GUERRA AL COVID

"Tutto il personale sanitario vaccinato entro febbraio"

Somministrate poco meno di 10mila dosi in tre giorni, ma la prima fase prevede una platea da immunizzare di 195mila soggetti. Zulian: "Se necessario rafforzeremo il sistema". Icardi chiede al ministro Speranza di sciogliere il nodo Rsa. Le incognite del piano Arcuri

La linea rossa è tracciata tra la seconda e la terza settimana di febbraio. Per quella data tutto il personale sanitario del Piemonte, così come dipendenti e ospiti delle Rsa dovrebbe essere stato vaccinato, compresi i richiami a 21 giorni dopo la prima iniezione, al via dal 17 gennaio. Su questa deadline “più realistica che ottimistica”, politica e scienza concordano. “Stiamo rispettando i tempi”, sostiene l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, di fronte ai dati che attestano 9.608 vaccinazioni effettuate alle 18 di ieri pari al 23,5% delle 40mila dosi consegnate da Pfizer lo scorso 30 dicembre. “Sarebbe bello avere la bacchetta magica, ma i tempi tecnici richiesti per la somministrazione non si possono accorciare e per questo traguardare alla seconda metà di febbraio il completamento di questa prima fase mi pare realistico”, osserva Gianfranco Zulian, il coordinatore regionale dell’Emergenza Covid. “Nel caso si presentassero dei rallentamenti rispetto alla tabella di marcia – avverte Zulian – siamo pronti a intervenire con rafforzamento di personale e altre misure”. Ipotesi tutt’altro che lontana dal vero se si considera che nei due mesi scarsi che dividono dall’obiettivo prefissato si dovranno vaccinare circa 170mila persone (cifra stimata sulle 195mila tra personale dell’intero sistema sanitario, ospiti e dipendenti delle Rsa) e per ciascuna di esse ripetere l’iniezione per il richiamo. Ieri dalle 7 alle 18 sono state vaccinate 3.584 persone. Per arrivare alla seconda metà di febbraio a concludere la prima fase, questa potenzialità giornaliera andrà quasi raddoppiata, perlomeno in alcuni periodi.

Intanto, necessario e urgente è quanto richiesto da Icardi, nel suo ruolo di coordinatore della commissione Salute in Conferenza delle Regioni, al ministro Roberto Speranza: un provvedimento normativo per superare l’ostacolo del consenso informato per quegli ospiti delle Rsa che non sono nelle condizioni di poterlo esprimere in maniera autonoma. La vicenda si trascina ormai da parecchi giorni e senza una soluzione non potranno essere vaccinate alcune migliaia di anziani in Piemonte. L’ipotesi di più accreditata è quella di un’ordinanza del ministro o del commissario Domenico Arcuri. La si aspetta per martedì, giorno in cui è prevista la consegna della seconda fornitura da 40mila dosi. E mentre sul fronte del personale delle strutture assistenziali che fino ad alcuni giorni fa aveva mostrato in percentuale preoccupante l’intenzione di non vaccinarsi arrivano segnali in controtendenza. “In molte Rsa, soprattutto in quelle più grandi dove si è lavorato molto sull’informazione registriamo adesioni attorno al 90 per cento che, sono convinto, cresceranno ancora”, dice Michele Colaci vicepresidente nazionale di Confapi Sanità.

Altri dati, altre percentuali, quelli relativi alla quantità di vaccini già effettuato in questi pochi giorni se fanno dire al Piemonte, con il commissario responsabile della campagna vaccinale, Antonio Rinaudo che “non possiamo che essere soddisfatti, visto che la macchina organizzativa messa a punto sta dando i suoi frutti”, nei confronti delle Regioni non mancano duri attacchi e altrettanto dure sollecitazioni a “correre”. Dice proprio così la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa (Pd): “Le Regioni devono correre, nessuna dose utilizzabile può attendere di essere usata anche solo per qualche ora. Usiamo anche le ore serali ma corriamo”.

Nel piano predisposto dal Piemonte che ha previsto un fabbisogno di 143 medici, 160 infermieri e 150 operatori socio-sanitari, sono previsti turni di 8 ore 7 giorni su 7. Si dovranno allungare gli orari, come chiede la sottosegretaria e come, magari, imporrà una revisione della tabella di marcia per arrivare alla data fissata? Al momento il Piemonte sembra essere regione virtuosa, attestandosi sopra la media nazionale, meglio stanno facendo solo Lazio, Friuli e le province autonome di Trento e Bolzano. Di certo c’è che anche sui vaccini, come su tutto il resto della gestione dell’emergenza dall’inizio della pandemia, si profila un rapporto difficile tra Governo e Regioni, “Questa prima fase sarà anche un test importante in vista della vera sfida per la vaccinazione di tutta la popolazione, che richiederà uno sforzo senza precedenti al nostro sistema – dice il capo dell’Unità di Crisi Vincenzo Coccolo – e alla cui organizzazione stiamo già lavorando”. Un lavoro pressoché al buio, visto che su come sarà preparata e gestita la vaccinazione di massa “aspettiamo cosa deciderà il Governo e il commissario Arcuri”, come spiega Zulian, che ammette “per ora sappiamo veramente poco. Speriamo che entro una decina di giorni le cose siano più chiare”. Anche e soprattutto per quella che ad oggi resta un’incognita, ancor prima che una sfida, appare importante testare la macchina nelle prossime settimane, avendo ben chiaro che poi la strada sarà molto più ripida. Magari servirà davvero allungare il passo rispetto alle previsioni, forse anche correre come sollecita qualcuno. Però, senza inciampare.

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