candidato Pd per Torino? "Chiediamo ai nostri iscritti"

La proposta di Montà, capogruppo dem in Città Metropolitana. Una consultazione della base per uscire dall'impasse. Un giudizio non vincolante ma che può aiutare il gruppo dirigente a farsi un'idea. "Entro fine gennaio dobbiamo avere il nostro portacolori"

Uscire dall'impasse e riportare il Pd a capo di una coalizione che fatica a seguirlo e inizia a manifestare preoccupanti segnali di insofferenza. Con questo obiettivo nasce l’ultima proposta per superare lo psicodramma e individuare un candidato sindaco per il centrosinistra in grado di riconquistare Torino dopo il lustro targato Chiara Appendino: “Rivolgiamoci agli iscritti, chiediamo loro cosa ne pensano”. A proporlo è Roberto Montà, primo cittadino di Grugliasco e capogruppo dem in Città Metropolitana durante l’incontro avvenuto questa sera, rigorosamente da remoto, tra il cosiddetto gruppo di contatto del Pd e i sindaci dell’ex provincia, giacché come noto all'inquilino di Palazzo Civico toccherà guidare anche la Città Metropolitana.  

Il ragionamento è lineare: “Chiarito che a oggi le primarie rappresentano una via accidentata per le note questione legate all’epidemia e fermo restando che lo scenario prevede un centrosinistra ampio che non prevede alleanze con il Movimento 5 stelle, perché il giudizio su questi cinque anni resta negativo indipendentemente da quel che accade a Roma, il principale partito della coalizione dovrebbe prevedere il coinvolgimento dei suoi iscritti”. Cosa ben diversa dal sondaggio tra gli elettori di centrosinistra proposto dal segretario regionale Paolo Furia e accolto con freddezza dagli altri maggiorenti del partito, quando non addirittura ostilità, come nel caso del senatore Mauro Laus. “Partiamo dall’assunto che non esiste un candidato gradito a tutti – è stato il ragionamento di Montà – ma ci sono una serie di candidature più o meno ufficiali emerse nel momento in cui l’iter per le primarie si è interrotto. A questo punto al partito spetta il compito di una scrematura che individui le due o tre proposte più forti e strutturate per competere contro centrodestra e M5s e sottoporre queste al giudizio dei militanti”. Un giudizio che non deve essere considerato vincolante, visto che c’è comunque un confronto con gli alleati che va portato avanti evitando di perdere pezzi per strada, ma che certamente “può aiutare il gruppo dirigente e formarsi un’opinione”.

Certo non sarà più quella militanza su cui potevano contare il Pds o i Ds solo una ventina di anni fa, ma resta il fatto che il Pd oggi è un partito che poggia ancora su una vera base, con sezioni distribuite capillarmente sul territorio e militanti che, se attivati, sono pronti a trasformarsi nella prima linea durante la competizione elettorale.  

La deadline indicata da Montà è fine gennaio, data entro la quale “il centrosinistra dovrà avere un candidato”. Troppo il tempo perso fino a questo momento e la cagnara talvolta anche strumentalmente sollevata rischia di trasformare questo percorso in una via crucis per una coalizione che, almeno sulla carta stando ai risultati delle ultime regionali ed europee, dovrebbe partire favorita. “Dobbiamo uscire dall’angolo – ha ripetuto Montà – altre soluzioni non ne vedo. Anzi fatico a immaginare come potremmo venirne fuori”. Il rischio è che dopo aver tanto rivendicato l’autonomia dal Nazareno, il segretario Nicola Zingaretti si ritrovi obtorto collo a dover togliere le castagne dal fuoco di una coalizione tanto litigiosa in cui i veti rischiano di contare più delle proposte.

Riguardo alle sue di preferenze Montà, classe 1977, non ha fatto nomi anche se durante il suo intervento ha detto che “se guardo l’anagrafe dei sindaci nelle principali città europee hanno tendenzialmente meno di 70 anni e dunque se devo immaginare il prossimo sindaco di Torino e di un’area metropolitana che include un milione e mezzo di abitanti mi piacerebbe rappresentasse una generazione in grado di immaginare questo territorio di qui a dieci o vent’anni”.

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