COMUNE DI TORINO

"L'elemosina non è la soluzione", Appendino difende il suo comandante

La sindaca interviene sulla polemica scatenata dal numero uno dei civich Bezzon: "Per i clochard i portici e la piazza stanno diventando un bancomat" aveva detto. In aula la prima cittadina resta al suo fianco ma avverte: "Non basta un foglio di via"

“Già nel settembre 2018 avevo detto di non fare l’elemosina, e lo ribadisco, perché non è lo strumento migliore e più adatto per aiutare chi è in difficoltà”. Ad affermarlo la sindaca di Torino, Chiara Appendino, in occasione delle comunicazioni al Consiglio comunale sulle parole del comandante della polizia municipale, Emiliano Bezzon, a proposito del tema dei senza fissa dimora. Un tema, sottolinea Appendino, “non così facilmente risolvibile, che tutte le grandi città si trovano ad affrontare, e che è spesso affrontato mettendo uno contro l’altro il tema dell’inclusione e quello del decoro urbano. Rispetto ci siano sensibilità diverse – aggiunge – ma non accetto la narrazione che dice che rincorriamo le dichiarazioni del comandante, dal momento che già nel 2018 avevo detto questa cosa che oggi ribadisco, così come confermo la scelta di aver detto no al Daspo urbano per i senza fissa dimora. È un tema complesso – aggiunge la sindaca – che non si risolve con un foglio di via, che ritengo disumano, ma neanche con l’elemosina. Ringrazio chi dona e si mette in gioco per aiutare queste persone – conclude – ma la donazione prettamente economica sotto forma di elemosina ha un rischio e il lavoro che stiamo cercando di fare e dobbiamo continuare fare, tutti insieme, è costruire una rete sempre più capace ad accompagnare in un percorso di autonomia chi sta affrontando una situazione di fragilità.

“Nessuno dia più un centesimo agli homeless del centro. Per loro, i portici e le piazza sono un bancomat. A Torino il rischio di morire di freddo non esiste: possiamo accoglierli tutti” aveva detto il comandante della polizia Bezzon, innescando reazioni e polemiche giunte dai banchi dell'opposizione e da quelli della maggioranza. Un tema su cui non solo la politica si è divisa: “Bisogna cambiare paradigma – aveva commentato l'arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia – perché la crisi è dura e dietro ai clochard ci sono, ormai, anziani soli, famiglie monoreddito prive di sussistenza, persone che hanno perso lavoro e dimenticate. Tutto questo deve essere per noi una lezione di solidarietà. Ma, aveva aggiunto il prelato, solidarietà “non è la moneta buttata là mentre si prosegue il cammino sotto i portici, nessuno mette in discussione il valore dell’elemosina, ma quel gesto da solo non basta. Occorre trovare soluzioni diverse garantendo a tutti, clochard e no, la libertà che è il nostro patrimonio prezioso. La tradizione di fraternità e solidarietà della nostra città e dei santi sociali ci può indicare la strada. La soluzione non può essere trovata solo nelle strutture organizzative. Il fratello che pernotta nei cartoni di via Roma deve esser rispettato. Bisogna dare loro speranza”. Secondo Nosiglia si deve imparare a “parlare, ascoltare, avviare anche una piccola ma efficace relazione con loro al di là di ogni pregiudizio”.

A scatenare una nuova polemica in Sala Rossa sono state le parole della vicesindaca Sonia Schellino che, durante le comunicazioni, ha affermato: “Nessuno in questa città pensa che il dono non sia azione lodevole e meritoria, ma per alcune persone, non tutte, ricevere offerte in denaro, nel caso in cui la quantità sia abbastanza consistente, può essere un deterrente all’accettazione di un percorso di ritorno all’autonomia e alla ripresa di quella fiducia in se stessi e nella comunità che sono indispensabili per uscire dalla situazione di vita in strada. È onesto intellettualmente dire che l’ostinazione a non spostarsi da alcuni spazi è determinata anche, ovviamente non sempre, da una rendita di posizione che garantisce una raccolta di fondi”. Duro il commento della consigliera M5s Maura Paoli, a cui si unisce la collega Daniela Albano, che parla di “frasi indegne del comandante Bezzon, concetti ripetuti in modo immorale, indecente e osceno dall’assessora. È evidente – conclude – che la linea politica dietro a tutto ciò è quella del decoro, che non è la mia o quella del Movimento e non dovrebbe essere quella dell’assessora, della sindaca o dei colleghi che oggi la difendono”.

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