TRAVAGLI DEMOCRATICI

Gli "sfegatati" pressano il Nazareno, ma la sinistra è divisa su Salizzoni

Per i supporter dell'ex mago dei trapianti di fegato la crisi di governo è un assist per forzare la mano. Nel frattempo a Torino cresce la schiera dei sostenitori di Lo Russo, tra gli amministratori locali e persino nelle fila degli zingarettiani

Una prece al Nazareno. Nelle ore concitate di una crisi politica che investe il governo giallorosso, travolgendo e, forse, unendo ancor più, i due principali alleati in un insolito destino wertmulleriano, c’è chi coglie l’attimo fuggente per tentare di assestare il colpo finale alla contesa nel centrosinistra sul candidato sindaco di Torino. Insomma, se a Roma le traversie comuni stringono i patti perché non approfittarne per allungare fin sotto la Mole quell’entente cordiale tra ex nemici che le rispettive diplomazie hanno preso a tratteggiare. Forzando anche le ultime resistenze, di chi si ostina a non vedere come il tema di una intesa tra Pd e M5s non è più sale su una ferita (quella della bruciante sconfitta del 2016) che si sarebbe già rimarginata nello stesso corpaccione del partito.

In questa prospettiva si stanno muovendo gli sfegatati, ovvero sostenitori dell’ex mago dei trapianti di fegato Mauro Salizzoni, per ottenere da Nicola Zingaretti una decisa quanto autorevole spinta a favore del chirurgo in pensione. A questo scopo, almeno in parte raggiunto, sarebbero da attribuire i contatti riservati attivati dalla vicepresidente del Senato Anna Rossomando con due componenti della segreteria nazionale: Stefano Vaccari, modenese, responsabile dell’Organizzazione e il campano Nicola Oddati che nella squadra zingarettiana ha la responsabilità della Cultura e dell’Iniziativa politica. Da entrambi Rossomando avrebbe strappato l’impegno a seguire e perorare la causa tanto cara, oltre che a una parte della sinistra dem, soprattutto al consigliere regionale di Liberi e Uguali Marco Grimaldi, vero kingmaker di un’operazione che ha tra i suoi obiettivi quello di tenere sotto schiaffo il Pd.

Dal canto suo Salizzoni non sta certo alla finestra e, seppur tra inciampi e gaffe, tesse la sua tela. Dopo aver marcato con decisione la necessità di una discontinuità “non solo” con l’attuale amministrazione civica, ma forse soprattutto con le precedenti di centrosinistra (una puntura al veleno inoculata contemporaneamente a Piero Fassino, Sergio Chiamparino e Valentino Castellani) ha pure sottolineato l’intenzione di far propri alcuni cavalli di battaglia di Chiara Appenino. Ma Salizzoni si muove anche con maggior spregiudicatezza politica. In questi ultimi giorni avrebbe incontrato una o forse più volte l’attuale assessore grillino Alberto Unia, si dice offrendogli un posto nella futuribile giunta con lui primo cittadino. La conferma di questo incontro arriva da ambienti penstastellati di Palazzo Civico, ma anche da uno dei capataz del Pd, vicinissimo a Salizzoni, sia pure trattato dai suoi compagni di partito come un appestato, per via delle vicende giudiziarie che lo hanno riguardato.

Così si starebbe mettendo in atto un’azione combinata, tra Torino e Roma, per arrivare a candidare l’attuale vicepresidente del Consiglio regionale, che tra un sondaggio e una petizione online prova a forzare la mano, proprio mentre i suoi supporter intimano al partito torinese di evitare fughe in avanti alla direzione provinciale di lunedì prossimo.

E mentre i sostenitori del chirurgo cercano sponde romane per assicurargli la candidatura, sul territorio i rapporti di forza si capovolgono. Senza distinzione di appartenenza politica o di corrente, gli amministratori del Pd parteggiano con maggioranza bulgara per Stefano Lo Russo. Sono 52 su 70 i consiglieri e presidenti di circoscrizione che hanno sottoscritto un appello a favore del capogruppo dem in Sala Rossa e tra questi tanti fanno parte della cosiddetta sinistra zingarettiana. Nel documento c’è innanzitutto un durissimo attacco all’amministrazione M5s: “In questi cinque anni troppo spesso ci siamo trovati all’angolo, privi del più semplice confronto istituzionale con l’amministrazione comunale, che è invece essenziale per gli enti decentrati la cui stessa natura prevede competenze intrecciate e concorrenti. Questo ha significato, in concreto, dire di no a progetti, a richieste, a bisogni che i cittadini e le realtà organizzate ci sottoponevano”. Per gli amministratori sul territorio “c’è bisogno di un programma per rivitalizzare Torino che sia concreto, attuabile, preciso, equilibrato e realistico” e “questo passa necessariamente da una profonda conoscenza della macchina amministrativa della città”. Di qui a Lo Russo che “conosce la città, conosce i nostri problemi e le nostre richieste (…) Stefano ha condotto battaglie politiche precise e inesorabili perché sempre basate su dati, ragionamenti e indicazioni verificate”. Insomma, è la conclusione, “la situazione attuale di Torino è troppo delicata per essere affidata all’improvvisazione di un candidato inesperto, ma è troppo critica per essere affidata a visioni del passato, che mal si concilierebbero con i tempi nuovi e complessi in cui viviamo”. (LEGGI L'APPELLO)

Tra le adesioni anche quella della presidente della Circoscrizione II Luisa Bernardini, un tempo vicina all’ex consigliere regionale Andrea Stara e ora in rotta con lui che invece è tra i principali tifosi di Salizzoni, al punto da avergli piazzato come guardia del corpo e factotum il fido Bruno Zucca. E intanto aumentano le adesioni nella sinistra dem, con lui inizialmente diffidente: tra i sostenitori di Zingaretti alle ultime primarie si sono schierati con Lo Russo Fassino, il capogruppo dem a Palazzo Lascaris Raffaele Gallo, che siede anche in direzione nazionale proprio in quota zingarettiana, e Paola Bragantini, coordinatrice della segreteria regionale di Paolo Furia.

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