GUERRA AL COVID

Vaccinazioni anche in farmacia 

Il Piemonte si prepara alla seconda fase. Sono quasi un milione e mezzo gli over 60. Icardi: "Useremo tutte le sedi possibili per fare le iniezioni". I gazebo della primula resteranno in magazzino. Tempi stretti per l'Azienda Zero, la superAsl con molti poteri

Saranno ben altri i numeri della seconda fase della campagna vaccina contro il Covid in Piemonte, rispetto a quelli che oggi, a fronte di una popolazione composta da personale sanitario, ospiti e dipendenti delle Rsa somma a 195mila persone delle quali a ieri 13.806 hanno ricevuto la prima dose. Gli ultrasessantenni, platea cui si rivolgerà la seconda fase, sono oltre 1 milione 400mila. Una metropoli per la cui vaccinazione, ad oggi, il commissario nazionale Domenico Arcuri ammette non esista ancora un piano. Figurarsi per la terza, quella che allargherà la somministrazione del vaccino all’intera popolazione. “Anche per questo cerchiamo di anticipare i tempi”, spiega il presidente della Regione Alberto Cirio, citando a proposito un incontro nel pomeriggio per affrontare in concreto la possibile trasformazione dell’ospedale da campo del padiglione del Valentino in grande hub per le vaccinazioni. Ma la novità più importante, che potrebbe presentare la seconda e la terza fase un po’ meno complicate arriva dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi: “E’ in fase di definizione normativa un provvedimento che consentirà anche ai farmacisti di somministrare i vaccini, che nel frattempo non saranno più uno solo, quello della Pfizer che richiede procedute più complicate e una conservazione particolare”.

Dunque, come già avvenuto per i tamponi, anche per i vaccini si aprirà alle farmacie, alleggerendo non poco il carico previsto quando la campagna si estenderà a una platea enormemente più vasta rispetto a quella odierna. “Nel contempo prevediamo l’utilizzo delle strutture già utilizzate per le vaccinazioni antinfluenzali, aggiungendo tutte quelle che si potranno ricavare e risulteranno disponibili”, aggiunge l’assessore nel corso della conferenza stampa di inizio anno della giunta. Nessun cenno, né da lui né da Cirio a quei gazebo con la primula, ad oggi unico annuncio di Arcuri per la campagna vaccinale di massa. Piuttosto che sulle tensostrutture progettate dall’archistar Stefano Boeri, il Piemonte fa affidamento a un suo piano logistico, meno scenografico ma più funzionale e soprattutto pronto quando arriverà il momento di somministrare un numero enorme di vaccini. 

Intanto, per il Piemonte, pare essere arrivato il momento dell’Azienda Zero, quella super-Asl che già da qualche anno esiste in Veneto e che Icardi ritiene “indispensabile per rafforzare e innovare la governance della sanità”. Gestione di servizi come il 118, la centrale unica di emergenza, la rete telematica unificata tra tutte le aziende, ma anche la competenza sul Dirme e sul nascituro dipartimento per la medicina territoriale, sulla formazione del personale e molti altri settori strategici, tra cui spicca la centralizzazione degli acquisti: di questo, oltre ad altro ancora, avrà il governo l’Azienda Zero. Un’ammissione esplicita di come l’attuale sistema in capo alle Asl e alle Aso mostri ancora inefficienze, debolezze e il rischio che le aziende procedano spesso in ordine sparso, come piccoli o grandi feudi su un territorio che si tutto ha bisogno fuorché di questo. Nei prossimi giorni il disegno di legge per la costituzione della superAsl arriverà in consiglio regionale, al quale Icardi chiederà tempi per quanto possibile rapidi. “Mi auguro che a maggio quando saranno nominati i nuovi direttori generali delle aziende, quella Zero sia già pronta”.      

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