EMERGENZA SANITARIA

Quarantamila infetti "fantasma"

È la stima di quanti positivi sarebbero sfuggiti al tracciamento per carenza di tamponi. Solo così si spiega l'alta percentuale di ricoveri (19%) dei positivi, un record nazionale. "A meno che non ci sia una variante piemontese del virus", ironizzano i medici ospedalieri

Quarantamila piemontesi asintomatici ma positivi al Covid sarebbero sfuggiti alla rete di controlli per una presunta carenza di tamponi. È quanto stimano i medici ospedalieri di Anaao-Assomed mettendo a confronto i dati dei contagi e quelli dei ricoveri. “In Piemonte – osserva il sindacato guidato da Chiara Rivetti – calano i positivi al Covid, ma il numero dei ricoveri non segue lo stesso trend. Attualmente risulta ricoverato oltre il 19% dei positivi, su una media nazionale del 4,5%”. Cioè quasi un soggetto attualmente positivo su 5 in Piemonte è ricoverato, mentre in Italia non si arriva a 1 su 20, e  la situazione non migliora anche considerando i positivi dopo tampone rapido (oltre il 17%). Dati che, secondo Anaao, ricordano “la situazione di marzo, quando tutte le Regioni per carenza di tamponi presentavano un’abnorme percentuale di ricoverati rispetto ai contagi totali, dovuta alla sottostima degli asintomatici”.

Secondo il sindacato medico, quindi, sembrano esserci solo due ipotesi per spiegare questo bizzarro andamento: o in Piemonte esiste, da dicembre, una variante decisamente meno contagiosa ma nettamente più aggressiva, tale cioè da determinare molti meno contagi ma portare al ricovero oltre il 19% dei contagiati, o ci siamo persi migliaia di contagiati asintomatici o paucisintomatici che non sono stati sottoposti a tampone, né molecolare né antigenico, al contrario del resto d’Italia . “Tanto per fare un semplice calcolo, con i 2.882 ricoverati attuali dovremmo avere circa 55.000 totali positivi per riportare la media intorno al 5% e invece ne abbiamo solo 14.985 o 16.567 se calcoliamo anche i rapidi”, conclude il sindacato chiedendosi “dove  sono quei quasi 40.000 che mancherebbero all’appello, probabilmente positivi ma mai testati” e auspicando “di non assistere ad ulteriori proclami sulla potenza di fuoco dei laboratori piemontesi”.

Il problema del tracciamento evidenziato dall’Anaao, si lega con quella medicina del territorio la cui scarsa considerazione in cui è tenuta nel piano pandemico nazionale suscita le critiche del Piemonte che, probabilmente, vedrà sulla stessa linea molte altre regioni. Difficoltà e carenze di cui è lecito preoccuparsi anche e soprattutto in vista dell’allargamento della campagna vaccinale per la quale ancora non si conosce un piano preciso, né a livello nazionale, né regionale anche se in questi giorni è tema di ripetute riunioni operative al Dirmei.

Ieri, superata di 41 unità la soglia delle 10mila persone vaccinate, il Piemonte ha raggiunto l’81,3% delle dosi consegnate. “Circa il 20% di ogni fornitura, così come concordato con il commissario Domenico Arcuri, è la quota di scorta per garantire l’avvio dei richiami tra il 19 e il 23 giorno dalla somministrazione della prima dose. Da domani partiremo con la terza settimana di vaccinazione", spiegano i governatore Alberto Cirio e l’assessore Luigi Icardi. "L’obiettivo era di somministrare l’80% delle prime due forniture prima della consegna della terza e lo abbiamo raggiunto grazie allo sforzo di tutto il sistema sanitario regionale e delle Asl, che in particolare negli ultimi giorni hanno raggiunto livelli di grande efficienza”. Dopo che ai direttori generali delle aziende era stato detto, senza giri di parole, che si doveva cambiare passo, accelerando. E se è stato necessario farlo quando le vaccinazioni avvengono dentro gli ospedali tra il personale sanitario, cosa succederà quando toccherà a tutta la popolazione? 

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